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Gravina: "Non chiediamo soldi al Governo. Poco credibile ipotesi di fare un campionato a 22 squadre"

"Coverciano a disposizione per i posti di terapia intensiva. Potremmo arrivare al 30 luglio, vogliamo finire il campionato"
Giovedì 26 marzo 2020
Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha parlato ai microfoni di Sky Sport 24.

Quanto ha fatto il mondo del calcio in questo momento di emergenza?
"Il calcio ha dimostrato ancora una volta una grande sensibilità. Lanciati messaggi di solidarietà, un grande abbraccio a chi sta soffrendo in questo momento. Parlo della campagna di solidarietà lanciata dai campioni del mondo del 2006 a tutte le società. Abbiamo messo a disposizione il Centro Tecnico di Coverciano, inizialmente con una palazzina ai vigili del fuoco e mettiamo a disposizione tutta la nostra foresteria a Coverciano per medici e persona sanitario e per i posti di terapia intensiva. Mettiamo in campo tutte le nostre energie per vincere. Il calcio è migliore di quanto altri vogliano far sembrare. Oggi il calcio non chiede risorse ma stia facendo delle riflessioni. Tanti stanno cercando di strumentalizzare la dimensione economica del nostro mondo. Oggi vanno valorizzate le dimensioni del mondo del calcio e dello sport".

Parlate della Legge sugli Stadi, sugli sponsor di betting, la possibilità di veder tagliate le tasse per reinvestire i soldi sui settori giovanili?
"Sono questi alcuni punti ma anche altri. Mi riferisco agli introiti delle scommesse, all'istituzioni di un fondo salva calcio, a cui la FIFA ha già dato disponibilità a partecipare. Anche i calciatori vogliono entrare nel fondo salva calcio e ho trovato molta disponibilità in loro".

Nella prima fase il mondo del calcio è apparso spezzettato e questo non fa bene al sistema
"Il calcio ha ritrovato l'unità di intenti nel riconoscere il ruolo centrale della FIGC. Non avveniva da tanto tempo. Probabilmente questa emergenza ha reso tutti più consapevoli e c'è stato un forte scambio dialettico. Dobbiamo abbandonare le polemiche e stare tutti insieme, stando vicini a chi sta in prima linea. Il calcio comunque rappresenta la terza industria del Paese e abbiamo riscoperto l'esigenza che sia la Federazione a rappresentare la sintesi di tutte le componenti. Non chiediamo soldi ma la rivisitazione di alcune norme che impediscono lo sviluppo del calcio. Dico solo che la legge dello sport italiano è del 1981 e oggi siamo nel 2020".

Non si sa oggi quando si potrà tornare a giocare. Avete delle previsioni, dei piani? Si può giocare fino ad agosto?
"Il piano prioritario è il valore della competizione sportiva. Tutti saremmo felici di definire tutto sul campo. Ci siamo già attivati con la FIFA per rivedere alcune proroghe per i contratti, nel caso in cui dovessimo sforare il 30 giugno. Ad oggi è questa la deadline. Si sta cercando la soluzione per salvare il campionato. Per noi l'ideale sarebbe andare oltre il 30 giugno per finire al massimo il 30 luglio, iniziando entro maggio. Dobbiamo ovviamente attenerci alle indicazioni del governo, degli scienziati e dell'OMS".

Ipotesi se non si dovesse finire il campionato?
"Se non si potrà giocare faremo una serie di riflessioni per salvare il valore della competizione sportiva ma ancora non abbiamo dato molta attenzione a questa ipotesi. Permettetemi di essere ottimista, nonostante il momento difficile".

Se non dovesse finire il campionato, avete già parlato dell'assegnazione del titolo?
"Sarà una decisione che apparterrà al Consiglio Federale, nel caso. Sono però dell'idea che il campionato debba finire, così per superare definitivamente questo incubo. Il calcio italiano non vive comunque solo per lo scudetto, dobbiamo assegnare i posti Champions ed Europa League, stabilire le promozioni-retrocessioni di tutti i campionati".

Si potrebbe finire il campionato nel 2021, facendo come in Sudamerica un campionato di apertura e chiusura?
"No, andremmo a compromettere anche il prossimo campionato. Non dimentichiamo che a giugno 2021 ci sarà l'Europeo".

Le decisioni sul'assegnazione dello scudetto, sulle retrocessioni e promozioni saranno prese da tutto il mondo del calcio?
"Sono in continuo contatto con la FIFA e la UEFA. Non ho il dono dell'infallibilità, sto cercando di imparare, studiare, captare le esigenze del mondo del calcio anche all'estero. Sono convinto che la UEFA ci darà una grande mano".

La cifra stimate come perdita massima è di circa un miliardo di euro. Possibile trovare un accordo secondo cui le perdite possano essere suddivise tra tutte le componenti del mondo del calcio?
"Le cifre che stanno circolando sono elevate e fuori da ogni logica. Certamente, noi stiamo vivendo un'emergenza all'interno di un'emergenza. Non dimentichiamo che i presidenti di calcio sono imprenditori che stanno subendo dei problemi da questa situazione. Tutti siamo chiamati a un gesto di responsabilità e umanità".

Ipotesi Serie A a 22 squadre senza retrocessioni?
"Sto sentendo tante ipotesi. Non è facile modificare i format che sono stati già fissati. L'ipotesi di passare a 22 squadre, con un campionato che già inizierà in ritardo con l'esigenza di fare meno partite e con la necessità di terminare il campionato a maggio fa essere schizofrenica l'idea di passare a 22 squadre".

Teme che in Serie C possano esserci grandi problemi economici?
"Mi preoccupo di tutto il mondo del calcio, iniziando dalla Serie D, che rischia di perdere 3.000 società, un disastro. Penso alla Lega Pro, alla Serie B, alla Serie A. Sono molto preoccupato".

Che opinione ha sulla possibilità di allenarsi?
"Ci sono specialisti che conoscono la situazione e ci dobbiamo affidare a loro. Dobbiamo però partire insieme e cercare di arrivare insieme".

Cosa pensa del fatto che molti giocatori abbiano lasciato il Paese?
"Sono questioni delle singole società. I calciatori sono uomini che hanno famiglia magari lontano. Rispetto ciò che tanti vivono. Parliamo però di professionisti e quando ci sarà una decisione definitiva ci sarà un ampio rispetto per gli equilibri del mondo del calcio".
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