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Juve, tra vittorie e addii. Milan, flop da 230 milioni. Ma...

Da una parte il ciclo pazzesco dei bianconeri che forse si avvia alla chiusura per questioni anagrafiche (Buffon, Barzagli, Chiellini). Dall'altra un progetto, quello rossonero, bocciato alla prova del campo. E ora? Facciamo il punto
Giovedì 10 maggio 2018
Un ciclo straordinario che si avvia alla chiusura, un altro che si sarebbe potuto aprire e resta invece un progetto, per il momento bocciato sonoramente alla prova del campo. Il prato dell'Olimpico lo ha detto forte e chiaro: in Italia, questa Juventus non ha rivali. Pancia piena della Signora o fame di vittorie degli avversari non contano quando di mezzo ci sono Buffon e compagni: nessuno ha la loro esperienza né la loro qualità, nessuno è abituato a gestire i momenti chiave di una partita come gli uomini di Allegri. La finale stravinta con il Milan, e la stagione che sta per concludersi più in generale, ne sono la prova: la Juve non incanta ma accelera quando conta, non la chiude quando tutti se lo aspettano ma è capace di ribaltarla quando tutti la danno per morta come a San Siro con l'Inter. Sono energie che non spuntano per caso ma arrivano da anni di successi e di "gradi" maturati sul campo da gente come Buffon, Barzagli, Chiellini, campioni che vincevano già dai tempi di Conte e che sotto la guida di Massimiliano Allegri - 8 trofei, che fra poco diventeranno 9 - hanno perfezionato il rendimento da "cannibali".

SIPARIO — Quello che si aprirà tra poche settimane, a scudetto ufficialmente conquistato e festeggiato, è uno scenario inedito in casa bianconera: il dato anagrafico ridisegnerà per forza di cose la difesa, la BBC molto probabilmente perderà la B di Buffon e i due centrali dovranno ripensarsi come garanzia "part time"; il testimone passerà nelle mani di Szczesny, Benatia e Rugani, l'innesto Caldara andrà fatto crescere con pazienza. E poi ci sono gli addii: alcuni ufficializzati come quello di Lichtsteiner, altri probabili (Asamoah), altri semplicemente temuti dai tifosi ma non impossibili (Alex Sandro, Dybala, Mandzukic). Anche il futuro del condottiero Allegri resta in bilico, ma non è questo il momento di pensarci, come ha sottolineato il tecnico livornese a coppa appena alzata al cielo: "Io ho un contratto con la Juventus, come tutti gli anni ci incontriamo a fine stagione e programmiamo il futuro. Sono in una delle società più blasonate al mondo, veniamo da un periodo importante di vittorie, rivincere è sempre difficile, e allora bisogna costruire per vincere".

TUTTO DA RIFARE? — Già, costruire per vincere e poi riuscirci. Cominciare dalla Coppa Italia, torneo peraltro giocato tutto sotto la sua gestione, per Rino Gattuso sarebbe stato il giusto premio al lavoro con cui in pochi mesi ha rimesso in piedi il Diavolo, ma il suo Milan ha mostrato tutti i limiti di una squadra giovane e non ancora pronta per colmare il gap con le grandi del calcio italiano. L'all-in chiesto dalla curva rossonera con la spettacolare coreografia dell'Olimpico si è dissolto al primo gol incassato, l'all-in da oltre 230 milioni sul mercato non ha portato ai risultati sperati e alcune scommesse sono state clamorosamente perse, vedi Kalinic o Silva; chi, come capitan Bonucci, aveva acceso i sogni dei tifosi milanisti questa estate, ha dovuto incassare i cori della curva juventina che intonava "Alza la coppa, Bonucci alza la coppa" al momento della premiazione. E poi c'è la serataccia di Donnarumma, che riaprirà l'eterno dibattito nel popolo rossonero: meglio lasciarlo andare, incassare e reinvestire o ripartire dal suo talento per costruire il Milan del futuro? Di sicuro, c'è da pensare al presente, difendere il sesto posto per centrare l'Europa League senza passare dai preliminari. E contro Atalanta e Fiorentina, dopo il poker bianconero, sarà durissima.
di Marco Fallisi
Fonte: Gazzetta dello Sport
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