Interviste

Totti non trattiene le lacrime in diretta da Fazio: “Queste sono emozioni forti”

L’ex Capitano giallorosso si è raccontato a cuore aperto ai microfoni di ‘Che tempo che fa’ lasciandosi andare alla commozione.

Francesco Totti ospite da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, ha portato con sé non solo ricordi, ma verità, affetti e riflessioni.

Nel suo stile unico, diretto e sincero, Totti ha ripercorso frammenti della propria carriera, mostrando come certe emozioni restino immutate, anche a distanza di anni. Quando si è parlato dell’attuale allenatore della Roma, non ha avuto dubbi nel mostrare ammirazione: “Io speravo che Ranieri rimanesse. Avrà le sue ragioni per andare via. Ha fatto quello che doveva fare: riportare la Roma in alto”. Le parole pesano, perché dette da chi ha vissuto quella maglia con una dedizione rara, che non ha bisogno di essere spiegata.

Poi, con l’ironia di sempre, ha risposto alla domanda che molti gli pongono da anni. “Io allenatore? Non potrei mai. Sono troppo rosicone”, ha confessato sorridendo. La battuta ha strappato una risata al pubblico, ma dietro c’era un’idea chiara: per ora, non è quella la sua strada. Eppure, come lui stesso ammette, certe scelte arrivano all’improvviso, e non si possono prevedere.

Il momento più carico di emozione è arrivato quando ha parlato degli allenatori che ha incontrato lungo il suo cammino. “In 25 anni ne ho visti tanti. C’è con chi mi trovavo meglio, e con chi peggio. Con Spalletti gli ultimi anni furono burrascosi, poi ci siamo rincontrati e abbiamo fatto pace”. Frasi semplici che raccontano un rapporto complesso, risolto col tempo, come succede tra persone che hanno condiviso qualcosa di profondo.

Totti si commuove ripensando al Mondiale

Francesco Totti a ‘Che tempo che fa’

Parlando della Nazionale, Totti ha lasciato trasparire un tenero orgoglio. Ha ricordato come, prima ancora di sollevare la Coppa del Mondo, sapeva già quale sarebbe stato il suo passo successivo: “Avevo deciso prima del Mondiale di smettere. Vinco il Mondiale e smetto”. E a chi gli chiede come abbia fatto a scegliere il celebre “cucchiaio”, risponde con una frase che lo riassume perfettamente: “Il genio non pensa, lo fa”. Durante la visione delle immagini del trionfo, la voce si è fatta più bassa, gli occhi lucidi. “Queste so emozioni forti”, ha detto piano, lasciando che il silenzio facesse il resto.

Il legame con Roma, invece, non ha bisogno di presentazioni. “Sono nato con la Roma, morirò con la Roma”, ha affermato con la stessa forza di chi parla della propria famiglia. Ha ricordato l’offerta del Milan, rifiutata da ragazzo: “Mi offrirono 300 milioni per andare al Milan”, e la festa indimenticabile del 17 giugno 2001: “Era il delirio, era impossibile girare a Roma. Abbiamo festeggiato in un ristorante di un mio amico. Quei cinque o sei mesi di festeggiamenti ce li siamo goduti”.

Con la leggerezza che solo chi ha dato tutto può permettersi, ha parlato anche della quotidianità. “Mio figlio Christian è troppo scarso a padel”, ha detto ridendo, lasciando poi spazio a un complimento: “Noemi è bravina, lei sì”. E su Jannik Sinner, ha scherzato con fierezza: “Dopo che ci siamo incontrati, non ha più perso una partita”.

Quando ha ricordato gli allenatori più amati, il pensiero è andato a tre figure simboliche: “Boscov, Zeman e Mazzone sono stati i miei allenatori preferiti”. Tre modi diversi di intendere il calcio ma che hanno regalato tutti importanti emozioni.

Melissa Landolina
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Melissa Landolina