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Aldair: "Fonseca è un ottimo allenatore. Col Siviglia si può passare"

Intervista all'ex difensore brasiliano: "Il primo anno non è facile per nessuno, la squadra ha avuto un calo invernale che speriamo sia superato"
Martedì 10 marzo 2020
Il richiamo di Roma è sempre forte, non riesce a stare troppo tempo lontano. Aldair è tornato nella Capitale quindici giorni fa per stare vicino al figlio Stefano. Nacque a Roma nella sua lunga permanenza in giallorosso, durante la quale ha vinto coppe Italia, una Supercoppa, ma soprattutto lo scudetto nel 2001. Stefano ha studiato odontotecnica, sta facendo pratica in uno studio dentistico, ha una casa dalle parti del Torrino. Aldair Nascimento Do Santos ha anche una scuola calcio a Roma che porta il suo nome, ragazzini che si allenano al Circolo Le Palme, sull'Aurelia, dove si fa vedere spesso, anche due volte a settimana. Dà consigli, si informa, resta a parlare con i ragazzi dopo l'allenamento. Il calcio ce l'ha ancora nel sangue, non ce la fa a smettere completamente. A quarant'anni suonati ha giocato con una squadra di San Marino i preliminari di Champions League, oggi si diverte nelle sfide tra vecchie glorie. Il 10 gennaio ha giocato contro l'Italia la rivincita del Mondiale 1994 a Fortaleza, Questa volta ha vinto l'Italia con un gol di Massaro, nel ‘94 Aldair fu un baluardo di quel Brasile campione del mondo. La Roma gli è rimasta nel cuore, Trigoria è ancora casa sua. Recentemente ha lavorato per i campus della Roma a Gerusalemme e in Sardegna. Ha l'obiettivo di far crescere i giovani nel mondo del calcio e scovare qualche campione del suo livello. Con la Roma ha giocato la finale di Coppa Uefa del 1991 persa contro l'Inter e ha vissuto i momenti diffi cili del passaggio di proprietà della società da Ciarrapico a Sensi e Mezzaroma. Sa come si vivono certe situazioni e ce lo racconta in esclusiva.

La Roma contro il Siviglia. Può passare il turno e sperare di arrivare in finale?
«Bisogna studiare gli avversari, credo che alla Roma sia andata bene nel sorteggio, c'erano rivali più forti, il Siviglia non mi sembra quello di qualche anno fa. La squadra di Fonseca ha la possibilità di andare avanti e vedere chi capiterà nei quarti. In Europa bisogna stare attenti in ogni partita. A Siviglia sarà importante non prendere gol per giocarsi la qualifi cazione all'Olimpico».

La Roma di Ottavio Bianchi nel 1991 conquistò la Coppa Italia e fu beffata nella finale di Coppa Uefa dall'Inter.
«In quella stagione abbiamo avuto diversi problemi legati alla scomparsa del presidente Dino Viola. Ci sono stati mesi molto diffi cili legati al passaggio di proprietà. Eravamo una squadra non fortissima, ma composta da ragazzi molto intelligenti che sapevano giocare al calcio. Ricordo Giannini, Nela, Voeller, Berthold. Nella coppa siamo arrivati fino in fondo con grandi prestazioni. Eravamn un gruppo unito, era l'inizio di un ciclo, l'allenatore era appena arrivato, anche io con altri giocatori. C'erano anche Carboni, Carnevale. E altri calciatori di valore. Con Bianchi non ho mai avuto problemi, mentre qualche compagno sì, ma il secondo anno, non il primo. Nella fi - nale di andata a Milano un arbitro russo ce ne combinò di tutti i colori, poi nel ritorno all'Olimpico giocammo una partita straordinaria, ma non bastò il gol di Rizzitelli a ribaltare il 2-0 di San Siro».

Le piace la Roma di Fonseca?
«Sì, la società ha scelto un allenatore molto preparato. Il primo anno non è facile per nessuno, la Roma ha avuto questo calo invernale che speriamo sia superato. Purtroppo capita spesso negli ultimi anni. Mi piace come Fonseca imposta la squadra, cura il possesso palla, la difesa è alta, anche se il portoghese ci sta più attento rispetto a quando la facevamo noi. La linea dei quattro dietro è molto valida, si muove bene, con giocatori interessanti, un buon portiere. Gli esterni sono veloci».
di Guido D' Ubaldo
Fonte: Corriere dello Sport
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