Interviste

Mancini a cuore aperto: “In quei tre secondi non so che mi succede”

Nella sua intervista il numero 23 della Roma ha tirato le somme sui risultato ottenuti e sul ruolo che ha avuto Ranieri in questa impresa

Al termine della sfida Roma Milan, ieri sera all’Olimpico, vinta dai padroni di casa per 3-1, uno dei protagonisti della gara, Gianluca Mancini, ha rilasciato un’intervista nella quale ha parlato dei risultati ottenuti in questo campionato, di Ranieri e del nuovo allenatore.

Il segreto della squadra giallorossa

“Il percorso che abbiamo fatto da dopo il derby a oggi – ha detto Mancini – è unico. Ci siamo sempre prefissati di pensare a una partita alla volta. Abbiamo cercato di concentrarci sempre solo sulla gara successiva e il mister è stato molto bravo a ruotare tutti i giocatori per farci recuperare energie. Quando inizi a vincere e a non perdere più, guardi la classifica e pensi ‘proviamoci’. E arrivare a 90 minuti dalla fine così vicini all’obiettivo, dopo un brutto girone di andata, è qualcosa di unico. Siamo molto orgogliosi”.

Roma Milan – foto AS Roma

“Siamo sempre stati un gruppo unito anche nei momenti peggiori”

Sull’impresa compiuta da Ranieri all’interno della rosa giallorossa, il difensore della Roma ha dichiarato: “Siamo sempre stati un gruppo unito. Anche nei periodi di maggiore tensione siamo rimasti sempre uniti e con il desiderio di fare risultato. Ranieri ha trovato un gruppo sano, ha portato serenità, tranquillità. E se nelle prime partite, contro il Napoli, l’Atalanta, abbiamo perso, abbiamo anche capito che eravamo sulla strada giusta. Il mister lascia un gruppo unito, una famiglia. Dopo il suo passaggio è un gruppo speciale”. E sul nuovo allenatore è lapidario: “Non so chi sia”.

La sua crescita personale

Sul suo percorso, anche grazie alla gestione del tecnico testaccino, il numero 23 della Roma ha evidenziato: “Sono migliorato e devo farlo ancora. Mi capita di aver quei tre secondi in cui mi scatta qualcosa e sbaglio e devo imparare a gestire meglio le situazioni, a evitare cartellini inutili. La posizione in campo fa la differenza. Da braccetto mi capitava di affrontare esterni più veloci di me e facevo uno sforzo prolungato, andava via un po’ di ossigeno al cervello e partiva quella scintilla di follia. Invece, da centrale è diverso. Sto attento, guardo i movimenti dei miei compagni e devo ragionare di più. Questo cambio di ruolo mi ha aiutato”.

Sulla convocazione in Nazionale

In merito all’eventualità di essere convocato da Spalletti in Nazionale, il suo messaggio è chiaro: “Decide il mister e la sua decisione è sacra. Se vengo chiamato prendo il treno, se non vengo chiamato faccio il tifo”.

Francesca Di Nora
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