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Friedkin e Pallotta in stand-by: il prezzo va ridiscusso

Sabato 07 marzo 2020
Il coronavirus che sta stravolgendo la vita degli italiani, paralizzando il lavoro, la scuola, i trasporti, l'economia, condizionando i costumi, le abitudini e chiudendo le porte degli stadi ai tifosi, non poteva non interferire nelle trattative fra James Pallotta e Daniel Friedkin. Nel contratto di esclusiva firmato a fine dicembre fra l'imprenditore di New York che, tramite As Roma Spv llc e Neep holding, possiede l'83% della società giallorossa, quotata in borsa, e l'uomo d'affari di Houston, re della Toyota, di cui è il distributore esclusivo in cinque stati americani, ci sarebbe una clausola speciale, peraltro contenuta in quasi tutte le operazioni di compravendita internazionali. 

IL CONGELAMENTO
Il suo nome tecnico è "Mac", alla lettera material adverse change clause o material adverse effect: una sorta di paracadute contro gli effetti sfavorevoli che potrebbero intervenire prima della firma dell'accordo. Quasi sempre si tratta di sopravvenute onerosità che, al momento del pre-accordo, non sono prevedibili e quindi potrebbero influenzare il prezzo e l'esito della transazione. Si ricordi che nel 2001 Pirelli rinegoziò il prezzo di acquisto della Telecom da Colaninno e Gnutti in conseguenza del crollo delle torri gemelle che sconvolse l'economia mondiale. Più o meno quello che sta accadendo adesso. In effetti a Natale, quando Goldman Sachs, advisor di Pallotta, ha accantonato gli altri interlocutori che si erano fatti avanti, dando l'esclusiva a Friedkin, il nuovo micidiale virus aveva come epicentro solo Wuhan, la città più popolosa della provincia di Hubei e gli altri centri cinesi adiacenti. Il prezzo pattuito nel contratto era di 704 milioni di euro, al lordo dei 275 milioni del bond a cinque anni, dei 60 milioni di oneri per il nuovo stadio e gli acconti in conto aumento di capitale da 150 milioni. La trattativa condotta con l'ausilio anche di JpMorgan e studio Chiomenti dalla parte di Friedkin e di Goldman e studio Tonucci per Pallotta è andata avanti al pari della due diligence che, anche ieri, era in corso. Soltanto che da venerdì 21 febbraio, il pericoloso Covid-19 si è allargato rapidamente in Italia e, tra le altre misure difensive, ha costretto il governo a ordinare la prosecuzione dei campionati di calcio a porte chiuse, per un mese almeno. Di conseguenza l'Antitrust ha imposto il rimborso dei biglietti venduti di queste gare. La Roma deve restituire solo la prevendita della partita con il Siviglia del 19.

IL NEGOZIATO
In questo clima, il negoziato tra Pallotta e Friedkin, negli ultimi giorni, avrebbe rallentato dovendo considerare l'impatto negativo del coronavirus sul valore del club, ma anche l'avvitamento del ciclo economico del paese: ieri Moody's ha pronosticato che l'Italia sarà spinta verso il ritorno nella recessione dopo sette anni. Come nel 2013 quando i prezzi furono condizionati dalla crisi del debito sovrano, così anche ora Friedkin ritiene che i 704 milioni lordi non rispecchiano più il valore di dicembre. Il re della Toyota avrebbe chiesto uno sconto e comunque, per evitare un tira-e-molla, le parti sono pronte a congelare l'operazione. Le stesse fonti dirette che fino a qualche giorno fa davano per imminente la firma, dopo una delibera della Friedkin group, da ieri prendono tempo, rinviando a fine marzo. Ma a quell'epoca purtroppo il coronavirus non sarà stato scacciato e i due contraenti decideranno se spostare ancora la palla in avanti.
di Rosario Dimito
Fonte: Il Messaggero
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