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Baggio, Nesta, Del Piero... quelli che sono tornati. Ancora più forti

Tanti campioni italiani si sono infortunati al crociato prima dei 25 anni come Zaniolo. E poi hanno vinto tutto
Lunedì 13 gennaio 2020
Il botto, il dolore, le lacrime, i brutti pensieri. Chi ci è passato sostiene che le ore più buie di un lungo stop per infortunio siano quelle immediatamente successive al crack: poi si prende coscienza della lunga salita, si tira un bel respiro e si riparte. In questo Zaniolo ha mostrato una reattività non comune, affidando a Instagram - in quest'epoca, un vero e proprio prolungamento virtuale della personalità reale - il suo primo commento a caldo già poco prima della mezzanotte di ieri. Nella biografia del suo profilo, una frase di Cesare Cremonini perfetta per il momento: "Per quanta strada ancora c'è da fare, amerai il finale". Per confortare sia lui che i suoi tifosi - ovvero tutti noi, che su Nicolò facciamo grande affidamento per i prossimi 15 anni - ecco qualche esempio di chi ha provato lo stesso dolore prima dei 25 anni, e poi ha vinto tutto.

ANCELOTTI — Un romanista che salta un grande torneo? Chiedete a Carletto, che ha forgiato le sue grandi carriere da calciatore e allenatore nelle lacrime versate a profusione nei primi anni Ottanta. 25 ottobre 1981: decimo minuto di Roma-Fiorentina 2-0, un contrasto come tanti con Casagrande, ma il piede che si impunta sul terreno dell'Olimpico provoca la torsione innaturale del ginocchio destro. In quel momento Ancelotti si trova nei pressi della linea di fondo campo, vicino ai microfoni direzionali: le sue urla escono dai televisori di tutta Italia accesi sulla Domenica Sportiva. La diagnosi non è tremenda: distorsione con sofferenza del crociato anteriore, tanto che non si ritiene necessaria neanche l'operazione. Il recupero sembra a un passo, ma ai primi di gennaio in allenamento il menisco fa crac: stavolta gli tocca finire sotto i ferri, addio al Mundial. Nulla in confronto a quel che gli succede il 4 dicembre 1983, in un altro Juve-Roma passato alla storia anche per una celebre rovesciata di Roberto Pruzzo a tempo scaduto. Alla mezz'ora del primo tempo va di nuovo k.o. dopo uno scontro con Cabrini. Questa volta esce sulle sue gambe, seppur sorretto dai massaggiatori, ma il bollettino medico è una doccia ghiacciata: lesione del crociato anteriore sinistro e lesione capsulo-meniscale. Una settimana dopo viene operato nella clinica di Villa Bianca dal professor Lamberto Perugia (uno dei suoi due assistenti è proprio Pier Paolo Mariani): tempi di recupero dieci mesi, addio a tutta la cavalcata europea della Roma di Liedholm fino alla finale di Coppa dei Campioni. Ha appena 24 anni, ma sembra già un ferro vecchio. Eppure nel 1987 Arrigo Sacchi avrà il fegato di puntare su di lui, nonostante le ritrosie di Berlusconi, facendone una colonna di una delle squadre di club più forti di tutti i tempi. Uno scudetto, due Coppe Campioni, due Intercontinentali...

BAGGIO — Le ginocchia di Baggio sono come le mappe dei pirati per arrivare all'isola del tesoro, piene di percorsi immaginari, di cicatrici e di punti di sutura. Il 5 maggio 1985, due giorni dopo aver firmato il contratto che in estate lo vedrà passare dal Vicenza alla Fiorentina, il 18enne Roby porta in vantaggio i biancorossi in casa del Rimini allenato dal suo futuro arci-nemico Arrigo Sacchi. Pochi minuti dopo, in un tentativo di scivolata in ripiegamento difensivo, la gamba destra si gira al contrario: crociato anteriore del ginocchio destro, collaterale, menisco, capsula. Oggi sarebbe un infortunio gravissimo: nel 1985 è un infortunio spaventoso. La Fiorentina avrebbe la possibilità di recedere dal contratto, ma rifiuta. Baggio si opera a Saint-Etienne dal professor Gilles Bousquet, che lo rimette insieme con particolari cristologici come i 220 punti di sutura per ricomporre le articolazioni frantumate. Non ci dilungheremo nella descrizione degli altri due infortuni alle ginocchia nelle prime due stagioni viola, accompagnati dalla crescente sensazione che sia già finito, in un decennio in cui, dopo un simile bollettino di guerra, è improbabile persino tornare all'attività agonistica. Figuriamoci vincere un Pallone d'Oro.

NESTA — 23 giugno 1998. Al secondo minuto di Italia-Austria, terza gara del girone azzurro a Francia '98, il 22enne Nesta si concede un'insolita percussione centrale fino alla trequarti austriaca; qui si allunga il pallone ed entra fallosamente su Pfeifenberger. Ma è lui ad avere la peggio: lesione del crociato anteriore e del collaterale interno del ginocchio destro, più una lesione al menisco che emerge durante l'operazione, effettuata a Villa Stuart dal solito professor Mariani. Quel giorno compare a sorpresa anche il presidente laziale Dino Zoff, rientrato a sorpresa da Barcellona dove stava trattando l'acquisto di Ivan De La Pena: "Dovremo tutti avere una gran pazienza, ma passerà anche questa". Zoff non parla mai a caso: tornerà a giocare il 3 dicembre 1998, in un Lazio-Inter 2-1 di Coppa Italia, e un anno dopo sarà campione d'Italia da capitano biancoceleste. E continuerà a volare, fino a diventare campione del mondo per Nazionali e per Club, griffando personalmente la finale di Yokohama contro il Boca Juniors.

DEL PIERO — 8 novembre 1998: la Juve sta gestendo un 2-1 a Udine, mancano pochi minuti alla fine e Zidane imbecca in profondità Del Piero. Il passaggio sembra destinato sul fondo ma in un impeto di generosità Alex prova lo stesso a tenere in gioco il pallone, venendo a contrasto con Marco Zanchi: crac. Lesione del legamento collaterale e del crociato anteriore del ginocchio sinistro. Il giorno dopo compie 24 anni: è il compleanno più brutto della sua vita. L'impressione, anche mediatica, è enorme: Del Piero è uno dei primi cinque attaccanti al mondo, l'anno prima ha trascinato la Juve in finale di Champions, senza di lui i bianconeri affondano fino al settimo posto. Si opera due settimane dopo a Vail (Colorado) dal professor Richard Steadman, il "mago delle ginocchia" che ha curato decine di sportivi, da Martina Navratilova in giù. Il rientro sarà faticosissimo, tanto che passerà quasi una stagione intera per il primo gol su azione in campionato. Ma la corsa è appena cominciata e si concluderà il 4 luglio 2006, nell'area di rigore della Germania, solo davanti a Lehmann, spietato nel segnare di interno destro il gol che mette il punto esclamativo al trionfo nella semifinale mondiale di Dortmund.

EMERSON — Usciamo dai confini nazionali per tornare sul versante romanista. Estate 2000: il "Puma" è appena arrivato dal Bayer Leverkusen e su di lui Capello ha in mente di imperniare il centrocampo giallorosso. Come non detto: il 18 agosto 2000 si fa male negli ultimi minuti di allenamento, stoppando un pallone e poi girandosi in modo forse troppo brusco. Lesione del crociato anteriore del ginocchio sinistro. Di nuovo Villa Stuart, di nuovo il professor Mariani. Rientrerà a gennaio e sarà decisivo: pur volando anche senza di lui, la Roma avrà un gran bisogno del Puma per affrontare il classico calo capelliano di primavera, resistere alle incalzanti Lazio e Juventus e vincere il terzo scudetto della storia del club.
di Giuseppe Pastore
Fonte: Gazzetta dello Sport
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