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I cinque capataz e quell'abbraccio lungo e silenzioso

Martedì 06 marzo 2018
L'euforia di Napoli, zittita dalla notizia di Udine, la morte nel sonno di Davide Astori, la morte degli angeli dicono, la più brutale e nichilistica dico io, aveva riacceso il quesito: chi è davvero la Roma di Eusebio? A seguire, la domanda più capziosa: ma esiste poi una Roma di Eusebio? E, se esiste, perché si mostra con la stessa capricciosa reticenza del canto delle sirene? La risposta c'è e sta tutta in una istantanea di fine partita. L'immagine in cui il claudicante De Rossi si aggiunge ad Alisson, Kolarov, Dzeko e Strootman, cinque capataz dello spogliatoio, e fanno cerchio in un lungo e silenzioso abbraccio, in cui dirsi nulla perché tutto era stato già detto in campo. L'idiozia mai abbastanza agonica di mettere l'allenatore al centro del villaggio, c'impedisce di cogliere elementari verità: che partite come quella di Napoli le vincono i giocatori, le parate di Alisson, le imprese di Dzeko e quelle della buona sorte, unite all'animella purtroppo intermittente del gruppo.
di G. Dotto
Fonte: Corriere della Sera
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