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Roma, Tommasi: "In mezzo già tanti calciatori duttili Mou ha più bisogno di un leader"

Martedì 24 agosto 2021
Damani Tommasi, da Fabio Capello a José Mourinho. Due stili simili per una Roma da vertice. La sua ha vinto, questa chissà. Le premesse ci sono, le speranze - come sempre - pure.

Le è piaciuta la Roma contro la Fiorentina?
«Sì, soprattutto nel risultato. I tre punti non sono male, i valori di questa squadra anche».

Possibile che qui vadano bene solo allenatori di questo tipo?
«Non credo sia così. Garcia non è andato male, così come Di Francesco. Pure Spalletti aggiungerei, se non fosse che il suo lavoro sia stato offuscato dalla vicenda Totti. Se poi il riferimento è al curriculum di Capello e Mourinho, allora il discorso cambia. I tifosi con gente così si sentono tranquilli. È un po' come per i calciatori quando al fianco hanno un grande campione, diventa un riferimento rassicurante. Il curriculum aiuta, questo sì».

Diciamo che personaggi del genere eliminano certe fragilità di squadra?
«Beh, Mou è uno che si fa raccontare, è bello averlo, è il sale. È uno che fa parlare di sé, non solo attraverso il campo. Forse non ti consente di superare quelle fragilità ma di sicuro spinge i giocatori ad andare oltre le proprie forze, che sa tirare fuori con una certa spavalderia. Una volta si andava a San Siro e si perdeva solo perché si giocava a San Siro, ecco uno come lui ti fa superare certi condizionamenti. Per adesso va tutto bene, dovrà aspettarsi momenti di critiche quando le cose non andranno bene. Normale in tutti gli ambienti, questo lo sa. Lui è un grande comunicatore, ci ha costruito la carriera: pensa quello che dice e quindi non escono cose inutili».

Questa squadra ha il carattere della Roma dello scudetto?
«Noi avevamo almeno cinque leader veri, questa è diversa. Ha calciatori con grandi motivazioni, chi vuole andare al mondiale, chi ha bisogno di fare un salto. Questo è importante, è una spinta in più. Nel tipo di gioco un po' si somigliano. La Roma darà fastidio a tutte».

Serve un regista di personalità.
«Quelle sono caratteristiche che magari servono più fuori dal campo che in campo. Magari c'è bisogno di un leader nello spogliatoio, questo non posso saperlo. Da quello che vedo, il centrocampo della Roma ha gente duttile, tanti calciatori che sanno fare molte cose».

Si può superare questo impasse? Voi lo avete superato dopo aver perso Emerson, no?
«Abbiamo perso un regista e il gioco è passato dalle parti di Cafu e Candela. Poi quell'infortunio ha responsabilizzato me, Zanetti, e tutti. Per il resto c'erano grandi campioni, eravamo una squadra più pronta».

Cristante è un Tommasi?
«E' quel tipo di calciatore che copre metri di campo e gli allenatori difficilmente ci rinunciano. Poi non rubano l'occhio e la gente non va certo allo stadio - diceva sempre Cassano - per vedere Tommasi. Aveva ragione. Ma questi giocatori, e ci metto anche uomini come Lima e Pessotto, correvano per gli altri e per la squadra avevano la loro importanza».

Le piace Abraham?
«Ha avuto un grande impatto. E' un giocatore di talento. Sarà importante la tenuta mentale».

Ovvero?
«Venendo da un campionato importante come la Premier, rischia di farsi prendere dalla nostalgia e voler tornare lì, perché il calcio che si gioca in Italia non è al livello di quello inglese. Dovrà essere brava la Roma a metterlo nelle condizioni di innamorarsi di questo calcio e creare i presupposti per trattenerlo».

Dzeko via. Giusto?
«Una decisione figlia degli accordi della passata stagione».

C'è un calciatore della sua Roma che regalerebbe a questa?
«Facile: Totti. Al di là di cosa serva veramente, Francesco è qualcosa di unico. C'erano calciatori che venivano alla Roma perché c'era lui. E l'idea di vederlo con Mourinho...».
di Alessandro Angeloni
Fonte: Il Messaggero
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