Pierpaolo Marino: “La Roma ha parlato con lui per la panchina”

L’ex dirigente giallorosso, intervenuto in radio, ha parlato di Roma, concentrandosi sul possibile nuovo allenatore

Jacopo Pagliara -
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Pierpaolo Marino
Pierpaolo Marino (X -@Udinese_1896)

Pierpaolo Marino, ex dirigente giallorosso durante il periodo di presidenza di Dino Viola, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tele Radio Stereo. durante il suo intervento, tra i tanti argomenti, si è concentrato soprattutto su uno dei temi caldi di questo periodo: il nuovo allenatore. Queste sono state le sue parole.

Marino, la Roma e il nuovo allenatore

L’allenatore della Roma è stato già preso?
“Secondo me no. Non ho informazioni dirette, ma se le avessi non le direi. La sensazione che ho, comunque, è che non ci sia ancora il nome. In questi casi si portano avanti dei casting e, quando i campionati sono in corso, magari si attende la chiusura della stagione anche per rispetto dei giocatori e del grande Ranieri che sta concludendo il suo lavoro”.

Che cosa è cambiato nel modus operandi dei Friedkin, che avevano annunciato Mourinho a stagione ancora in corso?
Credo che ora sia coinvolto anche Ranieri nella scelta, probabilmente lui stesso può aver chiesto di rinviare tutto a fine campionato. Anche perché la Roma si sta giocando ancora qualcosa d’importante e dare una notizia di questo rilievo a uno spogliatoio, che poi magari comincia a fare calcoli… Far arrivare un Klopp mentre la Roma si gioca questo risultato magari può far piacere a qualche giocatore, ma ad altri no. Se fossi il direttore della Roma non farei diffondere una notizia del genere a pochi giorni dalla fine del campionato”.

Ci ha creduto alla notizia di Klopp?
“Nel calcio attuale, con le proprietà straniere che sono arrivate in Italia, si può credere a tutto. Sono proprietà con mezzi illimitati e con una certa propensione a voler introdurre altre filosofie estere nel campionato italiano”.

Il consiglio per la panchina

Massimiliano Allegri
Massimiliano Allegri (X -@calciomercatoit)

Marino poi si lascia andare ad un consiglio rivolto alla società giallorossa:

So che Allegri è stato interpellato per la Roma, anche tempo fa. Secondo me è stato più di un mese fa. Anche a me piacerebbe il nome di Allegri per la mia ex squadra, come è la Roma. Come giocatore l’ho scoperto io, l’ho portato io in Serie A e siamo rimasti in grandi rapporti di stima e amicizia. Ma non è che se Allegri nel frattempo dovesse ricevere proposte, per dire, di Napoli o Milan si sente impegnato per il fatto di essere stato chiamato per un incontro. Penso che ognuno sia libero, nella realtà dei fatti”.

Sulla panchina giallorossa hanno vinto allenatori poco simpatici: serve questo profilo alla Roma?
“Bianchi non era simpatico, ma era efficace. Ho avuto anche Spalletti quattro anni, se non fosse stato per le incomprensioni con Totti lui non sarebbe una persona antipatica. L’unica macchia è stato mettersi in quella posizione di contrasto con Totti, e questo a Roma non è sopportabile.

Io sceglierei Allegri per la panchina, sa coniugare il calcio moderno con gli ingredienti per vincere il campionato italiano: vince più spesso la miglior difesa che il miglior attacco. Come il Napoli quest’anno. Fabregas mi convince come persona, ma non sono un amante delle sue modalità di gioco. Sono per la praticità di Allegri, di Spalletti. A Napoli quest’ultimo è riuscito a coniugare per la prima volta in carriera Scudetto e bel gioco, a Udine lo ho avuto quattro anni quindi lo conosco”.

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“Faccio un tifo sfegatato, il mio non è un pronostico ma un augurio”

Marino e il legame con Roma

Che legame ha con Roma?
Dovetti andar via per vicissitudini politiche, è uno dei posti in cui sono rimasto meno in carriera ma mi dispiace. Con Viola sono stato benissimo, è stata una parentesi di un anno e mezzo che si è interrotta perché intervenne la politica. Volevano che andassi ad Avellino, promisero lo stadio a Viola ma poi non glielo hanno fatto fare ugualmente. La Roma aveva perso 3-1 in casa contro il Pescara, la sera mi telefonò Dino Viola: siccome era caduto il governo di De Mita, mi disse ‘Marino, ora ho perso lei e lo stadio’. Se non ci fosse stato l’intervento del capo del governo, che convinse Viola a rompere il mio contratto che era ancora di quattro anni, sarei rimasto e magari avremmo scritto altro.

Se sono in pensione? No, mi farebbe piacere tornare ovviamente però… Avevo instaurato un buonissimo rapporto col pubblico, mi cantavano anche una canzone. Portai Bianchi come allenatore, lo avevo avuto al Napoli. L’ultimo mio acquisto fu Rizzitelli, arrivammo terzi alle spalle dell’allora irraggiungibile Napoli di Maradona. Il campionato lo vinse il Milan di Gullit e Van Basten. Perderemmo ogni speranza, quell’anno, con la sconfitta contro l’Inter”.