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Roma, sette anni di Pallotta: il racconto della sua presidenza

Dal sogno scudetto, al fucking idiots fino alla lettera: la cronistoria di Pallotta alla guida del club giallorosso
Lunedì 30 dicembre 2019
ROMA - Ci siamo, la Roma è ormai prossima al passaggio di proprietà. Dan Friedkin sarà il nuovo presidente del club giallorosso, un altro americano che prenderà il posto di James Pallotta. Il bostoniano è assente da Roma da 566 giorni, scatenando le critiche dei tifosi giallorossi che ben ricordano la lunga lettere pubblicata dal patron sul sito giallorosso. "Sarò più presente", aveva scritto Pallotta. Eppure anche dopo i suoi viaggi in Italia per le vacanze non si è fatto vedere a Roma.

La spaccatura con i tifosi si è aperta con il tempo: dai primi anni della sua presidenza (2012), passando per le cessioni illustri, le promesse non mantenute sul mercato, il fucking idiots ai tifosi, gli addii di Totti e De Rossi e la sua costante lontananza da Roma.

PALLOTTA PRESIDENTE
La sua gestione comincia ufficialmente il 27 agosto 2012, succedendo a Thomas Di Benedetto dopo un settimo posto in classifica e le dimissioni di Luis Enrique. Le sue prime dichiarazioni arrivano il 18 dicembre 2012, nel corso della conferenza stampa di presentazione di Italo Zanzi. Pallotta fissa gli obiettivi: "Stiamo lavorando per essere competitivi, entro 5 anni sicuramente lo saremo, come ho fatto già con i Boston". Ma il piano più importante non è la competitività, bensì lo stadio e la crescita del brand: "Stiamo lavorando per costruire il nuovo stadio entro i prossimi 5 anni, sperando di riuscirci anche prima. Vogliamo creare una squadra forte per i prossimi dieci anni e far crescere il nostro brand, farlo arrivare a livello mondiale. Certo, per farlo dobbiamo avere una squadra in grado di competere".

LA PRIMA DELUSIONE
Un primo anno diverso da come se lo aspettava. La Roma chiude al sesto posto in classifica, nuovamente senza coppe europee, con l'esonero di Zeman e una finale di Coppa Italia persa. Non contro una squadra qualunque, contro la Lazio. La prima frattura con i tifosi giallorossi. Il ko scatena la rivoluzione in casa Roma: via Andreazzoli (che aveva preso il posto del boemo), via Baldini (per lo scarso feeling con Sabatini), dentro Rudi Garcia. "Voglio rassicurare che l'AS Roma è viva e solida. E che importanti risultati sul campo arriveranno presto. Per quanto riguarda la governance del calcio, abbiamo idee e piani migliori per il futuro. La nostra priorità adesso è soltanto la prossima stagione, non gli sterili e inutili dibattiti sulla stampa", le parole di Pallotta nel giugno 2013.

GARCIA, PLUSVALENZE E SECONDO POSTO
"Con Rudi Garcia abbiamo voluto fare qualcosa di diverso ed unico, pensando di impostare un progetto con un allenatore che doveva rimanere a Roma almeno dieci anni, sul modello di Alex Ferguson al Manchester United. Mi sono bastati venti minuti di chiacchierata per capire che Rudi era l'uomo giusto per la Roma". Così Pallotta parla del tecnico chiamato sulla panchina della Roma nell'estate del 2013 per risollevare le sorti di una squadra che aveva appena perso la finale contro la Lazio. Sabatini in quella sessione di mercato cede pezzi pregiati della rosa per ricavarne plusvalenze: fuori Lamela, Osvaldo e Marquinhos, dentro Benatia, Gervinho e Ljajic.

I risultati arrivano, la Roma vince le prime dieci partite di campionato e la piazza ritrova entusiasmo grazie al tecnico francese. "Sono felice di come sta andando la stagione, ma Totti mi ha detto che devo venire a Roma più spesso", le parole di Pallotta all'uscita dall'incontro in Compidoglio con il sindaco Marino. Il progetto stadio è il motivo del suo viaggio in Italia: "Siamo sulla strada giusta, in linea con i tempi, e credo che a tutti piaccia ciò che stiamo facendo. Abbiamo ancora molto lavoro da fare, ma quello dello stadio è destinato a essere un progetto entusiasmante". Per la prima volta viene toccato anche il tema addio di Totti: "Ritireremo la sua maglia, non ci sono dubbi. Quando succederà organizzeremo per lui una festa. E non sarà una cosa di un'ora, durerà almeno un mese".

La Roma di Garcia riesce finalmente a entrare in Champions League e lo fa chiudendo il campionato al secondo posto.

BENATIA, L'ATLETICO MADRID E I 'FUCKIN IDIOTS'
La stagione della Roma 2014/2015 si apre nuovamente con la tournée negli Stati Uniti. Da Boston il presidente Pallotta blinda Mehdi Benatia, sicuro di volerlo trattenere anche per la stagione successiva: "Non è mai stato messo sul mercato. E' un nostro calciatore, importante per la squadra anche per la prossima stagione. Nel calcio mai dire mai, ma detto questo non è nostra intenzione privarci dei nostri migliori calciatori". Nel giro di pochi giorni Benatia viene venduto al Bayern Monaco.

Sugli obiettivi stagionali invece: "L'obiettivo quando si parte in ogni stagione è sempre lo stesso: vincere lo scudetto, e perché no anche la Champions League, che considero un traguardo alla nostra portata". Pallotta non nasconde le ambizioni in vista del prossimo anno: "Gli obiettivi non sono diversi dal passato. Anche lo scorso anno volevamo vincere il campionato, ma la Juventus ha fatto una stagione straordinaria, ha avuto più continuità di rendimento, ma noi siamo stati degli ottimi rivali - sottolinea Pallotta - L'obiettivo comunque quando si parte è sempre lo stesso: vincere. Penso all'esempio dell'Atletico Madrid. Dobbiamo essere una squadra di vertice, sia Italia sia Europa".

La Roma non riesce a vincere il campionato, ma si qualifica comunque alla Champions con un secondo posto in classifica. Ad aprile 2015 si registra però la rattura definitiva con la Curva Sud, quella che porterà poi alla contestazione del presidente negli anni avvenire. Gli ultras della Roma, in occasione della sfida contro il Napoli in campionato, espongono uno striscione dove accusano la madre di Ciro Esposito, (ultras napoletano ucciso da Daniele De Santis) di aver lucrato sulla morte del figlio con la pubblicazione di un libro sulla vicenda. Il giudice sportivo chiude la curva per un turno: "Siamo molto delusi dalle azioni prese. Non è giusto per tutti i nostri tifosi essere infangati da pochifucking idiots and assholes (fottuti idioti e stronzi, ndr) che frequentano la Curva Sud, e sono sicuro che la stragrande maggioranza dei romanisti siano stufi di questi stupidi. Sta a noi, insieme, farli smettere. Non è giusto che tutti i nostri tifosi vengano puniti per pochi idioti del cazzo che frequentano la Sud". Fottuti idioti, fuckin idiots.

SOGNO SCUDETTO, TOTTI E LE BARRIERE
"Il gap con la Juventus? Non credo che sia così grande il distacco da loro. E se saremo in forma, se prenderemo in giocatori che stiamo seguendo, la prossima stagione competeremo per lo scudetto". Con queste parole James Pallotta apre la stagione 2015/2016, quella dell'esonero di Garcia a gennaio e l'arrivo di Luciano Spalletti. "Rudi Garcia è al 100% con noi e vorrebbe anche un prolungamento del contratto con l'arrivo del nuovo stadio - le parole del patron a giugno 2015 - . Spero resti per molto tempo, noi lo vogliamo, e lui non vede l'ora di ripartire. Non c'è nessuna lotta di potere, qui c'è un lavoro di squadra".

Su Totti, che a giugno 2016 avrebbe poi rinnovato il contratto: "Il futuro di Totti? Francesco è fondamentale per la Roma, è un giocatore eccezionale, e avrà un ruolo in questa squadra e in questa società fino a quando vorrà. E vorremmo che fosse un ruolo importante. Per noi sarà sempre unarma in più fino a quando sarà in campo. Poi vorrei aggiungere che invecchiare non è il massimo, ma non sarebbe male se i nostri giovani stessero in forma come lui".

La Roma gioca all'Olimpico senza la Curva Sud, in sciopero per le barriere introdotte nel settore: "Ho sempre detto che il cuore e l'anima della Roma è la Curva Sud, che i nostri tifosi sono la parte più importante della nostra squadra e nulla è cambiato al riguardo. Sono frustrato però nel vedere che, mentre cerchiamo di trovare una soluzione, la squadra in campo è danneggiata dal minore sostegno allo stadio".

Il rapporto con Garcia cambia, e dopo un pareggio col Milan il presidente risponde con un "Sono disgustato" alle domande dei cronisti. Da lì a poco arriverà Luciano Spalletti che riuscirà a portare la squadra al terzo posto in classifica.

SPALLETTI, SABATINI E L'ADDIO DI TOTTI
"Sono sicuro che Spalletti possa fare la differenza, ha un ottimo team di preparatori, i ragazzi sono molto in forma. Se pensiamo a Juan Jesus, guardate quanto ha giocato bene, lui per primo ha ammesso di non aver espresso il massimo del suo potenziale, qui lo stiamo aiutando a migliorare. In Spalletti ho notato questo, mi mostrò sul suo tablet come avrebbe giocato il calcio in difesa, cosa che non avevamo mai fatto fino a quel momento. Mi piacerebbe tantissimo che Luciano rimanesse a lungo. Crede in questa squadra, più di ogni altra allenata". Le parole di Pallotta (luglio 2016) non sono di buon auspicio, e la stagione si apre con l'eliminazione nei play off dalla Champions League.

E in soli sei mesi cambia anche l'umore nei confronti del tecnico toscano dopo le sconfitte contro Lazio, Napoli e Lione: "Contro il Napoli, prima della partita, non avevo buone sensazioni sulla formazione. Salah è entrato a 35 minuti dalla fine - dice il numero uno giallorosso nel marzo 2017 all'emittente radiofonica SIRIUS XM - e abbiamo iniziato a creare molte occasioni, colpendo anche un palo. Ha riaperto la partita: poteva essere schierato prima, o dall'inizio. Con il Napoli potevamo fare meglio, con il Lione, invece, abbiamo finito la benzina nel secondo tempo". Il presdiente critica la gestione dei dieci giorni a tinte thriller vissuti dalla Roma da inizio marzo: "La cosa frustrante è che abbiamo giocato bene anche con il Lione, creando svariate chance per segnare. Poi è finita la benzina: credo che alcuni giocatori siano stanchi per i troppi minuti giocati, sia per via degli infortuni che ci sono capitati, sia per le nostre scelte per il mercato estivo". Con ques'ultima frase si mette in evidenza anche la frattura con Walter Sabatini che aveva rescisso il contratto con la Roma nell'ottobre del 2016: "Non sono state fatte scelte giuste su chi tenere e chi no - ammette Pallotta alla web radio statunitense -. Dovevamo cambiare politica sui giovani mandati in prestito, che ora ci avrebbero fatto comodo per dare riposo ai titolari. Questa cosa, in futuro, cambierà". Pallotta ha poi provato a correggere il tiro dopo qualche giorno tramite la radio ufficiale, dichiarando di non aver criticato l'operato di Spalletti e Sabatini: "Nella capitale - lamenta il presidente - si estrapolano troppo spesso le parole da contesti più ampi, ormai ci sono abituato".

La stagione della Roma si chiude con un seocndo posto in classifica, ma a tener banco è la questione Totti. L'addio al calcio del capitano giallorosso nell'ultimo match di campionato contro il Genoa: gli applausi e le lacrime per il numero dieci, i fischi a Pallotta da parte dell'Olimpico ogni volta che veniva inquadrato nei maxischermi.

"Ci siamo parlati per 18 mesi, siamo sempre stati sulla stessa lunghezza d'onda, non dirvi tutti i giorni quello che ci diciamo non significa che non ci siamo parlati. E' frustrante leggere che non abbiamo avuto rispetto per Francesco. Diciotto mesi fa abbiamo iniziato a parlare del contratto di quest'anno, non gli abbiamo mai mancato di rispetto. Significa molto per Roma, ed è una follia leggere certe cose. Abbiamo parlato molto e resta tra noi. Quando con Francesco decideremo il futuro, capirete".

MONCHI, IL BARCELLONA E LO STADIO
La stagione 2017/2018 si apre con l'arrivo di Eusebio Di Francesco e le dichiarazioni a luglio sulla stagione passata: "Spalletti pensava spesso ai media. Io andavo nel suo ufficio e dicevo 'Luciano come va oggi?', poi uscivo e andavo da qualcuno a chiedere 'cosa pensi che significhi?'. Io lo amavo, ma la stampa lo ha fatto impazzire. Voleva solo litigare con loro. I miei rapporti con la stampa italiana? Manipolano le cose e scrivono cose sbagliate".

Sullo stadio e il progetto bloccato: "Non vogliamo vendere, pensiamo che ci sia una grande opportunità per noi di costruire una squadra competitiva con uno stadio e un centro di intrattenimento. Ma se non approveranno il progetto - ha aggiunto il patron giallorosso - allora qualcun altro dovrà andare fino in fondo".

La Roma stenta in campionato ma raggiunge la semifinale di Champions League dopo la rimonta contro il Barcellona. Pallotta segue il match all'Olimpico, poi festeggia con i tifosi buttandosi nella fontana di Piazza del Popolo. "Li abbiamo dominati ed è incredibile, 95′ di padronanza. All'andata siamo stati sfavoriti dall'arbitro, questa Roma è indimenticabile. La cosa più bella è Di Francesco, ha cambiato in maniera pragmatica la squadra e ha raccolto tanto. Spero che come abbiamo giocato stasera sia ripetibile già da domenica, dobbiamo giocare le restanti sette gare come oggi, per restare competitivi dobbiamo costruire lo stadio. Dove può arrivare questa Roma? Sognare la finale si può, abbiamo eliminato il Barcellona, li abbiamo riportati sulla terra e perché non possiamo aspettarci lo stesso nelle prossime partite?".

Nonostante l'esultanza per la semifinale raggiunta il rapporto con i tifosi non cambia, e anche nelle settimane successive all'impresa con i catalanti continuano i cori e gli striscioni contro il numero uno giallorosso, che non manca mai di criticare la stampa romana: "A Roma ci sono nove radio, ne ho mandate in bancarotta due, me ne mancano sette. Ad oggi siamo l'unica squadra in Europa che ha una sua stazione radio, a cui abbiamo dato vita circa due anni e mezzo fa. Credo che nel frattempo ne abbiamo mandate 2 in bancarotta, adesso ce ne mancano altre 7. Abbiamo bisogno di spiegare la nostra versione dei fatti, se ascoltassi le radio tutti i giorni mi butterei dal Tobin Bridge perché sparano mer... su quello che facciamo o su quello che faccio io".

13 giugno 2018. L'arresto di Luca Parnasi e di altre 8 persone per l'inchiesta legata alla costruzione del nuovo stadio della Roma agita le prime ore della mattinata del presidente della Roma. Intercettato davanti al De Russie, Pallotta risponde ad alcune domande sullo stadio: "Non vedo perché l'arresto di Parnasi debba riguardarci sullo stadio. Non sono preoccupato, com'è stato detto ufficialmente, la Roma non c'entra nulla. Tutto ciò non avrà alcuna influenza sullo Stadio. Qualcuno dice che lo stadio potrebbe fermarsi? Allora mi verrete a trovare a Boston".

Giugno 2018, l'ultima apparizione di Pallotta a Roma.

RIVOLUZIONE ROMA, GLI ADDII DI DE ROSSI E TOTTI, LA PROTESTA DEI TIFOSI
Luglio 2018, il presidente si concede un viaggio in Italia per le vacanze e fa tappa a Napoli. Viene intercettato da alcuni tifosi che gli chiedono delle notizie di mercato su alcuni gioielli della rosa giallorossa: "Alisson o Nainggolan al Napoli? No" - risponde Pallotta con una mezza battuta - "De Laurentiis non vuole spendere tutti questi soldi. Alisson costa tanto, servono 78 milioni, è vicino al Real Madrid mentre Nainggolan andrà all'Inter". Le dichiarazioni fanno il giro del web e Pallotta è costretto una rettifica ufficiale attraverso il proprio profilo twitter. "Ho letto con molto divertimento che avrei rilasciato alcune dichiarazioni su tema mercato. Stavo invece scherzando con un gruppo di ragazzi e ho risposto sarcasticamente secondo le indiscrezioni in voga sui giornali e su Twitter mentre ero in Italia. Non c'era nulla di serio in quello che stavo dicendo mentre mangiavo una pizza. Solo humour americano che qualcuno non capisce".

Alisson andrà al Liverpool (battuta la concorrenza del Real), Nainggolan all'Inter.

Agosto 2018, altre dichiarazioni di Pallotta sulla stagione: "Sulla carta abbiamo la migliore squadra che io abbia mai avuto: Schick e Karsdorp sono tornati, Pellegrini e Under sono cresciuti di un anno, Pastore, Marcano, Cristante e Kluivert sono tutti ottimi acquisti. È stata costruita e organizzata per segnare di più. Se riusciremo a vincere? Abbiamo un'ottima squadra e vedremo cosa accadrà". La stagione non va secondo le aspettative: eliminazione agli ottavi di Champions contro il Porto, fuori dalla Coppa Italia con il 7 a 1 della Fiorentina, l'esonero di Eusebio Di Francesco e l'addio di Monchi.

La Roma chiude il campionato al sesto posto sotto la guida di Claudio Ranieri, negli ultimi mesi Pallotta decide di rivoluzionare l'organigramma della Roma e licenziando alcuni elementi dello staff giallorosso. Il club a maggio, tramite un tweet, comunica ai tifosi di non voler rinnovare il contratto a Daniele De Rossi. Tutta la tifoseria giallorossa protesta contro le decisioni della Roma e di Pallotta, tanto da organizzare una protesta davanti agli uffici giallorossi all'Eur. Striscioni vengono esposti in tutta Roma, ma anche nelle città europee e americane.

Il 25 maggio l'ultima partita del capitano giallorosso, il 31 dello stesso mese la Roma pubblica una lunga lettera di Pallotta indirizzata ai tifosi. "Come sapete, non sono venuto a Roma nell'ultimo anno. Ero così arrabbiato, già da agosto, per come le cose stavano andando che temevo che la mia presenza non sarebbe stata d'aiuto. Questo è stato un grave errore, la prossima stagione ci sarò. Avrei dovuto essere di più a Roma".

Ma anche durante le vacanze in Italia della scorsa estate il patron non ha messo piede nella Capitale, cancellando anche il viaggio di settembre.

Oltre all'addio di De Rossi, il patron ha dovuto fare i conti con quello di Totti, lo scorso giugno.

"Non sono mai stato reso partecipe, solo quando erano in difficoltà mi chiamavano. In due anni avrò fatto 10 riunioni, mi chiamavano sempre all'ultimo, come se mi volessero accantonare da tutto - le parole di Totti in conferenza stampa -. Dopo un po' il cerchio si stringe, dopo un po' subentra il rispetto verso la persona. Ho cercato in tutti i modi di mettermi a disposizione e portare qualcosa in più. Ma dall'altra parte il pensiero era diverso. Se io fossi presidente della Roma e avessi due bandiere come Totti e De Rossi in società, gli darei in mano tutto, per quello che hanno fatto e per rispetto. Ti possono spiegare cosa è la romanità. È quello che non è stato mai chiesto. Lui si è contornato di persone sbagliate, lui ascolta solo alcune persone. Se io sbaglio per 8 anni, una domanda me la farò o no? È questo il quesito che mi pongo da tifosi. Dentro Trigoria ci sono persone che fanno il male della Roma. Pallotta tante cose non le sa, e lui si fida sempre di queste persone. Questo è il suo errore principale. A Boston arriverà un decimo della verità".

Puntuale arriva il giorno dopo la replica di Pallotta: "Il club è estremamente deluso nel sapere che Francesco Totti ha annunciato di aver deciso di lasciare il club e di non assumere la posizione di direttore tecnico dell'AS Roma. Gli abbiamo offerto questo ruolo dopo l'uscita di Monchi, per il quale eravamo in attesa della sua risposta - dice Pallotta -. Credevamo che il ruolo offerto a Francesco fosse una delle posizioni più alte del club e che ovviamente richiedesse totale dedizione e impegno, cosa che ci si aspetta da tutti i dirigenti all'interno del club. Siamo stati preparati ad avere pazienza con Francesco e ad aiutarlo a realizzare il passaggio dall'essere un grande calciatore ad un grande manager. Per dimostrare questo impegno a Francesco, gli è stato offerto il ruolo di direttore tecnico, un ruolo in cui credevamo potesse crescere e uno in cui ci siamo proposti di supportarlo mentre si adattava"

FRIEDKIN E L'ADDIO ALLA ROMA
"Ho fatto tutto per il bene del club". Dopo sette anni e nessun titolo vinto, Pallotta esce di scena e vende la quota di maggioranza della Roma. Sette anni tormentati dal pessimo rapporto con i tifosi, i pochi viaggi nella Capitale, una gestione del club che non ha portato trofei e gli addii di tanti allenatori oltre alle bandiere Totti e De Rossi. Sette anni di lavoro per far crescere il brand e provare a costruire lo stadio, poi il 'consiglio' dei soci di vendere tutto a Dan Friedkin chiudendo con una plusvalenza l'affare Roma. Ora tocca al magnate texano di origini californiane cercare di portare a Trigoria un trofeo e risollevare l'umore di una piazza che in questi anni non è riuscita a trovare il giusto feeling con il suo predecessore.
di Jacopo Aliprandi
Fonte: Corriere dello Sport
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