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Coronavirus, Conte a Lodi: "Non possiamo riaprire di più. Il rischio contagio di ritorno è concreto"

Martedì 28 aprile 2020
Il presiente del consiglio parla dalla prima provincia colpita dall'epidemia: "Mi dispiace per quei cittadini rimasti delusi, ma il nostro obiettivo prioritario è la tutela della salute e non possiamo da una settimana all'altra cambiare obiettivo". Sugli attacchi del leader di Italia viva: "Non sono al corrente delle sue dichiarazioni, sono tornato a Roma alle 4. A me tocca decidere con tutta la responsabilità del caso". E chiede un atto d'amore alle banche: "Facciano un grande sforzo per erogare liquidità alle imprese che hanno bisogno. Venite incontro a queste richieste"

Predica cautela e tiene alta l'attenzione sul rischio di un contagio di ritorno. Ma risponde anche a Matteo Renzi, che dalle pagine di Repubblica ha definito l'ultimo decreto del presidente del consiglio come "uno scandalo costituzionale". "Renzi? Non sono al corrente delle sue dichiarazioni, sono tornato a Roma alle 4. C'è libertà di pensiero, a me tocca decidere con tutta la responsabilità del caso", dice Giuseppe Conte da Lodi. Se ieri il premier era stato per la prima volta a Milano dall'inizio dell'epidemia, oggi parla dalla prima provincia colpita dal coronavirus. Ed è costretto a occuparsi non solo dell'emergenza ma anche degli attacchi al suo esecutivo, provenienti da uno dei leadere della stessa maggioranza.

"Rischio contagio di ritorno è ancora molto concreto" - Ma è sopratutto la Fase 2 l'argomento principale del presidente del consiglio. Il senso delle dichiarazioni del premier è lo stesso di 24 ore: riaprire tutto ora è ancora troppo rischioso. "Abbiamo fatto qualche passettino in avanti, per qualcuno non è sufficiente ma non possiamo fare di più. Io sono il primo che vorrebbe allentare le misure però per adesso dobbiamo ancora procedere così". Conte ha implicatamente citato il report dell'Istituto superiore di Sanità che ha convinto il suo esecutivo a battere ancora la strada della prudenza anche dal 4 maggio. Quanto tornerarnno a lavoro 4 milioni di persone. "Abbiamo visto in altri Paesi i rischi che si affrontano. Noi stiamo già affrontando un rischio: dal 4 maggio 4,5 milioni di lavoratori torneranno a lavorare, prenderanno i mezzi pubblici ma anche il mezzo privato può essere un rischio. Le scuole devono rimanere chiuse e non possiamo allentare sulle relazioni sociali: per qualcuno non è sufficiente ma non possiamo fare di più. Affrontiamo un rischio calcolato, su base scientifica: il documento dell'Iss è stato alla base delle nostre decisioni, che sono tutte nostre. Le rivendichiamo". Dalla prossima settimana, dunque, "creeremo più occasioni di contagio" e il rischio "che i focolai possano riesplodere". E quindi "il rischio di un contagio di ritorno è molto concreto". Per questo motivo il premier ha continuato a predicare la necessità di "agire con ragionevolezza, con prudenza" . "Non possiamo permetterci di aver una situazione fuori controllo. Io ho parlato di chiudere i rubinetti in caso di nuovi focolai, in questa prospettiva ci si è adoperati ad allentare qualche misura sociale, ma essendo sempre pronti ad intervenire", sono le parole del capo dell'esecutivo.

"Per il futuro importanti test sierologici e app" - Come già aveva fatto ieri, il presidente ha praticamente risposto ai malumori di chi si aspettava un repentino ritorno alla normalità dalla prima settimana di maggio: "Non possiamo permetterci adesso di procedere con avventatezza e improvvisazione e per questo il lavoro di esperti e tecnici è stato prezioso. Mi dispiace per quei cittadini rimasti delusi, ma il nostro obiettivo prioritario è la tutela della salute e non possiamo da una settimana all'altra cambiare obiettivo". Spiragli per il futuro? Se la situazione rimarrà sotto controllo dopo il 4 maggio, ci saranno "ulteriori passi significativi". Ma per arrivarci prima saranno "importantissimi i vari test, sia il tampone sia quelli seriologici: man mano che diffonderemo questi test e che coinvolgeremo la popolazione, avremo un patrimonio informativo che ci consentirà di muoverci in questa seconda fase con maggior avvedutezza e sicurezza". Ma sarà importante tenere d'occhio sempre i dati: "In questo è importante il contributo dei presidenti delle Regioni - dice Conte -per un database sempre aggiornato", con "stress test della terapie intensive. Incrociando dati, nella prospettiva piuttosto concreta che la curva possa risalire, noi possiamo localmente chiudere i rubinetti, senza buttare al mare gli sforzi fatti. Lo dobbiamo a noi stessi". Tra gli strumenti per combattere il contagio anche l'app. "La fase due - ha detto il premier - prevede il tracciamento dei contatti, da qui la App che cercheremo di rendere disponibile quanto prima" per "chi vorrà" utilizzarla, "chi non vuole, per le leggi sulla privacy, non possiamo obbligarlo".

"Chiedo alle banche un gesto d'amore" - Sul fronte economico il presidente del consiglio ha lanciato un appello al sistema bancario affinchè "faccia un grande sforzo per erogare liquidità alle imprese che hanno bisogno. Venite incontro a queste richieste". C'è una "difficoltà nel rispondere a tutte le richieste, perché le sofferenze sono tali che è difficile, ma cercheremo di dare risposte a tutte le categorie sociali". Per Conte si tratta di "un atto d'amore che chiedo alle banche". Dal decreto Aprile, invece, il capo dell'esecutivo ha ripetuto che "verranno risposte, ma non risolveremo tutti i problemi, questo dobbiamo dirlo a cittadini: è difficile rispondere a tutte le richieste, ma cercheremo di intervenire in modo serio e cospicuo, incisivo per dare risposte a gran parte delle classi sociali. C'è tanto da fare per dare grande sostegno alle famiglie in sofferenza ai lavoratori e alle imprese, che saranno il pilastro di questo intervento".
Fonte: ilfattoquotidiano.it
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