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Gli arabi offrono un miliardo e mezzo per la Roma. Pallotta (per ora) non vuole vendere

Martedì 17 aprile 2018
Per il momento James Pallotta resiste e non sembra intenzionato a cedere la Roma nonostante la mostruosa offerta da un miliardo e mezzo di euro -compreso il business dello stadio - recapitata da un riservatissimo fondo arabo. Su tale proposta, persiste un'opzione di acquisto che scade il prossimo 31 maggio. La storia di questa trattativa tra gli arabi e il padrone della Roma si accende nel novembre del 2017 quando, nella sede della Reale Ambasciata dell'Arabia Saudita a Roma, il manager americano incontra i rappresentanti del ricchissimo fondo arabo e gli account di Unicredit, pochi e riservatissimi soggetti del gruppo bancario italiano destinati a trattare con il mondo finanziario arabo. Preliminari e convenevoli a parte, la prima offerta degli arabi è di un miliardo e mezzo di euro compreso il business del nuovo stadio, con tutte le cautele e gli accorgimenti del caso per proteggere l'investimento da eventuali stop o ritardi burocratici.

Pallotta però prende tempo, ma gli uomini di Unicredit riescono a fissare un altro appuntamento nel febbraio di quest'anno sempre a Roma, sempre con i rappresentanti del fondo arabo. Che, per demolire la resistenza del patron americano rilanciano in bello stile: confermata la proposta da un miliardo e mezzo, con aggiunta però di un main sponsor per la squadra da 50 milioni di euro a stagione per quattro anni, a patto che Pallotta si impegni a cedere il club entro il terzo anno. La cifra e l'impegno finanziario sono decisamente importanti se paragonati all'ultima cessione di un club in Italia: 740 milioni netti, compresi 220 milioni di debiti; in pratica, 520 i milioni pagati dai cinesi alla Fininvest per il Milan.

Nella partita tra la Roma e il fondo arabo c'è di mezzo ovviamente la variabile del nuovo stadio che fa alzare il prezzo. Da tempo, Unicredit sta lavorando a questa operazione: dalla eventuale cifra della cessione, l'istituto di credito incasserebbe una percentuale del 3%: qualcosa come 4 milioni e mezzo di euro. Ma Pallotta continua a resistere: il businessman americano è convinto che, una volta costruito lo stadio e stabilizzata la Roma nel giro Champions, il guadagno da un'eventuale cessione possa essere addirittura superiore alla proposta degli arabi; sua intenzione sarebbe quella di spacchettare il business, tra squadra, stadio e relativi immobili per far salire il prezzo. In questo momento, i risultati della squadra, almeno sul campo, con la semifinale di Champions conquistata ai danni del Barcellona, gli stanno dando ragione.

Pallotta è diventato presidente della Roma il 27 agosto del 2012, al posto di Thomas Di Benedetto, l'altro imprenditore americano che, insieme a Michael Ruane e a Richard D'Amore, aveva acquisito il pacchetto di maggioranza del club giallorosso nell'aprile del 2011. Successivamente, l'11 agosto del 2014, con un capitale da 50 milioni di euro ed un prestito da parte di Unicredit di altri 250 milioni ad un tasso del 7,5%, Pallotta rilevò il restante 31% del club, diventando il padrone della Roma. Dietro alle ultime vicende, ai rumors sul suo possibile disimpegno, sempre smentiti, adesso si copre dunque la proposta di acquisto degli arabi con opzione ancora viva fino al 31 maggio prossimo. Alle spalle, uno scenario da non trascurare con Unicredit che sta facendo pressioni sul manager Pallotta, perché rientri dal debito contratto nel 2014, oramai salito con gli interessi intorno ai 500-600 milioni. Da qui, l'evidente esigenza dell'americano di cedere i giocatori migliori sul mercato per fare cassa.
di P. Bargiggia
Fonte: ilprimatonazionale.it
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