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Il cuore di lady Dzeko: "Io e quel tunnel della vita che va da Sarajevo a Roma"

Martedì 22 ottobre 2019
Ci sono le wags, tutte uguali. E poi c'è lei, Amra Silajdzic, 35 anni, mamma, modella, attrice e donna impegnata nel sociale. La bellissima moglie dell'attaccante della Roma Edin Dzeko, oltre a essere una madre premurosa e una compagna di vita impeccabile, è una donna che si spende in prima persona per aiutare la gente della sua Bosnia. Ha lasciato il suo amato Paese d'origine all'età di 15 anni per inseguire il sogno di sfilare a Parigi prima, e di recitare a Los Angeles poi, eppure Amra non perde occasione per tornare nella sua Bosnia, per sostenere il suo popolo. È successo nella speciale circostanza dell'inaugurazione del primo volo diretto Roma-Sarajevo.

Amra oggi è una donna che ha realizzato tanti sogni. Ma da piccola ha vissuto la guerra; cosa le rimane di quelle stagioni, negli anni 90, così difficili?
«Avevo sette anni all'epoca e vivevo sulla collina nella città vecchia di Sarajevo. Eravamo assediati e sentivo spari in continuazione. Mia mamma usava spesso un sottopasso, lo chiamavano Tunnel della vita, costruito sotto l'aeroporto, per procurare il cibo a me e a mia sorella, che vivevamo da sole con lei. E quando andavo a prendere l'acqua con mia nonna in strada, lei mi diceva sempre di correre veloce e non fermarmi mai. I solchi nelle strade, causati delle granate che colpivano di continuo la mia Sarajevo, li potete vedere ancora oggi».

Di tempo ne è passato e Amra oggi vive a Roma, seguendo la carriera da calciatore del marito fuoriclasse.
«Roma è la mia seconda casa. Adoro la gente, è molto calorosa. La considero, in questo, davvero simile ai bosniaci. E poi amo il centro storico della Capitale, anche se vivo a Casal Palocco, una zona per noi molto comoda. C'è anche una grande pineta dove vado sempre a correre con Rio, uno dei miei due cani; è un corso, l'altro si chiama Smoki ed è un chihuahua».

Però lei è la moglie di Dzeko e questo a Roma oggi vuol dire tanto.
«Siamo venuti a Roma che eravamo sposati da sei mesi. L'abbiamo visitata da turisti, in tranquillità, prima della firma del contratto, quando lui non era ancora conosciuto in città; poi è diventato impossibile, per Edin c'è tanto affetto e un assalto continuo dei tifosi».

La sua giornata tipo?
«Porto a scuola i bambini, Una e Dani (Sofia ha 16 anni ed è autonoma) e vado a crossfit; poi in pineta con i cani. A pranzo torno a casa, un'occasione per ritrovarsi con Edin. Cucino qualcosa di sano, ma quando andiamo al ristorante, invece, ordino la parmiggiana. Se soffriamo di nostalgia, preparo piatti bosniaci. La nostra vita familiare è molto tranquilla, senza colpi di scena ma qualche giorno fa c'è stato un piccolo fuori programma di cui vado fiera. Mia figlia Sofia ci ha parlato con entusiasmo di un Wok, un ristorante in centro, mentre eravamo tutti in giardino. Con Edin ci siamo guardati e abbiamo deciso di uscire, tutti insieme, per andare a provarlo»

Si considera una donna felice?
«Sì, anche se abbiamo altri sogni da realizzare. Mio marito e io amiamo viaggiare, e per questo, quando smetterà di fare il calciatore, vogliamo partire e girare il più possibile. Perché ci piace condividere e scoprire. Mi sono anche ripromessa di girare un po' l'Italia con i miei figli il prossimo anno, intanto che lui vive gli ultimi anni di carriera».

Lei ed Edin che tipo di genitori siete.
«Ci dedichiamo molto alla famiglia, perché sappiamo quanto è importante seguire i figli nella crescita. Ad aiutarci ci sono mia madre e mia suocera, ma anche Sofia mi dà una grande mano. Nelle cose pratiche che riguardano i bambini, cerco di lasciare Edin tranquillo e concentrato sulla sua carriera di calciatore. Da quando è nata Una, la seconda figlia, non dormiamo neanche più assieme. Il letto lo divido con lei e Dani, così il loro papà può riposare di più».

Moglie amorevole, giovane mamma e donna impegnata nel sociale.
«Sono ambasciatrice della Fondazione Cuore per i bambini. Si offre ospitalità alle famiglie che, altrimenti, non potrebbero stare vicine ai figli ricoverati in Oncologia pediatrica; è una struttura simile a La Casa di Andrea di Roma, dove la mia Sofia fa volontariato. Per questi pazienti, inoltre, realizziamo delle parrucche: lo scorso anno, in un giorno, abbiamo tagliato e donato i capelli; eravamo in trecento e il 16 novembre ripeteremo l'iniziativa. Sostengo poi progetti per acquistare incubatrici neonatali per gli ospedali; per la formazione universitaria dei giovani e per far conoscere al grande pubblico le donne bosniache di successo. C'è anche un altro impegno a cui tengo molto ed è Orea, piattaforma di shopping online per designer di moda e creativi del mio Paese d'origine; è qualcosa che mi regala grande soddisfazione»
Fonte: Leggo
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