Dopo una partita come quella di ieri è difficile non essere ottimisti per le partite di coppa e campionato di questo finale di stagione. Ma i conti si fanno alla fine, quindi tratteniamo ancora per un po' il fiato. A bocce ferme vedremo quali meriti e quali colpe saranno da assegnare ai singoli, alla squadra, ai tecnici e ai dirigenti.
Ma una cosa vorrei sottolinearla sin da ora: mi sembra di percepire - nella squadra, in società, sugli spalti, in città - un entusiasmo crescente e collettivo che ho riscontrato solo poche altre volte nel passato. E persino in questo forum leggo commenti positivi anche da parte di chi (a me sembra) tende di solito al pessimismo.
Si dice che a Roma ci esaltiamo oltremisura alla prima occasione, ma stavolta non avete l'impressione di vivere un'annata davvero eccezionale? Sembra che tutti i pezzi del puzzle stiano andando finalmente al loro posto, e che anche dal punto di vista mentale l'atmosfera sia cambiata in campo e fuori.
Godiamocelo questo momento, ne vale la pena, indipendentemente da come finirà quest'avventura. Perché il calcio, anzi, il tifo, in questo consiste: in un godimento del cuore, non in una "semplice" esperienza estetica. Perché noi non siamo degli spettatori che semplicemente guardano una partita per svago. No, noi siamo emotivamente coinvolti non solo durante la partita ma anche nel nostro conversare lungo i campionati, gli anni, la vita intera.
Siamo dei veri e propri malati ("tifo" è in primo luogo il nome di una malattia, non ce lo scordiamo), malati cronici, perché non possiamo e soprattutto non vogliamo guarire da questa passione - passione non per il calcio, ma per la Roma.
Bene, e dopo questo sermone, voglio chiedere con grande simpatia a Frustrato: se vinciamo la coppa e ci qualifichiamo per la Champions, cambierai il tuo nick in Frustratodal2023?
Saluti romanisti