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L'incrocio dei bomber. Roma-Napoli è anche Dzeko contro Mertens

Venerdì 13 ottobre 2017
Ancora con la storia che non si può dire bene di Dzeko perché prima se ne diceva male. Basta. Se ne diceva male perché andava male, maluccio, e lui stesso non si nascondeva dietro alle scuse. «La colpa è mia», andava ammettendo il centravanti bosniaco. Gli si dava dell'Edin Cieco durante la sua prima stagione in giallorosso, partita in tromba e terminata quasi con un addio prematuro. Troppe offese? Non esageriamo. Quelle erano battute, romanità, ironia, le offese sono altre, sono quelle preventive, quelle senza motivo. E poi a Roma è stato criticato Falcao, figuriamoci se uno come Dzeko si spaventava davanti a qualche disappunto. Edin Dzeko diventava Edin Cieco, e pazienza, capita. Lui si è tenuto anche questo ed è andato avanti senza batter ciglio, da grand professionista. Oggi quell'Edin ci vede benissimo e sarebbe strano se qualcuno ancora lo prendesse in giro, qui ci starebbe la malafede. Invece tutti - al netto dei gusti personali, delle passioni, del mi piace più un bomber rispetto a un altro - riconoscono le qualità eccezionali di questo ragazzo splendido e calciatore meraviglioso. Tutti ci vedono benissimo, insomma. Meraviglioso per i comportamenti e per i numeri, perché davanti a un capocannoniere (lo scorso anno ha chiuso come re dei bomber della serie A) ci si inchina sempre, perché il calcio italiano lo denigrano tutti, ma fare gol qui, e tanti, non è mai facile. Lui dopo l'annata horribilis ha trovato una continuità vecchie maniere: 29 reti nel passato campionato, 8 in Europa League, capocannoniere in entrambe le competizioni, 2 in Coppa Italia, totale 39 centri stagionali in 51 presenze. In questi anni di Roma, 98 le partite giocate e 57 le reti realizzate, per finire sono 32 nell'anno solare che sta per salutarci (comprese quelle segnate con la Bosnia, ovvero 3) appena 9 in meno rispetto al re tra i re Cristiano Ronaldo.


LA GARA - Lo abbiamo lasciato a San Siro, con quel missile verso Donnarumma, andando sempre a segno nelle ultime cinque gare in cui è sceso in campo, realizzando due doppiette. A proposito di doppiette, lo scorso anno ha punito il Napoli al San Paolo due volte, proprio lui fu l'artefice di quella vittoria. E domani gli tocca di nuovo disturbare Koulibaly, che proprio in quella sfida gli ha gentilmente regalato un gol (perdendo un pallone sulla bandierina, da lì è nata l'azione della sua rete e poi ha replicato nel finale). Napoli significa match scudetto, e significa Mertens, l'altro bomber con cui è nata una sfida quasi insolita, inaspettata. Dzeko è uno dal gol facile e dal gol importante, ha segnato alla Juve, all'Inter, appunto al Napoli, alla Lazio, al Milan, in più si è divertito con tutte le altre, dall'Udinese al Benevento. Forte con le deboli e forte con le forti. Numeri da capogiro, ma ora Edin stai calmo, stai calmo (citando Manolas). Stai calmo perché il bello può ancora arrivare, o deve ancora arrivare e serve anche quella piacevole garra intravista (e qui siamo alla sorpresa vera) contro il Milan quando, preso dalla rabbia, stava per essere espulso e Manolas, che veniva raccontato come nemico di tutti (e suo), gli ha preso la testa, lo ha guardato negli occhi e dolcemente gli ha sussurrato: «Stai calmo, Edin». Lui si è calmato e poi ha deciso il match. Strano. E Di Francesco, che ha trovato un sistema diverso da Spalletti per stimolarlo ancora, a lui si affida sempre, mandandolo in campo oltre ogni legge del turnover. Lui, finché ce la fa, ecco lì, con quel sorriso gentile continua a mettere dentro il pallone, come nulla fosse. Dzeko è stato inserito nella lista dei 30 candidati al Pallone d'Oro di quest'anno, e non è un novizio: già nel 2009 è arrivato al tredicesimo posto della classifica finale. Giocava nel Wolfsburg, che la lasciato dopo 142 gare e 85 reti. Ora siamo di nuovo a quelle medie. Quindi stai calmo, Edin. O se ti fa piacere, agitati pure. Ora puoi tutto.
di A. Angeloni
Fonte: Il Messaggero
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