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De Rossi, la nuova Roma: possesso palla, inserimenti in area e un uomo offensivo in più

Nessuna terapia conservativa, la parola d'ordine è stata: novità. Che non significa essere migliori, ma solo pensare calcio in un'altra maniera. Impresa non semplice
Lunedì 22 gennaio 2024
La vittoria con il Verona porta ossigeno alla classifica ma non cancella di colpo i problemi: la condizione fisica, la qualità e la completezza della rosa. Ci vuole tempo, lavoro, e Daniele De Rossi ne è consapevole. La Roma vista l'altra sera non può essere ancora una squadra a sua immagine, ma l'ex capitano intanto ha avuto coraggio a tagliare con il passato. Nessuna terapia conservativa, la parola d'ordine è stata: novità. Che non significa essere migliori, ma solo pensare calcio in un'altra maniera. Impresa non semplice. Per questo va apprezzato il coraggio. Sarebbe stato più semplice lasciare - almeno all'inizio - certe sicurezze al gruppo per poi tentare la strada del cambiamento. Daniele ha evitato la diplomazia e in campo ha messo le sue idee, che sono distanti da quelle di Mou che, non dimentichiamolo, ha portato la Roma a giocare due finali europee.

LE DIVERSITÀ
Parliamo di cose visibili. De Rossi non ha abbandonato l'idea di giocare a tre (o tre e mezzo, come ai tempi di Spalletti, con lui in campo), ma è partito schierando una difesa a quattro, facendo scelte precise, come ad esempio giocare con un offensivo in più. Scelte che hanno anche un aspetto negativo. Ci ha fatto capire che Zalewski ed El Shaarawy, per lui, non sono terzini e quindi a sinistra, come esterno basso, ora ha un solo elemento di ruolo, ovvero Spinazzola, e tra l'altro ora non ha più nemmeno lui (fastidio alla coscia, con il Verona è durato 28 minuti). Questo lo ha costretto a schierare lì un fuoriruolo a partita in corsa, cioè Kristensen. Il danese è abituato, con Mourinho ha fatto l'esterno destro e il centrale dei tre. Per il resto, ognuno era nella sua posizione naturale, fatta eccezione per Dybala il quale, nel ruolo di esterno alto, deve sobbarcarsi un lavoro di copertura che, con l'attuale condizione fisica, non può svolgere quel compito a pieno.

Nella squadra si sono evidenziati due aspetti tattici diversi dal recente passato. 1) La ricerca del possesso palla. Che però deve essere veloce e continuo, per dominare il gioco, senza ricorrere al lancio lungo. Poi, la squadra si è allungata e sono sopraggiunti i vecchi problemi e incubi. 2) La ricerca continua di occupare in massa l'area di rigore avversaria, con gli inserimenti delle mezze ali. Il secondo gol è un esempio lampante: ElSha non riesce a controllare la palla servita da Lukaku e subito dietro aveva Pellegrini, che ha segnato la rete del raddoppio.

La difesa a quattro consente in fase offensiva di avere un esterno, il destro (Karsdorp) a giocare molto avanzato, un po' in mezzo al campo e un po' tra le linee. Cosa che fa meno il sinistro, che si chiami Spinazzola o Kristensen. Cosa non è andato? I pochi cambi veri a disposizione hanno costretto De Rossi a lasciare in campo una squadra stanca, che nell'ultima mezz'ora ha smarrito le nuove identità. Ha perso velocità e leggerezza e per difendere il fortino è stato costretto a tornare ai cinque difensori, lasciando l'iniziativa al Verona. Cosa che non vorrebbe più vedere. Contro la Salernitana DDR avrà di nuovo a disposizione Mancini e Cristante (non Paredes e probabilmente non Spinazzola). Sarà un test diverso, più difficile. Ma tutto da studiare. Lui è entusiasta e il post che ha pubblicato ieri ne è la dimostrazione. «Le voci, gli sguardi e gli abbracci dell'altra sera non li dimenticherò mai. Ma soprattutto non dimenticherò i giocatori, i tifosi ed ogni singolo componente del club, persone che mi hanno accompagnato e hanno fatto in modo che questa serata fosse incredibilmente piena d'amore per me. Parliamo spesso di punti da fare o qualificazioni a questa o a quell'altra coppa, ma il più importante degli obiettivi da raggiungere è riportare squadra, tifoseria e società ad essere una cosa sola. Perché poi per molti di noi è proprio una cosa sola che ci unisce: La Roma».
di Alessandro Angeloni
Fonte: Il Messaggero
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