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Morte di Astori: da Taccola a Morosini, i precedenti che hanno fatto piangere il calcio

Domenica 04 marzo 2018
Genova - Padre, calciatore, capitano, ragazzo. Di 31 anni. Amatissimo da colleghi, tifosi e tutti nell'ambiente del calcio per i suoi modi gentili, educati. La sua normalità. Questo era Davide Astori, non un giocatore di quelli lontani dal mondo reale. Nato a San Giovanni Bianco e cresciuto a San Pellegrino Terme, ha iniziato a giocare nel Ponte San Pietro, squadra satellite del Milan che poi lo ha inserito nella sua Primavera nel 2005/06. Poi Pizzighettone, Cremonese, Cagliari, Roma e Fiorentina. Di cui è diventato capitano. Fino all'improvvisa e sconvolgente morte nell'hotel di Udine . L'ultimo dramma di una lista che maledettamente si allunga.

Il 14 aprile 2012 morì Piermario il centrocampista del Livorno, 25 anni, accasciandosi sul campo di Pescara. Era il 31' del primo tempo, cadde al suolo dopo uno scatto. Fu soccorso da compagni e medici, ma senza un defibrillatore. L'autopsia rivelò poi una rara malattia ereditaria, la cardiomiopatia aritmogena. E Alfonso De Nicola, medico del Napoli, a Mediaset ha spiegato come certe patologie, «quali le endocarditi batteriche, sono asintomatiche: nella prova da sforzo non si vede niente». Nulla risultava per Astori, sottoposto alle visite medico-sportive previste per avere l'idoneità agonistica.

Il ds della Roma Monchi, nel ricordare Davide, ha riportato alla mente anche la storia di Antonio Puerta, del Siviglia, morto a 22 anni, nell'agosto 2007, a tre giorni di distanza dall'aver perso conoscenza nel match col Getafe. Anche in ospedale era stato colpito da vari attacchi cardiaci e l'autopsia aveva individuato una cardiomiopatia ventricolare destra.

Ancora in Spagna, commosse la scomparsa di Dani Jarque, difensore e capitano dell'Espanyol: la formazione di Barcellona era in ritiro a Coverciano e lui, 26 anni, quell'8 agosto 2009 stava parlando al telefono con la fidanzata. Fulminato da una asistolia. I tifosi dei "periquitos" in ogni gara, al minuto 21 (il suo numero di maglia) lo commemorano con un minuto di applausi.

Indietro nel tempo, l'attaccante della Roma Giuliano Taccola morì il 16 marzo 1969, all'età di 25 anni, allo stadio Amsicora subito dopo la partita Cagliari-Roma (vicenda per la quale però i familiari chiedono ancora «verità e giustizia»). E lo stadio di Perugia è intitolato a Renato Curi, centrocampista degli umbri che morì il 30 ottobre 1977 a 24 anni, durante Perugia-Juventus, sotto un temporale. Come Morosini, Curi scatta, poi crolla a terra. Sono le 15.34, il 4' della ripresa. Romeo Benetti, Roberto Bettega e Gaetano Scirea, che gli sono vicini, lo aiutano a rialzarsi, ma subito dopo ricade e perde i sensi. Portato fuori, massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca, iniezioni, la corsa in ospedale. Un'ora circa dopo il malore viene dichiarato il decesso. E l'autopsia rivelò un'anomalia che pare fosse nota dagli esami sostenuti con i vari club.

La Confederations Cup del 2003 fu invece sconvolta dalla morte di Marc Foè, il 26 giugno. A Lione si giocava la semifinale Camerun-Colombia e al 72' il centrocampista africano del Manchester City, 28 anni, si accasciò improvvisamente, perdendo conoscenza. Aveva una cardiomiopatia ipertrofica, cioè un ventricolo sinistro sproporzionato.

L'anno dopo, il 25 gennaio, toccò all'attaccante ungherese del Benfica Miklos Feher, 24 anni. Era in corso il match con il Vitoria Guimaraes, Feher era entrato dalla panchina e, pochi minuti dopo essere stato ammonito, si piegò in avanti e svenne. Immediato il massaggio cardiaco, mentre l'ambulanza impiegò 14' per intervenire. Niente da fare. A ottobre del 2004, in Brasile, fu un'ipertrofia cardiaca a condannare il difensore 30enne del Sao Caetano Serginho, durante la partita con il San Paolo.

In tempi più recenti, nel 2016, ad esempio i casi tragici di Bernardo Ribeiro e Patrick Ekeng. Quest'ultimo giocava come centrocampista nella Dinamo Bucarest e il 6 maggio, quando aveva 26 anni, morì per arresto cardiaco durante la partita col Vitorul Constanta. Ribeiro, trascorsi anche nelle giovanili del Catania, il 17 maggio fu stroncato da un infarto nel corso di un'amichevole. Nel primo tempo chiese il cambio per un dolore al torace, morì in ospedale. Ora Astori, nella stanza d'albergo di Udine.
di Mauro Casaccia
Fonte: Il Secolo XIX
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