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Stati padroni e sceicchi: c'è un calcio con altre regole

Venerdì 05 agosto 2022
L'operazione con cui Wijnaldum sbarca nella Capitale suggerisce alcune riflessioni sul tema dei capitali del calcio e sulla presenza di azionisti indifferenti alle conseguenze economiche delle loro scelte, oltre che impermeabili alle politiche di controllo dei regolatori (Uefa in testa). Il Psg pagherà 5 dei 9,5 milioni percepiti dal centrocampista olandese (contratto fi no al 2024). Il Decreto Crescita farà il resto perché i 4,5 netti presi in carico dalla Roma diverranno 6 lordi. Praticamente, è come pagare 3 milioni netti a un giocatore proveniente dalla Serie A: un ingaggio tutto sommato "normale" per chi era considerato tra i più forti centrocampisti del football europeo. La Roma pagherà al Psg solo 2 milioni per il prestito e avrà un diritto di riscatto a condizioni vantaggiose. Questo può permettersi un club controllato da uno stato sovrano (il Qatar) sempre pronto a finanziare acquisti monstre: dai 220 milioni per Neymar ai 180 per Mbappé, passando per Hakimi (70), Di Maria e Cavani (65), Icardi (60). Un flusso di denaro imponente: 1 miliardo speso in sei stagioni per dominare la Ligue 1 senza toccare una Champions.

Aggiungete il City, controllato da un gruppo riconducibile all'emirato di Abu Dhabi che ha speso un miliardo in cinque anni ma almeno gode della vetrina della Premier. Entrambi sono stati appena sfiorati dalle maglie del Fair Play Finanziario (ben più dure contro altri club meno sponsorizzati) ma tutto si è sempre risolto con qualche blanda sanzione pecuniaria. A questi potremmo aggiungere il Chelsea in versione Abramovic, oligarca compromesso col regime di Putin a cui il governo inglese ha confiscato il club. Capace di sfidare le regole Uefa pagando 115 milioni per Romelu Lukaku: un acquisto clamoroso che la nuova gestione americana ha dovuto riavvolgere rimandando il giocatore all'Inter ma gettando nel cestino il più grande investimento degli ultimi anni. Anche Ziyech, preso dall'Ajax per 50 milioni, è sul mercato a parametro zero.

Così poca considerazione del denaro, nel momento in cui molti club ristrutturano il business per adeguarsi a un riposizionamento dei ricavi, suggerisce che la differenza tra un azionista finanziario (o industriale) e uno stato che può disporre di risorse illimitate, crea un doppio binario nel calcio europeo. C'è chi deve rendere conto degli investimenti agli azionisti e chi può cancellare acquisti fatti un anno prima senza preoccuparsi delle conseguenze economiche. L'altra considerazione su Wijnaldum riguarda i rapporti Roma-Psg. Tre settimane fa questo giornale rivelava un asse con Nasser Al-Khelaifi , grazie al quale Friedkin era entrato nel board Eca. La Roma aveva rinunciato a partecipare al Trofeo Gamper, in programma al Camp Nou. Avrebbe dovuto incontrare il Barcellona, uno dei ribelli ancora a bordo della Superlega. Pare che la richiesta del gran rifiuto fosse arrivata da Parigi. Il prestito di Wijnaldum a condizioni stracciate sembra confermare che i rapporti tra le due proprietà sono ottimi e che Al-Khelaifi sa ricompensare gli amici.
di Alessandro F. Giudice
Fonte: Corriere dello Sport
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