In campo per Mihajlovic. Totti: "Mi mancherai, amico mio"
L'ex capitano della Roma è in Qatar per giocare il torneo delle leggende, ma diventa un giorno tristissimo per tutti. Da Zanetti e Albertini a Shevcheko e Cordoba fino a Nesta, Materazzi e Vieri: l'addio a Sinisa coinvolge tanti ex compagni e colleghi
Sabato 17 dicembre 2022
DOHA - Si tocca il petto, fa girare la mano per spiegare che lo stomaco è in subbuglio. Alessandro Nesta è semplicemente distrutto per la notizia che non avrebbe mai voluto sentire. Se ne va il suo compagno di difesa nella Lazio dello scudetto ma soprattutto un amico dal quale ha imparato molto: «Non riesco a dire nulla, datemi un giorno per favore». Era venuto qui in Qatar per giocare il torneo delle leggende Fifa, per un evento spensierato, lascia lo spettacolare circolo di Doha con il dolore nel cuore. Affiderà il commento ai social poco dopo: «Mister, sei stato un guerriero. Un esempio per tutti noi e soprattutto per me. Non ti dimenticherò mai». Più cruda la reazione di Marco Materazzi, un altro grande difensore che ha giocato con Mihajlovic nell'Inter. Passa, allarga le braccia poi grida: «Ragazzi, in questi momenti non c'è proprio un c... da dire». Accanto a lui c'è Bobo Vieri, che pure ha condiviso tanti momenti di spogliatoio. Scuote la testa e sfila via, senza parlare.
L'omaggio
A trovare le parole giuste è Javier Zanetti, vicepresidente dell'Inter: «Sono molto triste, è morto un amico e un lottatore. Ci ha dato tanto. Mando un forte abbraccio alla sua famiglia. Ci siamo messaggiati negli ultimi tempi ma purtroppo questa tremenda malattia ha colpito ancora. Sinisa resterà sempre con noi, il dolore è immenso». È il turno di Andriy Shevchenko, anche lui sconvolto: «Era una bella persona e un ottimo lavor atore . Sono addolorato, non sono cose che lasciano indifferenti».
Il profilo
Demetrio Albertini entra in profondità nella descrizione di chi era Sinisa: «Con lui ho vinto una Coppa Italia alla Lazio. Era un leader naturale, un calciatore di temperamento e qualità con una famiglia meravigliosa. Sono molto dispiaciuto. Era uno di noi, aveva quasi il passaporto italiano. Si faceva sentire, con gli sguardi e con le parole. Sapeva usare il bastone quando serviva o anche la carota perché era un ragazzo sensibile. E non si tirava mai indietro quando c'era da soffrire. Sembra strano parlare sempre bene di chi non c'è più ma Mihajlovic era veramente così».
di Roberto Maida
Fonte: Corriere dello Sport
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