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La Parola ai Tifosi
La Roma non si discute, si ama!

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¿Hombre vertical?
Entrai nel forum nell'estate del 2011, quando Luis Enrique arrivò alla Roma, e torno a scrivere undici anni dopo, quando LE è uscito dal Mondiale. Una coincidenza che vale forse un commento sulla traiettoria del Nostro.

Sono sempre stato convinto che LE sia il tipico allenatore che sa vincere solo se ha dei campioni a disposizione. In Spagna, prima di venire da noi aveva allenato per tre anni la primavera del Barça in Segunda B (che corrisponde alla nostra C), arrivando quinto, poi secondo, e poi terzo in Segunda A.
Poi ci fu il viaggio a Trigoria, portandosi appresso giovani como Bojan (chi era costui?) e lanciando giovani locali come Verre, mettendo in panchina Totti (ma eseguiva probabilmente ordini dei nuovi proprietari), facendoci buttar fuori ai preliminari di EL dal Bratislava, e lasciandoci a fine campionato al 7º posto con 56 punti, il peggior risultato dal 2004-5. Di quel campionato ricordo un gioco sterile, tanto possesso palla, difesa altissima ed eterni passaggi orizzontali fino a che perdevamo palla e prendevamo (vari) gol in contropiede. Ricordo solo due partite giocate davvero bene (contro Bologna e Inter) e parecchie con pochissimi o nessun tiro in porta. La sua vicenda alla Roma si concluse in modo emblematico con lo psicologo da lui voluto per gestire la tranquillità del gruppo (il cosiddetto mental coach) che cercava de mena' all'arbitro alla fine dell'ultima partita...

Si prese un anno di pausa prima di allenare il Celta. Arrivato in Galizia la prima cosa che fece fu far sedere in panchina il capitano e idolo locale (non ne ricordo il nome), e il Celta terminò la competizione al 9º posto.

Poi ci fu il Barça per tre anni. E anche lì sin dall'inizio schiaffò in panchina Messi (fino a che l'argentino non chiese spiegazioni alla dirigenza...) per poi vincere Liga e Champions con una squadra da paura.

CT della Spagna dal 2019 (con un intervallo dovuto a una sua terribile vicenda famigliare), raccoglie polemiche (se seguite la stampa spagnola lo sapete) e risultati non eccezionali, considerando il materiale a sua disposizione.

Ora, avete visto la Spagna contro il Giappone? (sconfitta e record dei mondiali: 83% di possesso palla) Sembrava di vedere la Roma di undici anni fa. Ma quale biscotto? E contro il Marocco? Gioco sterile e sconfitta.

Il tikitaka lo puoi fare con i mostri sacri in squadra, altrimenti è un gioco ormai datato contro il quale è facile prendere le contromisure.

¿Hombre vertical?
 
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Caro Luigi, cari amici, ...dicett'o parulàne: embè parlàmme, pecché si arraggiunàmme chisti fatte c’i spiegàmme... Eqquindi, dopo aver chiesto a Luigi se il ritorno al nick "...dalla Spagna" significa che è ritornato lì, "...dall'Umbria" dov’era rimpatriato prima di lasciare il Forum (= pura curiosità d’amico che ha perso il suo cell e vorrebbe ricontattarlo..) provo a ragionare così:
1) reputo il richiamo a LE alquanto occasionale, legato al flop spagnolo in Qatar, xché LE NON ci riguarda da 10! anni: in cui la sua malaprova fra noi dipese dal fatto che non si "gioca alla Guardiola" con difensori mediocri o diversamente abituati (anche se Kjaer NON era così farlocco…). Ricordo anche che Luigi, che stimo, fu il pre-vidente coniatore del poi dimostrato termine "LE il FOLLE", ed io di quello del non meno provato (a Roma...) "Hombre Vertical". Dove il "Vertical" NON era riferito né alla sua Qualità tecnica di propositore di moduli calcistici, né alla verticale dimensione dei suoi risultati di campo, sibbene alla sua personale onestà intellettuale: che gli permise -UNICO fra tutti i coach dell'era Pallotta- di DIMETTERSI senz'aspettare d’essere cacciato per tenersi il soldo (cosa che non fe' neppure il "virtuoso/onesto" Zeman...).
2) Ma siccome Luigi fu pure un "socio fondatore" di questo Forum romano-mericano, opino che il suo odierno richiamo a LE, 1^ coach di quest'era, non sia estraneo al ricordo che Egli ha di quella frattura(?) che da allora si appalesò nella Famiglia Romanista di questo Forum, destinata nell'era mericana a creare altre faglie che, paradossalmente (per le tesi/argomenti necessari a un più evoluto “dibattito”) contribuirono pure a progressivamente depurarvi sgrammaticature e scorciatoie offensive di tipo più "primitivo": come quelle vs me di qualche ragazzino più aggressivo…
Perché, alla fine, se è vero quel che sostenevano certi miei amici sessantotteschi, eccioè che vince chi sa più parole (e allora eran pochi quelli che ne conoscevano tante…) oggi che per fortuna siamo molti a conoscerne di più dovrebbe essere scongiurato a, chessò, un Johnny (=sgrammaticato, vero/presunto, migrante italo-mericano) di essere marchiato "troll" perché magari insistente/ripetitivo nelle sue tesi circa, chessò, l’importanza del “collettivo” rispetto ai “campioni”: se penso alla tolleranza che questo stesso Forum ha riservato a un mare di furbettini col multi-nick ben più “violenti” del Johnny, non posso non unirmi all’auspicio di Valerio. Forza Roma.
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Che bello leggere i vostri post.
Equilibrati, argomentati.
Vero che i Friedkin hanno rilevato una situazione difficile, ma lo sapevano.
Squadra indebitata, con una rosa modesta (l'ossatura sono gli scarti dell'Atalanta), problema stadio da risolvere (il progetto Pallotta era un quartiere con dentro ANCHE uno stadio), rapporto con i tifosi da ricostruire, scelta di un allenatore "trainante" e non uno yesman che non aveva voce né con la società (le decisioni venivano prese a Londra, con Baldini) nè con i giocatori (vedasi la vicenda Fonseca -Dzeco.
Per ricostruire ci vorrà tempo e pazienza.
Dajee
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D'accordo sui Friedkin. Non solo è gente seria, ma anche competente. Non di calcio in sé, ovviamente, ma di come si opera nel settore dell'entertainment (e in fondo di questo si tratta quando parliamo di calcio). Per i "nuovi" americani la Roma è il fine e lo stadio è il mezzo, mentre per Pallotta la Roma era il mezzo e lo stadio il fine.

C'è stata poi la mano tesa verso la città e i tifosi con tanti piccoli e grandi gesti: l'abbassamento dei prezzi per le partite, il recupero dei loghi storici (persino il lupetto dell'epoca di Viola), la partecipazione ad attività sociali e di beneficenza, la presenza costante a Trigoria e all'Olimpico...

E si stanno muovendo con tatto e intelligenza sullo stadio: la location è stata scelta tenendo conto dell'urbanistica, dei collegamenti già esistenti, della destinazione d'uso della zona, e non seguendo logiche speculative (per inciso: la scelta di Tordivalle fu fatta a mio avviso in primis perché quei terreni - che presentavano note criticità dal punto di vista idrogeologico e ambientale - appartenevano al socio scelto da Pallotta, Parnasi, poi arrestato assieme ad altre persone per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione proprio per la vicenda stadio; non so a che punto sia la vicenda giudiziaria).

Inoltre i Friedkin hanno stabilito buoni rapporti con il Comune e anche se ultimamente sono sorte delle difficoltà (parte dei terreni di Pietralata vennero espropriati negli anni 80 nell'ambito delle operazioni urbanistiche legate allo SDO e ai Mondiali del 90 e i vecchi proprietari ora avanzano pretese, ma a questa storia si potrebbe dedicare un altro post...).

Insomma, concordo con te: bisogna dare tempo a questa dirigenza, che parla poco (quasi niente) ma agisce molto bene, considerata la situazione societaria che hanno ereditato e i limiti imposti dalla legislazione.

Ed è stata intelligente la scelta di prendere Mou: ideale per la gestione dello spogliatoio, furba dal punto di vista mediatico, finora azzeccata nel rapporto con i tifosi (andiamo verso il 18º sold-out di fila...) e soddisfacente dal punto di vista sportivo: un trofeo al primo anno - anche se da serie C europea - non è da buttar via, perché noi quello eravamo e questo siamo: una squadra di serie C, che ora è in B e che per quest'anno ha l'obiettivo della promozione in A.

Come dici tu, ci vuole pazienza: aspettiamo giugno per tirare le somme.
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LE è acqua passata.
Guardando un po' più avanti, ho l'impressione che il bubbone calcio stia scoppiando e il pus schizza da tutte le parti.

"Vincere non è importante, è la sola cosa che conta" questo il motto di Casa Agnelli. E abbiamo visto dove questa interpretazione criminale dello sport li ha portati, prima con Moggi & C. e adesso con Andrea Agnelli, Paratici e Nedved.

Ma anche Inter e Milan sono piene di debiti. Potrebbe aprirsi, ironia della sorte (dico così perché ADL fino a 3 mesi sbandierava di volersi disfare del Napoli) un ciclo d'oro proprio per il Napoli, perché non solo ha indovinato tutti i suoi ultimi acquisti, ma è anche una delle poche società in Italia con i bilanci a posto. E ADL potrà starci antipatico finché si vuole, ma bisogna levarsi tanto di cappello.

In quanto a noi, siamo pieni di debiti come le strisciate ma, almeno, i Friedkin sono persone serie e oneste, fanno il passo secondo la gamba e stanno cercando, contemporaneamente, di risanare il bilancio, mantenere la squadra competitiva e fare 'sto benedetto stadio. Un compito colossale, che si può affrontare solo stando tutti i giorni sul pezzo come fanno loro, mentre Pallotta lo voleva fare da Boston, facevano una telefonata ogni tanto a Baldini, che stava a Londra. Roba da incubo.

In ogni caso i Friedkin meritano la nostra pazienza e il nostro sostegno. L'Uefa ci ha messo i paletti e sono paletti che costano cari in termini di competitività. Si può rispondere solo in due modi: tirando la cinghia e cercando di fare il meglio possibile con quello che abbiamo, oppure fare come i gobbi, truccare i bilanci, infrangere tutte le leggi, sentirsi impuniti e impunibili, puntare a fare superleghe di privilegiati e fregandosene dell'etica e dello sport. Ma noi, e qui credo di poter parlare per tutti i romanisti o comunque per la gran parte di noi, preferiamo giocare pulito e se vinciamo lo vogliamo fare senza barare.
Se era "il vincere a tutti i costi" che ci interessava, allora saremmo stati juventini, no?
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Sono d’accordo con Roberto.
LE è hombre vertical perché de coccio, come si dice a Roma.
Quindi cade verticalmente.

Scusate ma comunque non mi sembra che nessuno nel forum amasse LE.
Forse io sono arrivato nel forum dopo quel periodo.

Ma come se fa’ a amare quello che LE ha fatto alla Roma?
È come apprezzare il contributo di Pastore con la Magica.


Forza Magica Roma
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Sì, certo, è lo schema di gioco che deve adattarsi alla rosa, non viceversa. Altrimenti sarebbe come dare a un cuoco patate, zucchine e fagioli e dirgli "Adesso con quegli ingredienti fammi un pollo alla diavola".

Siccome sono ere geologiche che la Roma non ha terzini decenti, sia Fonseca, sia lo stesso Mourinho, hanno dovuto cambiare la formula per adeguarsi alla (triste) realtà delle fasce romaniste, passando alla difesa a 3, che non era la prima scelta di nessuno dei due.

A volte leggo che i vari allenatori dovrebbero mettere i giocatori scarsi (e ce ne sono molti nel calcio moderno, tutto fisico e niente tecnica) a palleggiare contro un muro, visto che gli mancano i fondamentali (passaggi, stop, dribbling, ecc.). Anche lì, è più facile a dirsi che a farsi.
È come se il capoufficio di un ingegnere appena assunto lo mettesse a scrivere per ore, su un quaderno a quadretti, le tabelline. Quello, se ha un po' di dignità e non è alla fame, si alza e se ne va. Figuriamoci i nostri milionari!

Affinché un allenatore possa plasmare un po' i giocatori e il gioco della squadra, deve prendere una squadra di giovani o con giocatori non ancora affermati (il Leicester del primo anno di Ranieri, per esempio).

Quando gli danno dei giocatori arrivati (bravi o meno bravi che siano) non può farci quasi più niente. Può dirigere gli allenamenti facendo fare le solite cose (niente di umiliante per i giocatori, né troppo faticoso), può decidere la formazione (se non l'ha già decisa la cricca dello spogliatoio), può decidere le sostituzioni durante la partita. Oltre quello può fare ben poco.

Se sgarra, si mette i giocatori contro, e in quel caso 9 volte su 10 la società prendere le parti dei giocatori, quindi l'allenatore salta.

Quello che mi piacque, nella decisione dei Friedkin di prendere Mourinho, fu che lui è il decimo di quei 10, cioè quello che se si mette contro un giocatore, salta il giocatore, non l'allenatore, così gli altri imparano a capire chi è che comanda.

Luis Enrique è un integralista. Voleva giocare alla Guardiola, ma senza i giocatori che aveva Guardiola. In più facendo fuori subito il giocatore migliore, e lì cala la notte.

Ma paradossalmente si può dire che, in effetti, LE è veramente un hombre vertical, perché se essere vertical significa "esse de coccio", lui lo è, e da lì non lo sposti.
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Sì, Roberto, avrei dovuto scrivere non "probabilmente" ma "forse". Resta il fatto che LE abbia un carattere un po' guascone che non si può assolutamente permettere (in spagnolo si dice che è "uno que va sobrado"), soprattutto se si arriva a una piazza come Roma avendo allenato solo le giovanili nella C e la B spagnole.

Al Barça accadde quello che dici tu: Messi la prese molto male, parlò con la dirigenza, LE fece dietrofront (anche perché le cose senza l'argentino in campo non andavano proprio per il meglio) e il clan Messi prese di fatto in mano la gestione delle partite.

Ma al di là del personaggio LE, mi sembra che nelle discussioni su allenatori e gioco che ho visto in questi undici anni di forum (perché chi esce da un luogo appassionante come questo poi continua a fare il lurker...) ci siano delle ambiguità nei termini usati che provocano certa confusione.

Per esempio, si parla spesso di "collettivo" come se si trattasse di una modalità di gioco. Nel calcio ogni schema, ogni impostazione di gioco è necessariamente "collettiva". Anche il catenaccio lo è. E non potrebbe essere altrimenti. Il problema è che ogni impostazione di gioco produce buoni risultati a partire da determinati fattori: 1) deve essere adatta alla tipologia di giocatori di cui disponi; 2) questi devono essere "di qualità"; e 3) nella partita deve contastare efficacemente l'impostazione del gioco del tuo avversario. Tralascio ora dinamiche tipo il rapporto allenatore/squadra, l'affiatamento fra i giocatori ecc., perché ora stiamo affrontando il discorso su un altro piano.

Quindi puoi essere, Luis Enrique, Spalletti o Mourinho, ma - che ci piaccia o meno il loro gioco - su questo piano il tuo successo dipende da aspetti che controlli solo in parte, perché due su tre (i numeri 1 e 2) sono fattori che dipendono dal materiale umano che la società di mette a disposizione.

Ora sto per forza generalizzando, ma in questi giorni in cui non c'è l'urgenza di commentare le partite, vediamo se si riesce ad avviare un discorso tecnico sereno su questi punti, magari ricordando cosa abbiamo visto in questi ultimi anni sul campo e negli uffici della AS Roma.
Un saluto
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Facendo una proporzione direi che:

Luis Enrique : Monchi = Pastore : Calcio

Luis Enrique alla Roma ha fatto tanti danni come allenatore, quanti Monchi come DS e Pastore come giocatore.

Sono gli orrori che abbiamo visto con Pallotta, che è stato uno dei peggiori presidenti che la Roma ha mai avuto, e che speriamo di non rivedere più.

Non c’è stato nessun biscotto col Giappone: la Spagna gioca e perde così, senza affondare mai, con 10000 inutili passaggi orizzontali, …

Non penso ci sia nessuno che lo rimpianga a Roma o nel forum.


Forza Magica Roma
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Il dubbio che la Spagna contro il Giappone avesse tikitakato troppo, fino a far pensare ad un biscotto, era venuto anche a me.
Troppo brutta per essere vera.
Però la ripetizione di questa inutile sequenza di passaggetti fatta anche con il Marocco ha dissipato ogni sospetto.
Bene ha fatto Luigi a ricordarci quel ridicolo primo anno della gestione LE/bostoniani.
Però, leggendo in giro sui forum, la PERSONA ha molti estimatori, e tale atteggiamento si è andato rafforzando dopo la terribile disgrazia che lo ha colpito.
Che dire?
A me questo tipo di gioco non piace, come non piace nemmeno quello di Mourinho, sin troppo difensivo.
Però quello che conta è sempre e solo il risultato.
"Mai schiavi del risultato" e "viva il bel gioco" è una cagata pazzesca.
Se la Spagna, giocando coi passaggetti laterali, vinceva, era tutto OK.
Così come se Mourinho vincerà un'altra Coppa festeggeremo (quasi) tutti.
Se farà un campionato da schifo e zero tituli, si beccherà le giuste critiche di (quasi) tutti.
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Concordissimo. Un sopravvalutato, ma di quelli grossi. Infatti il Barcellona, finché si faceva come diceva lui, passava da un disastro all'altro, finché la squadra, composta da campioni, non si ribellò e gli disse "d'ora in poi si fa come diciamo noi" e da lì ricominciarono i successi.
Questo è uno che non ne ha mai azzeccata una ma è uno di quelli che ha qualche santo lassù che lo porta in braccio e lo fa sempre stare a galla come un sughero.
Il suo calcio è una parodia del Guardiolismo.
Mi ricordo come schierava la Roma al calcio d'inizio: i due terzini sulla linea del centrocampo e i due stopper laggiù, lontani, appena fuori l'area di rigore. In mezzo, il niente.
Roba da brividi, roba che pure lo schieramento di Zeman sembrava prudente al confronto. E infatti, imbarcate su imbarcate...
Ma i giocatori lo amavano. Tranne i migliori, ovviamente, che lui faceva fuori regolarmente appena arrivato.
Difatti non condivido la frase: "mettendo in panchina Totti (ma eseguiva probabilmente ordini dei nuovi proprietari)" per due motivi, prima di tutto perché non lo sappiamo se questi ordini esistevano davvero e poi, anche ammesso che fossero esistiti, un allenatore con un minimo di personalità non avrebbe mai accettato di mettere fuori squadra il giocatore più forte della squadra. Terzo indizio, visto che ha fatto la stessa identica cosa sia al Celta che al Barca, ho proprio l'impressione che non abbia avuto nessun ordine dall'alto ma fosse proprio un vizietto tutto suo.
In ogni caso, i giocatori lo amavano perché gli faceva fare 2 ore di partitella pomeridiana e tutti a casa. Palestra niente. Borriello fu prestato alla Rube e quando arrivò dissero che aveva il tono muscolare di una mozzarella, a forza di fare gli allenamenti di Luis Enrique.
Insomma, è stato un grande giocatore ma un disastro di allenatore.
Speriamo non faccia più danni da nessuna parte e che non debba sentire più gente a Roma che lo rimpiange.
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