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Sarri contro Mourinho, una sfida tossica per salvare la stagione

Sarà un derby segnato dalle impronte dei tecnici più intelligenti della A. La Lazio ha 7 punti meno dello scorso anno, la Roma 8: il confronto nei quarti di Coppa Italia è l'occasione per rialzarsi
Mercoledì 10 gennaio 2024
Archiviato in fretta lo 0-0 vigliacco dell'andata, intriso di calcoli e di paura, ecco il derby che non puoi sbagliare, avendo già sbagliato tanto, troppo, in una stagione fin qui faticosa e zeppa di afasie. La sfida di stasera non ammette atti mancati o atteggiamenti parziali, non consentirà a nessuna delle due il confortevole rifugio nella non belligeranza del "forse potrei ma non voglio", traducibile anche nel "tanto meglio se non ci sarà un peggio". Vietato nascondersi, impossibile differire. Battersi come se non ci sarà un domani? Certo. Il guaio è che un domani ci sarà, ma per una delle due sponde sarà molto complicato da vivere. Tutto già visto. Se si arriva alla vigilia dell'ennesima stracittadina da dentro o fuori, con l'accompagnamento di tanto frasario da ultima spiaggia, è perché la Coppa Italia rischia di essere l'assalto all'ultima diligenza utile per salvare una stagione in bilico. L'eliminazione di stasera, oltre a cancellare il più corposo dei sogni residui, avrà un sicuro effetto tossico sul resto del giocabile. Partirà la caccia alle streghe. E questo sarà due volte più vero per la Roma, al netto dei funambolismi istrionici e ipnotici di Mourinho. Immaginiamo solo la cagnara che si alzerebbe un minuto dopo sul suo rinnovo o meno di contratto, tra trombettieri a favore e più timide ma non meno numerose dissonanze. Insomma, l'incubo è alle porte di Trigoria. Ma anche a Formello, se per Formello intendiamo la tumultuosa testa di Lotito, la delusione sarebbe enorme.

LA SITUAZIONE — Lazio e Roma arrivano a questo derby sulla scia di un girone d'andata per commentare il quale basta affidarsi all'eloquenza dei numeri: 7 punti in meno per Sarri, 8 per Mou, 15 punti in totale. Se non è una debacle, poco ci manca. Difficile altresì, anche per i più visionari, immaginare risarcimenti importanti in Europa. La Lazio in Champions e la Roma in Europa League (di fatto, con il Liverpool e il Milan in corsa una Champions bis) hanno montagne da scalare. Per l'obiettiva difficoltà tecnica, ma anche per le carenze degli organici, numericamente (in casa biancoceleste) e clinicamente (in quella giallorossa) inadeguati. La Roma dovrà difendersi da un agguato mortale non avendo più o quasi una difesa. La Lazio dovrà confidare negli undici della formazione iniziale, tutti al massimo della loro potenzialità, non potendo contare sul cento per cento di Luis Alberto e Zaccagni. Avendo perso lungo il viale che si teme tramontante il miglior Immobile.

LE DIFFERENZE — Strano ma vero a dirsi: la Roma arriva a questa sfida peggio dal punto di vista dei numeri, ma meglio dal punto di vista delle sensazioni. Napoli, Juventus e Atalanta sono stati 4 punti ma concettualmente potevano essere 7, senza scandalo alcuno. Con Dybala sano e Lukaku per quanto in flessione (alcune facili soluzioni balistiche hanno reso meno evidente l'appannamento di condizione), un Pellegrini in crescita, i Mancini e i Bove eroici su mandato di Mourinho, l'infrangibile Cristante, la buona tenuta di Paredes (su cui è calata un'incomprensibile fatwa di pagelle stitiche e ingenerose della piazza giallorossa), la Roma sembra aver ritrovato (trovato) il piacere di aggredire le partite, piuttosto che subirle. Di contro, l'aver più da perdere in assoluto e nello specifico (le scorie dei k.o. in casa Lazio durano male che va due giorni e mezzo, a Trigoria vanno avanti mesi, qualche volta anni) rende emotivamente più vulnerabili i giallorossi, potendo stasera contare solo sulla metà buona del suo stadio uterino. Aggiungi quanto suona male a Trigoria la campana Orsato per un feeling sempre difficile e numeri che dicono: 6 volte l'arbitro di Schio ha diretto il derby romano e la Roma non ha mai vinto. La Lazio arriva da 3 vittorie consecutive, importanti per la risalita ma non del tutto convincenti in quanto a prestazioni, quanto meno bisognose di una conferma.
di Giancarlo Dotto
Fonte: Gazzetta dello Sport
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