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Juve-Roma, è la notte dei tituli

C'erano una volta Trap e Liedholm, oggi Allegri e Mourinho. Professionisti capaci di alchimie e di visioni tattiche diverse eppure uguali nella sostanza, con la vittoria nel Dna
Sabato 30 dicembre 2023
Juve-Roma arriva a chiuder l'anno - come ai bei tempi di Boniperti e Viola - con un bru bru vagamente polemico provocato dal sospetto che Bonucci potesse indossare la maglia giallorossa dopo esser stato a lungo il Toy Boy preferito della Signora. Neanche fosse Manfredonia. Dico sospetto perché proprio in nome di antiche rogne (tipo il gol non gol di Turone) il Leo è rimasto vagante - beato chi lo piglia - e la sfida si è spostata su pseudotradimenti d'attualità: Dybala e Lukaku alla Roma, il primo rimpianto, il secondo respinto dagli juventini.

Per me il ricordo dell'antico confronto - pur finito zero a zero - è legato ai nomi di Trapattoni e Liedholm, fra i più illustri panchinari dell'epoca, capaci di tramutare in punti visioni tecnico/tattiche diverse eppure eguali nella sostanza. Dico punti - allora due a vittoria - il massimo ricavo di una partita affrontata magari con atteggiamenti opposti: il Trap declinava fatti, non impressioni; il Barone sembrava sfotterti raccontando che in dieci si gioca meglio che in undici e magari c'era chi ci credeva.

Juve-Roma, è Allegri contro Mourinho
C'erano una volta Trapattoni e Liedholm, oggi Allegri e Mourinho. Mi diverto con loro come con gli antichi amici ai quali chiedevo udienza, me la davano ma ne sortivano soltanto accrocchi d'umanità da conservare per articolesse forbite. Max e Mou non li ho mai affrontati de visu però è come se fossi stato con loro, sul campo, e posso ritrarli e narrarli anche solo di testa mia.

Max? «Quando si parla di allenatore risultatista io lo interpreto come la cosa più importante del calcio. C'è gente che quando si parla di risultatista pensa sia negativo. Io penso a cose positive. La Juve difende tanto e bene, in contropiede è fortissima...». Bello, no? O forse direte "caro Cucci è la solita solfa". E invece io spoilero - come dicono quelli della spider- vi rivelo che queste cose sul Max le ha appena dette Mourinho e immagino le rosicate dei giochisti spernacchiati ovunque dai leader del "vincere aiuta a vincere" (e perdere aiuta a perdere) slogan che lanciai negli Ottanta - se ben ricordo - in un confronto cult con Sandro Ciotti, quando i giochisti si presentarono sotto mentite spoglie: non più reduci della Sovrana Scuola Napoletana ma aderenti al Gioco Corto di Viciani («fai quello che sai fare, fallo bene e fallo in fretta») efficiente e mai vincente sviluppo del Movimiento heribertiano.

Quando a vent'anni mi aggiravo nelle tribune stampa per imparare qualcosa origliando i discorsi dei grandi lo facevo secondo due indicazioni: Aldo Bardelli, il mio capo, mi suggeriva di seguire le "lezioni" di alcuni colleghi - Nino Oppio, Emilio Violanti, Alfredo Toniolo, Giglio Panza, competenti e pratici - mentre Alberto Rognoni - il Conte, editore - mi imponeva l'eleganza di Renato Morino, Giorgio Mottana, Ferruccio Berbenni (colui che fece vincere il Pallone d'Oro a Rivera); restavano fuori per consolidata fama Gianni Brera e Gualtiero Zanetti - progenitori dei risultatisti, l'uno poetico, l'altro pragmatico - e Antonio Ghirelli con Gino Palumbo, giochisti ante litteram perché Napoli - lì dove il mare luccica e tira forte il vento - li aveva allevati tenori, non corifei.

Mourinho ha detto per me, io oso scrivere di lui quel che m'aggrada alla faccia dei rari romani non conquistati, forse perché i condottieri li vogliono da Testaccio e non da Setubal dove ho goduto serene passeggiate nei boschi animati, ridendo di quei cartelli sbiaditi dalle piogge che imponevano "prohibido caçar" e mille infantili risate.

Mourinho è il riassunto di cento lezioni, non precettore bolso ma istruttore brillante, elettrizzante e suadente. Rallegra il calcio rivestendolo di note squillanti così come lo fa feroce con un j'accuse circostanziato. Tiene in vita la passione antica con ritocchi di cultura futurista. Io so che il suo calcio - da noi goduto all'Inter potente di Sneijder e Eto'o, oggi nella Roma vestale ambiziosa di Dybala e Lukaku - sarà sempre il calcio dell'avvenire, proficuo e divertente se interpretato secondo suo stile. Con uno scopo di fondo: «Il cuore del club sono i tifosi. Se fai qualcosa che piace ai tifosi alimenti la passione e l'amore».
di Italo Cucci
Fonte: Corriere dello Sport
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