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Roma, Lorenzo (Pellegrini) ora è finalmente Magnifico

Sabato 18 settembre 2021
Cinecittà, esterno giorno, gli studi cinematografici sono a un passo. Anno 1996, è il 19 di giugno: comincia una storia, un film, non subito d'amore, ci vorrà qualche anno. Monica e Tonino danno alla luce Lorenzino, senza sapere che oggi, venticinque anni dopo, sarebbe diventato Lorenzo il Magnifico, capitano della Roma, uomo più rappresentativo dei giallorossi. Lorenzo sorride poco ma oggi è felice: gioca un calcio che innamora, ha una bella famiglia, Veronica è la moglie ed è padre di due figli, Camilla e Thomas, ha un fratello più piccolo, Francesco, che gioca nell'Atletico Lodigiani e una sorella più grande, che è solo sua tifosa. Pellegrini, il capitano della Roma, è nato e cresciuto calcisticamente nella zona di via Tuscolana, proprio sotto casa, nella squadra della Banca d'Italia. Papà Tonino ne era un dipendente e allenava i piccolissimi figli di altri suoi colleghi. Proprio il padre è stato il suo primo allenatore. Lo stesso papà, qualche anno dopo, se lo è portato all'Almas, della quale oggi è dirigente. Il cordone ombelicale con mister papà si è rotto quando Bruno Conti ha voluto vederlo da vicino, portandolo poi alla Roma, quando non aveva ancora dieci anni. Era un piccolo centravanti, fisico non possente, ma tecnica sopraffina. Idee chiare soprattutto, leader fin da bambino. Così lo vedeva Montella, che nei giovanissimi nazionali, gli ha affidato le chiavi della squadra. Nella Roma ha anche trovato chi, come mister Mirko Manfrè, lo ha abbassato a centrocampista e chi, come Tovalieri (nell'under 17), lo ha provato pure da difensore centrale. Lorenzo ha provato di tutto, fino a quando, dopo una partita di Youth League contro il City, quando vestiva la maglia della primavera di Alberto De Rossi, ha ricevuto i dirigenti del Sassuolo, che lo hanno chiesto e preso in pochissimo tempo. Il ds Sabatini, all'epoca, lo ha ceduto per poco più di un milione, Monchi, su richiesta esplicita di Di Francesco (e su pressioni di Frederic Massara), lo ha dovuto riacquistare per una decina di milioni. Un bell'investimento per uno di famiglia. DiFra lo trasforma in trequartista (l'esordio nel ruolo è con gol di tacco nel derby), ma in quel periodo non era un titolare fisso. Lorenzo soffre, resiste e va avanti. Monchi non lo vede, rischia di essere ceduto. Ma resiste ancora. L'esordio in A ormai è acqua passata e non è col Sassuolo ma con la Roma: quasi un lampo nel buio, su un campo inedito, Cesena, un allenatore che poi non ha più visto ma che sente regolarmente anche oggi, Rudi Garcia. Era il 22 marzo 2015, aveva appena 18 anni, quella sera sostituì Salih Uçan, talentino sparito in un niente. Quel posto sarebbe diventato suo negli anni, con pazienza. La stessa che ci vuole per vedergli firmare il rinnovo, quello vero, il più importante della sua carriera. Un contratto che lo lega alla Roma nel suo magic moment, con Mourinho allenatore che lo stima e lo coccola, in una squadra che viene costruita intorno a lui, che è il capitano. Ora sì, davvero, proprio quando molti hanno pensato ripetesse il percorso di Florenzi. Invece l'investitura di Totti ha portato fortuna, invertendo la storia. Ora viene riconosciuto dallo spogliatoio, anche da quei tifosi che spesso lo hanno contestato, pure a brutto muso. L'odio social non risparmia nessuno, nemmeno chi porta con orgoglio i colori della Roma.

CONTRATTO, CI SIAMO
Ecco l'episodio: dicembre scorso, l'annuncio social dopo un triste Roma-Sassuolo (0-0) dell'arrivo del secondogenito. "Pensa a giocare...", la cosa più tenera che gli hanno scritto. Lui, che non si tiene niente, ha definito "falliti" chi lo aveva insultato e minacciato la moglie. Apriti cielo, è intervenuta anche la Roma. Pellegrini sorride poco, anche oggi che è sulla breccia, è carattere. Ma nello spogliatoio sa come ottenere consensi. La fascia da capitano pian piano gli si avvolge bene sul braccio, i rancori sono passati. Serve quello scarabocchio sul contratto, che Mou auspica (e non solo) e la Roma è ormai costretta a proporgli. Settimana prossima e ci siamo. Per continuare così, anni e anni ancora.
di Alessandro Angeloni
Fonte: Il Messaggero
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