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Rilanciare i vivai: la parola d'ordine più gettonata dopo lo sfascio

Venerdì 24 novembre 2017
Rilanciare i vivai è la parola d'ordine più gettonata dopo lo sfascio della Nazionale. Ma come al solito, molte chiacchiere, qualche bluff, idee spesso confuse. Eppure, almeno per i settori giovanili basterebbe copiare da chi sta più avanti di noi: Germania e Spagna, ma anche Belgio e Svizzera. Per quanto ci riguarda, un primo distinguo è d'obbligo, tra Nazionali giovanili e vivai dei club. La Figc porta avanti con convinzione il progetto affidato nel 2010 ad Arrigo Sacchi e gestito oggi da Maurizio Viscidi con risultati incoraggianti: Under 21 semifinalista agli Europei; U.20 terza ai Mondiali; U.19 vice campione d'Europa.
Il problema dei vivai non si risolve invece con i nuovi Centri federali e il fumo - anche negli occhi - fa male: aperti un solo giorno a settimana (il lunedì) e per sole 2 ore di allenamento.
Tra Figc e Club va promossa una collaborazione diversa, senza presunzione da un lato, senza gelosie dall'altro.
La strada è quella delle accademies e delle seconde squadre: sotto il controllo di 100 osservatori che seguono i ragazzi tra 11 e 15 anni, in Germania (pena la mancata licenza per Serie A e B), la Federazione obbliga le società ad avere un centro giovanile,con una foresteria di almeno 15 posti letto, tecnici specializzati, impegno a continuare gli studi, strutture per relax e svago. Una certificazione a 3 stelle, affidata a una società indipendente, frutta un bonus di 300mila euro. E i 36 club professionistici devono avere nel proprio vivaio almeno 12 ragazzi selezionabili per le Nazionali.
Una struttura così oggi in Italia ce l'ha solo la Juventus, ma molte società (tra cui Napoli, Roma, Lazio, Torino) lavorano in questa direzione. Real Madrid e Barcellona - in due - investono per i giovani 120milioni all'anno, più delle 98 società professionistiche italiane messe insieme. Non ultimo e non secondario: fino a 13 anni tutti provano tutti i ruoli, compreso il portiere. Sono vietati i lanci, si lavora su tecnica e velocità. E niente alchimie tattiche.
di Antonello Valentini
Fonte: Il Messaggero
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