La politica ha interessi a breve termine, ma la memoria lunga. Per questo, nonostante - doverosamente - il Comune escluda qualsiasi ricaduta sulla questione legata al nuovo stadio della Roma a Pietralata, la scelta del club giallorosso di legarsi a Riad (concorrente della Capitale come sede dell'Expo 2030: 10 miliardi di ricaduta economica in ballo) ha terremotato gli umori in Campidoglio. Se il sindaco Gualtieri si è detto "sorpreso" dalla decisione - tra l'altro portata a conoscenza del Primo Cittadino solo la sera prima dell'annuncio - altri hanno stigmatizzato soprattutto il metodo, nonostante i 25 milioni d'incasso in due anni siano davvero soldi importanti per il club. Così adesso c'è la sensazione che alla presentazione definitiva del progetto per il nuovo impianto, che avverrà fra fine dicembre e i primi di gennaio, la Roma dovrà rispettare alla lettera le prescrizioni fatte dall'amministrazione al momento della concessione del Pubblico Interesse, altrimenti le tempistiche potrebbero allungarsi, facendo sforare l'obiettivo di inaugurarlo nel 2027, anno del centenario del club.

LE POLEMICHE — Se il presidente della Commissione Trasporti, Giovanni Zannolla, ha chiesto infatti che il progetto dello stadio sia fatto con il massimo del rispetto delle prescrizioni date alla Roma, quello della Commissione Lavori Pubblici Antonio Stampete ha voluto stigmatizzare la scelta della Roma di legarsi a "Riyadh Season" a causa della mancanza di rispetto dei diritti umani dell'Arabia Saudita. Tema che il calcio nel suo complesso, comunque, sembra avere by-passato da tempo. Più esplicito ancora è stato Fernando Bonessio, presidente della Commissione Sport. Prima aveva parlato di "mancanza di carineria e mancanza di chiarezza" da parte del club, per poi concludere: "Non voglio arrivare a dire: "lo stadio vattelo a costruire a Riad", ma la delusione è forte", aveva affermato a New Sound Level. Poi è tornato alla carica così. "Era opportuno che ci fosse questo sponsor in questo momento? Il valore di questo sponsor vale i 90 anni di concessione dell'area del presunto nuovo stadio? - ha detto a Rete Sport -. Nei primi quattro incontri del Dibattito Pubblico non sono stati affrontati problemi suggerendo proposte di modifiche, ma solo interventi generali di alcuni tecnici. Probabilmente la gente, i comitati, i cittadini si aspettavano delle proposte per risolvere questioni come ad esempio l'aumento dei convogli della metro sul tratto Rebibbia, Stazione Tiburtina, Bologna, oppure la questione dell'inquinamento acustico legato allo stadio. Spero che queste risposte arrivino quando la procedura di approvazione del progetto finale del tornerà in aula per dare il mandato al rappresentante del Comune, attraverso il Sindaco, per partecipare alla Conferenza decisoria insieme alla Regione". La difesa, quindi, è toccata all'assessore all'Urbanistica, Maurizio Veloccia. "Il progetto dello stadio e lo sponsor sono due questioni che sarebbe del tutto improprio accostare - ha detto al Romanista -. Poi ci possono essere considerazioni di carattere personale ed emotivo che alcuni consiglieri possono aver espresso. Il punto vero ed ineludibile è che per fare lo stadio bisogna che il progetto definitivo rispetti tutti i crismi, e questo è sempre stato così, indipendentemente dallo sponsor che c'è sulla maglia".

COMITATO — Una cosa pare comunque certa: gli appuntamenti del Dibattito Pubblico conclusisi questa settimana non hanno convinto i Comitato del No allo stadio di Pietralata. In un documento, infatti, scrivono tra l'altro. "Il tentativo da parte della Giunta Capitolina di perorare questo inutile progetto camuffandolo come di pubblico interesse si arena davanti all'incapacità di garantire un semplice quanto dovuto processo partecipativo, fatto di un sano confronto democratico basato su documenti, informazioni e proposte. L'unico vero risultato raggiunto è l'assoluta mancanza di risposte che contrasta con l'altrettanta assoluta pretesa di richiedere ai cittadini un atto di fede basato sulla "conoscenza" di chi continua a mostrarsi come un interlocutore qualificato ai soli occhi di chi non vuol vedere un fallimento preannunciato". Parole dure, che stridono con i quasi 600 milioni che i Friedkin, dopo i relativi aggiustamenti del progetto, alla fine potrebbero spendere. Ma i giochi sono aperti. Una cosa è certa: la luna di miele con il Comune per ora è congelata. Per questo il progetto, atteso fra un paio di mesi, dovrà essere inattaccabile.