
Lo chiamano Momo perché “per il mister il mio nome era troppo lungo”. Nato e cresciuto in Italia da genitori senegalesi si sente “metà e metà. Ma se devo scegliere mi sento più senegalese”, Mohamed Seck, classe 2006, è una delle promesse del calcio giallorosso, un difensore centrale dotato di grazie a fisicità e rapidità.
Una passione nata quando era ancora molto piccolo
Attualmente nella Roma Primavera, Momo, nelle scorse ore ha rilasciato un’intervista nello spazio ‘Dreaming Roma’ nella quale parla del suo impegno e di come e quando è nata la sua passione per il calcio che ha preso il via “a 6 anni, a 8 ero nel Milan, poi alla Pro Vercelli e infine alla Roma”.

Sorpresa e gioia quando è stato chiamato a Trigoria
Estremamente soddisfatto di essere arrivato a Trigoria “all’inizio non ci credevo. Anche se – ha raccontato il difensore – quando è arrivata la proposta non ho esitato a dire sì. Volevo la Roma e volevo cambiare. Sapevo poi che questa squadra mi avrebbe fatto diventare un bravo giocatore”.
Momo rivela: “Tutta la mia famiglia è orgogliosa di me”
Arrivare a Trigoria “è stato bello. Ero soddisfatto e i miei non ci credevano. Tutta la mia famiglia è orgogliosa di me, ma soprattutto mi è vicina che è la cosa più importante per un giovane giocatore”. Oggi si sente di essere un difensore “sicuramente cattivo in campo. Non ho paura di fare il difensore, c’è molto rischio, ma gioco con il cervello”.
Quali sono i suoi esempi in campo: a quali giocatori si ispira
Poi Momo confessa quali sono i suoi ‘maestri’ in campo. Da quali giocatori prende spunto per continuare a crescere. “Si tratta – ha confessato – di Hummels, Ndicka e Mancini. Da loro cerco di imparare”. Anche lui, come succede un po’ a tutti i giocatori della Roma è rimasto stregato dalla città, ma soprattutto “dai tifosi. Non capisco a capire fino in fondo la passione che c’è, ma è una cosa bella”. Poi c’è anche la soddisfazione di appartenere a un club che “è come una famiglia. Ti senti a casa. La Roma ti dà tutto sia in campo che fuori”.