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Roma, la svolta firmata Eusebio

Giovedì 15 marzo 2018
Adesso il debuttante Di Francesco è davvero al centro della Roma. L'ha definitivamente conquistata con la promozione ai quarti di Champions. Ha convinto chi lavora dentro Trigoria e chi va allo stadio, quindi la società che lo ha voluto dopo l'addio di Spalletti e la tifoseria che non lo ha mai abbandonato nemmeno nella frenata improvvisa tra fine dicembre e inizio gennaio. Soprattutto ha fatto presa su chi lo deve seguire in campo, negli addestramenti quotidiani e ovviamente nelle partite. Ha usato il lavoro e il dialogo, la chiarezza e anche la sincerità. È stato aziendalista quando ha dovuto sostenere la proprietà, ma ha saputo anche mettere le cose in chiaro per non bluffare davanti alla gente. L'abbraccio di Dzeko, davanti alla panchina, per celebrare la qualificazione è la sintesi del suo programma. E del patto fatto con il centravanti un mese e mezzo fa: Edin ha scelto di restare, Eusebio se lo è goduto nelle due sfide contro lo Shakhtar. Decisivi, insieme.

PENSIERO POSITIVO - Il calcio italiano, dunque, non è solo (s)Ventura. Fuori dal mondiale, ma al top in Europa con 3 allenatori nei quarti di Champions: Allegri, Montella e Di Francesco. La novità del torneo è proprio Eusebio. Che, al momento di prendersi il palcoscenico, si è presentato in pubblico come fa in privato. Si è stretto forte al suo gruppo, anche se lo avrebbe giustamente voluto più completo. Non ha, insomma, mai pianto per quello che gli è mancato, lasciando le lamentele ad altri colleghi magari più celebrati. Domenica sera, dopo Inter-Napoli, l'ultimo sfogo di Sarri: «Non siamo né la squadra più ricca né la più forte d'Italia: non abbiamo l'obbligo di vincere». L'ex tecnico giallorosso Spalletti, al termine della stessa partita, ha addirittura scaricato i suoi calciatori in diretta tv: «Non abbiamo mai giocato un grandissimo calcio, perché secondo me non abbiamo tutta quella qualità che si dice». Di Francesco non è così. Ha sempre cercato di migliorare ogni interprete, con una seduta video in più o un'esercitazione supplementare. O intervenendo, come all'inizio del nuovo anno, sulla preparazione atletica. «E prendendomi magari un rischio...». E ha chiarito quali difetti, lui per primo, avrebbe dovuto correggere.

BLOCCO UNICO - Mai diplomatico, sempre leale. Nello spogliatoio e fuori. L'impronta di Di Francesco è evidente. Con la priorità al collettivo. I giallorossi, quando fanno risultato, si comportano da squadra. Più del sistema di gioco, incidono la collaborazione tra giocatori e tra reparti. Il coro e non l'individualità. La sua Roma deve essere propositiva e al tempo stesso ordinata e solida. Ne ha parlato con i giocatori dopo i 2 ko di fila con lo Shakhtar e il Milan. Ai big, e non solo a loro, ha imputato l'atteggiamento timido e rinunciatario nella ripresa di Kharkiv. «Avrei dovuto cambiarne tanti, anche i più esperti» spiegò a caldo in Ucraina. Ma non li ha mai scaricati. E, dopo la sconfitta contro i rossoneri all'Olimpico, con loro ha rilanciato la Roma: 3 successi di fila, dall'exploit contro il Napoli a quello di martedì, in mezzo il 3 a 0 contro il Torino. Dzeko, De Rossi, Strootman, Nainggolan e Kolarov: ha puntato sui senatori per la svolta. Ma si è rivolto a tutti per tenersi stretta la Champions: «Siamo sulla stessa barca, l'occasione è unica». E, mettendo da parte il turnover, ha scelto la sua formazione base. E il 4-1-4-1 dinamico che gli permette di passare al 4-3-3 o al 4-2-3-1 per avere, nelle due fasi, l'equilibrio, la compattezza e l'efficacia. Cercando, nelle sostituzioni, l'interprete giusto per non stravolgere la traccia: Gerson per Under ed El Shaarawy per Dzeko, con Perotti nel finale a fare il centravanti, rimandando ancora il debutto di Schick nella competizione. Martedì ha cenato con familiari e amici in un ristorante al quartiere Flaminio e ha incrociato e scherzato con Chivu. Semplice pure nella thanksgiving night. Grazie a lui, dopo 10 anni, ecco di nuovo i quarti, traguardo inedito per la proprietà Usa che ora avrà meno pressione dal Financial Fair Play con i 60 milioni di introiti Uefa. «Staccate la spina» ha invece detto ai giocatori. Giorno libero e appuntamento stamattina. Normale concessione che però non è una novità.
di U. Trani
Fonte: Il Messaggero
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