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L'ultimo degli extraterrestri Salah, l'Egyptian king che unisce Messi e Ronaldo

Giovedì 26 aprile 2018
Non è giusto che la bellezza sublime di una partita, e di un campione dentro quella partita, sia sporcata dalla follia e dal sangue, così come non è giusto chiudere gli occhi: il calcio oggi è anche questo, purtroppo.

Il primo a non meritarlo è Mohamed Salah con i suoi strabilianti numeri, 43 gol in 47 partite, 10 in Champions (nessun africano, mai), 31 gol in Premier (record), da 7 match sempre a segno. Ma anche 3.500, come le sterline investite ogni mese in beneficenza da Mo, come lo chiamano qui, compresi i contributi per la costruzione di una scuola e di un ospedale a Nagrig, cento chilometri dal Cairo. Ma anche 11, come i minuti di ricarica che la Vodafone regala agli egiziani per ogni gol (11 è il numero di maglia del re). Ma anche 42 più 8, come i milioni di euro incassati dalla Roma con la scriteriata, indispensabile, assurda e preziosa cessione del suo perduto fenomeno, mai tuttavia così fenomenale all'Olimpico.
La mutazione evolutiva di Salah ha del prodigioso. A Roma aveva segnato 34 volte in 83 partite, a Liverpool ha già raddoppiato la media. «Ma con me giocava più indietro, copriva di più» dice Spalletti che non usava Salah da punta e ala pura, a vortice continuo, come Jürgen Klopp che quasi declama: «Che giocatore! Classe mondiale, ma per essere davvero il numero 1 devi farlo nel lungo periodo».
Invece Steven Gerrard, icona rossa, si spinge oltre: «In questo momento, nessuno sul pianeta Terra vale Salah».
Il calcio è fantasia, però che fascino l'aritmetica. Prima di Bayern Monaco-Real, ecco la classifica stagionale degli extraterrestri: Salah 43 gol, Cristiano Ronaldo 42, Messi 40.
L'egiziano sintetizza i due epocali rivali per classe e potenza, tocco e scatto, ha un po' dell'uno e un po' dell'altro e ora viaggia verso un possibile Pallone d'Oro (oltre alla Scarpa d'Oro: nessuno in Europa ha segnato di più), aspettando l'epilogo di Champions e il Mondiale dove l'Egitto di Salah, grazie a Salah, torna dopo 28 anni. Ecco perché Anfield canta a squarciagola la canzoncina creata proprio per lui, si intitola "The Egyptian king" e Mo la apprezza tantissimo. Sul suo volto, molto meno musone che a Roma, è stampato un perenne sorriso: «Rido perché la mia vita è facile».
È come se la passionale Liverpool avesse rovesciato l'anima del suo campione con ululati e coccole, e lui ricambia con partite stupende. Il suo equilibrio umano e religioso è perfetto, meno integralista rispetto a Roma dove alla moglie non faceva neppure guidare l'automobile. «Tutto qui mi riesce facile, non mi sento ancora in finale ma se andremo a Kiev ci andremo per vincere, qualunque sia l'avversario». Magari, proprio Cristiano Ronaldo che Mo vorrebbe detronizzare rubandogli quel Pallone d'oro tondo come il mondo. E il rimpianto della Roma si gonfia come una vela: 43 milioni, più otto di bonus, adesso sembrano addirittura una miseria per un fuoriclasse che ne vale almeno 90 secondo Transfermarkt, forse di più, e che i giallorossi avevano pagato appena 5, più 15,5 per il riscatto. Tra Fiorentina e Roma si andò alle carte da bollo, ora però Salah è tutto del Liverpool che si diverte con i paradossi, come da ineccepibile ragionamento dell'allenatore Klopp: «Se Neymar non fosse andato al Psg, Coutinho sarebbe ancora qui e noi non avremmo preso Salah. Se, se, se...». Certo è beffardo per la Roma essersi fatta mordere il cuore proprio dal campione venduto per necessità di bilancio, e ora rimpianto come nessuno. «Mohamed lo conosciamo bene, può essere un vantaggio» aveva detto Di Francesco: sì, come no. Peccato che il passato passi e che l'egiziano voglia portare la sesta Coppa dei Campioni a Liverpool, l'ultima volta fu nel 2005, i milanisti ricorderanno.
Dunque il re si è già accomodato nella leggenda rossa, non solo perché nessuno a Liverpool era stato mai pagato di più ma perché nessuno, in così poco tempo, era riuscito a farsi tanto amare e tanto segnare. E se ad Anfield la canzoncina di Mohamed viene intonata da 40 mila voci prima che dall'altoparlante si diffonda Hey Jude, beh, non è mica una bestemmia. Ormai Salah pare di vederlo in cielo con i diamanti, e non è un'allucinazione.
di M. Crosetti
Fonte: La Repubblica
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