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Inter show nella ripresa: la Roma di De Rossi dura solo un tempo

Nerazzurri in gol con Acerbi, Thuram, Bastoni e l'autorete di Angeliño. Non bastano Mancini ed El Shaarawy, in rete nel primo tempo, che avevano portato avanti la Roma. Decisivo Sommer in un paio di occasioni
Sabato 10 febbraio 2024
Anche se non ha la gamba migliore, anche se soffre e regala un tempo, questa Inter non conosce altro che la vittoria e continua a imporre la propria egemonia sulla serie A. Il 2-4 confezionato all'Olimpico, fatto di gol bizzarri, rimonte subite e contro-rimonte effettuate, rischia di essere desolante per tutta la concorrenza che aspettava uno scivolone sotto la pioggia: anche quando non possono contare sul migliore Lautaro, i nerazzurri trovano la via per gol alternativi e sanno risolvere le partite più sporche. La coraggiosa Roma di De Rossi, invece, butta alle ortiche una bella rimonta dopo il primo gol preso dai nerazzurri e vede la partita scappare via di mano in un secondo tempo di dominio interista. Il nuovo tecnico, però, sta costruendo una squadra diversa, orgogliosa e futuribile, anche se si conferma il tasto dolente: contro l'ex squadra, c'è il solito misterioso Lukaku, quello che nelle partite importanti tende sempre a sciogliersi.

PRIMO GOL — L'unica sorpresa tra i 22 è Huijsen centrale romanista al posto dell'annunciato Llorente: per il resto De Rossi continua la sua rivoluzione basata su 4-3-3 e possesso, con mediana di sostanza Cristante-Paredes-Pellegrini più Dybala e El Shaarawy ai lati dell'osservato speciale Lukaku. Simone Inzaghi la guarda direttamente dalla tribuna stampa causa squalifica: la sua Inter è la stessa che ha battuto la Juve, la formazione-tipo su cui sta costruendo il dominio in Serie A. C'è la solita mediana dei sogni Barella-Calha-Mkhitaryan dietro alla ThuLa, poi ancora una volta è Darmian a spedire questo declinante Dumfries in panchina. L'inizio giallorosso è comunque veemente, nel segno della nuova era in panchina: la pressione viene portata immediatamente in zona avanzata, così avanzata come mai nell'epoca Mourinho. Questo nuovo atteggiamento coraggioso permette di recuperare palla e creare diverse insidie sin all'inizio. Il tiro di El Sha, salvato da Sommer già al minuto 2, è il segno di una partita complessa per l'Inter, che resta spiazzata soprattutto in avvio. Nel primo quarto d'ora, infatti, la Roma galleggia sempre sulla trequarti, spinta da un Olimpico particolarmente caldo: ai nerazzurri servono lunghi minuti di sofferenza per raffreddare i bollori giallorossi. Poi, dopo un paio di tiri deviati di Calha e Barella, ecco il primo episodio della partita che sorride ai nerazzurri al 17': su un corner, Lukaku libera di testa da vecchio difensore, trovando però la contro-zuccata di Acerbi. La parabola è così insidiosa da infilare sul palo lungo Rui Patricio. L'arbitro Guida è pure richiamato al Var, ma il check non ritiene influente la posizione in fuorigioco di Thuram, che sfiora il portiere portoghese.

SORPASSO — Proprio dopo aver subito il vantaggio, quando sembra essersi un po' spento l'ardore degli inizi, la Roma riesce a raddrizzare la partita: come nel caso di Acerbi, a segnare è un centrale, Mancini sempre di testa, poco prima della mezzora. Stavolta però la rete non nasce da calcio d'angolo, ma da punizione laterale: l'errore grave lo fa Pavard che perde stranamente una marcatura comoda. Questo 1-1 non anestetizza la partita, piena di tanti duelli fisici su un campo inzuppato dalla pioggia scesa su Roma senza sosta. Nell'ultimo minuto del primo tempo i giallorossi completano pure la rimonta con una azione pregiata e verticale: prima Lukaku gestisce di testa un pallone sui 30 metri, poi Pellegrini lo conduce per altri 30 e infine brilla lo stop in corsa di El Shaarawy prima di metterla all'incrocio. Di tutte le cose, la più bella e bizzarra è il calcio dell'azzurro, che prima tocca la palla con la caviglia destra, poi col sinistro quasi di rimpallo trova una traiettoria incredibile: la palla sbatte su un palo e sull'altro prima di entrare. Più strano di così è difficile. Ad assistere l'esterno giallorosso, però, pure il ritardo in chiusura di Pavard. Non certo il miglior tempo della carriera del francese: doppio gol preso e doppia colpa sua.

CONTROSORPASSO — Inzaghi non può ovviamente scendere negli spogliatoi, ma passa tutto l'intervallo nel corridoio sopra la sala stampa a parlare in modo veemente con i suoi ancora scossi dalla rimonta subita: ben ascoltabile, urla soprattutto ai "quinti" di lavorare meglio rispetto a quanto visto. Anche se a distanza, la strigliata del tecnico deve aver agito sulle menti e sui cuori dei suoi ragazzi, che giocano un secondo tempo di spessore differente. All'Olimpico torna l'Inter vera, quella capace di poter segnare quando e come vuole. I quinti cari a Simone, poi, spingono in tutt'altra maniera e non è un caso che il gol al 49esimo arrivi su assist di Darmian, a cui Angeliño senza una ragione regala un'autostrada. Il movimento ad anticipare Mancini sul primo palo, trasformato in gol da un rapace Thuram, dimostra quanto Marcus stia cambiando felicemente pelle: manca poco e diventerà un centravanti fatto e finito. Così, mentre la Roma crolla e abbassa l'intensità, i nerazzurri dimostrano una superiorità a tratti schiacciante: a questa squadra basta alzare i ritmi e nessuna rivale italiana riesce minimamente a resistere. L'ennesima prova è il gol del controsorpasso del 2-3: stavolta il quinto coinvolto in partenza è Dimarco, mentre il cross decisivo arriva da Micki. Angeliño anticipa Thuram, ma finisce per spedire il pallone nella propria porta al 56': anche per lo spagnolo non è proprio partita.

AHI ROMELU — A quel punto, in sicurezza e fiducia, i nerazzurri continuano a governare il match, sfruttando gli spazi concessi dalla Roma che è costretta a tentare un nuovo recupero. Pavard prova a far scordare gli sbagli commessi e si inventa un palo dalla distanza, mentre il suo collega Acerbi è costretto a lasciare il posto a De Vrij per un indurimento al polpaccio destro. I giallorossi, generosi ma meno reattivi, avrebbero pure le occasioni per un 3-3 da fantascienza, ma come già visto in passato il gigante Lukaku diventa piccino nei momenti caldi, nelle notti più sentite. A tu per tu davanti a Sommer avrebbe l'occasione di un gol in faccia ai tifosi che un tempo lo adoravano e ora continuano a insultarlo: il belga si fa ipnotizzare dal portiere svizzero in uscita. E un minuto dopo non devia abbastanza un cross dalla sinistra di Spinazzola: altra occasione facile buttata alle ortiche, niente di nuovo sotto al cielo. L'inerzia è comunque cambiata, anche se De Rossi butta dentro nuova energia con Bove, Zalewski e Baldanzi e continua a costruire sulla trequarti e collezionare calci d'angolo. Tutto inutile perché in campo aperto arriva anche la rete del 2-4 di Bastoni, inaspettato contropiedista: è un gol che pare un macigno sullo scudetto.
di Filippo Conticello
Fonte: Gazzetta dello Sport
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