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La Roma dei Pellegrini. Gli ultimi due prodotti della Cantera giallorossa

Luca e Lorenzo con tanto in comune tra loro, non solo il cognome. Un papà "calcistico", sono ex attaccanti e hanno messo k.o. la sfortuna
Lunedì 08 ottobre 2018
Il 22 aprile del 1973 era tutto un altro calcio e un altro mondo, anche se forse proprio in quei giorni lì si gettavano le basi per l'era tecnologica. Pochi giorni prima, il 3 aprile, la Bell infatti sperimentò a Chicago la prima telefonata da un cellulare (all'epoca uso esclusivo della polizia). Il 22 aprile, invece, esordiva in Serie A Agostino Di Bartolomei, uno dei primi calciatori costruiti in casa dalla Roma. Oggi, 45 anni dopo, i cellulari gestiscono la nostra vita esattamente come la Roma prova a gestire il suo futuro con i talenti home made: Luca Pellegrini è solo l'ultimo di una lunga serie e ad Empoli si è andato ad affiancare all'altro Pellegrini, Lorenzo, ed ai due "monumenti" De Rossi e Florenzi. Per qualcuno qualcosa come "La grande bellezza".

DOPPIO BINARIO Doppio binario Ma se De Rossi e Florenzi sono oramai un capitale del calcio italiano, Luca e Lorenzo Pellegrini vogliono diventarlo presto. Con la spinta, la freschezza e l'esuberanza della loro gioventù. Anche perché poi in comune i due hanno davvero tanto, non solo il cognome. Perché sono nati nello stesso quadrante della città (Roma Est, tra Cinecittà e il Casilino), hanno entrambi dei papà che vivevano di calcio e nel calcio e hanno mosso tutti e due i primi passi da attaccanti, per poi cambiare ruolo proprio dentro il settore giovanile della Roma. Luca ancora oggi viene accompagnato a Trigoria da papà Mauro (che giocò un Viareggio con il Napoli al fianco di Ciro Ferrara) dato che è ancora senza patente; Lorenzo, invece, da papà Tonino riceve costantemente i consigli più saggi, lui che quando allenava i bimbi dell'Italcalcio prima e dell'Almas Roma poi ha spiegato al figlio i primi segreti del mestiere.

METAMORFOSI La loro vita, però, è cambiata proprio dentro la Roma. Perché Luca ci è arrivato da esterno d'attacco, a 9 anni, ruolo dove nel Tor Tre Teste aveva segnato caterve di gol, mentre Lorenzo quando iniziò a vestire il giallorosso era un centravanti ed esultava alla Montella. Poi proprio l'Aeroplanino, quello originale però, gli cambiò ruolo, portandolo a giocare a centrocampo, davanti alla difesa. Esattamente come Luca venne spostato a fare il terzino sinistro da Roberto Muzzi, un altro che nella Roma qualcosa ha lasciato. Poi, per entrambi, strada facendo ci si è messa anche la sfortuna, sconfitta con la tenacia di chi vuole farcela a tutti i costi: Lorenzo fu fermato per tre mesi per dei problemi cardiaci quando faceva gli Allievi, Luca ha subito un doppio grave infortunio nella scorsa stagione, quando sembrava in rampa di lancio non solo con la Primavera, ma anche con Di Francesco, che gli aveva messo gli occhi addosso già nel ritiro estivo di Pinzolo.

DINASTIA Ecco, oggi Luca e Lorenzo sono solo l'esempio finale di quello che James Pallotta, il presidente giallorosso, ha teorizzato qualche tempo fa: "Da oggi in poi daremo più spazio ai talenti del nostro settore giovanile e Di Francesco è l'uomo giusto per valorizzarli al meglio". Da quel giorno di Agostino Di Bartolomei sono quasi una trentina i prodotti costruiti in casa dalla Roma e lanciati in Serie A. Senza andare a scomodare i totem Totti, De Rossi e Florenzi, ci sono anche giocatori che sono arrivati fino all'azzurro (D'Agostino, Cerci, Aquilani e Romagnoli), che hanno lasciato il segno in Serie A (Daniele Conti, Lanzaro, Blasi, Curci, Bovo, Rosi, Okaka, Greco, Viviani e Verde) o che sono apparsi solo come delle semplici meteore (Marsili, De Martino, Virga e Piscitella). Oggi tocca a loro, gli ultimi due di una lunga dinastia (intervallati dall'esordio anche di Capradossi). Ieri dall'Inghilterra rimbalzava la voce di come il 64% dei tifosi dell'Everton, in un sondaggio, abbiano chiesto l'acquisto di Lorenzo Pellegrini (al posto Schneiderlin). Scintille di mercato, anche se poi Luca e Lorenzo rappresentano il futuro della Roma. Nel frattempo entrambi si godono l'azzurro delle nazionali: quella di Mancini per Lorenzo, l'Under 21 per Luca. E chissà che quell'azzurro non diventi qualcosa di infinito.
di Andrea Pugliese
Fonte: Gazzetta dello Sport
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