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Da Berbatov a Milinkovic fino a Malcom: quelli della retromarcia

Mercoledì 25 luglio 2018
Tu chiamali se vuoi ripensamenti. Rombo di tacchetti, poi subito marce indietro di giocatori in preda a improvvisi tormenti. Così precipita prima di decolare il colpaccio della Roma perché Malcom nemmeno sale sul volo, causa estrema chiamata da Barcellona. Monchi adesso prova a metterci una pezza, ma la memoria del calcio insegna che spesso il tradimento last minute si consuma con questa freddezza. Berbatov fece addirittura litigare Fiorentina e Juventus, salvo lasciare entrambe con un palmo di naso, per accasarsi poi in Premier League al Fulham. Stop e come back pure per Milinkovic, spedito per forza ai viola dal Genk: Sergej portò un bacione di Giuda a Firenze per poi scoppiare in lacrime in conferenza stampa perché aveva già promesso le sue future magie ad un'altra acquirente. Esattamente la Lazio, che pure qualche anno prima era stata beffata così dagli odiati cugini giallorossi per il compianto Astori, nonostante il disperato blitz del ds Tare nel ritiro del Cagliari a Sappada.

VIZIO CAPITALE - Nulla in confronto a quanto suc- cesse a Formello tre stagioni fa in panchina, quando il "Loco" Bielsa non si presentò il giorno prima della partenza per Auronzo, mandando il presidente Lotito su tutte le furie. Con una mail nella notte, l'ex ct del Cile disse di non essere stato accontentato nelle proprie richieste di mercato e fece cadere il contratto già firmato. Forse un vizio capitale, perché Roma rimane comunque una delle città più in credito con questa storia in generale. Nel 2006 Baldini si trovò addirittura a fare i conti con una mistica retromarcia. Il sudcoreano Lee Young-Pyo decise di rimanere al Tottenham all'ultimo secondo con questa surreale spiegazione: «Dio mi è apparso in sogno sta- notte e mi ha detto che venire in Italia non è la scelta giusta». Pure sacro e profano dunque si mischiano in questi inaspettati gesti, che spesso però sono il frutto di un mondo irrispettoso e viziato, non di sesti sensi. Per chiudere l'almanacco, infatti, basti ricordare pure la schizofrenia di qualche caso con la stessa maglia. Non solo il ritiro-dietrofront-ritiro a Verona come Cassanata suprema, l'anno scorso Donnarumma lasciò il Milan, salvo poi fare retromarcia con un bel contratto ultramilionario. Vado via, anzi no. Testacoda.
di A. Abbate
Fonte: Il Messaggero
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