Niccolò Pisilli (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Non sempre le prime volte hanno il sapore dell’inesperienza. Niccolò Pisilli, uno dei volti emergenti della Roma, si presenta al via della nuova stagione con un bagaglio carico di sensazioni particolari. La sua voce risuona nel primo episodio del Podcast ufficiale della Roma, un appuntamento che apre le porte su ciò che vive un giovane calciatore quando si affaccia nel mondo dei grandi. E le sue parole fanno capire come certi traguardi, una volta raggiunti, non bastino mai.
Per Pisilli, questo ritiro segna un confine importante. Non è semplicemente un’altra estate di allenamenti, ma un passaggio in cui le emozioni si mescolano con la consapevolezza di chi ha già iniziato a lasciare il segno. “È il primo ritiro dopo un anno giocato tra i grandi”, sottolinea con quella sincerità che solo chi ha vissuto sulla propria pelle le sfide vere può permettersi. Per lui, non si tratta più di essere un giovane in prova, ma di confermare ogni giorno il proprio posto.
“L’anno scorso ero un ragazzo che veniva dalla Primavera”, racconta, lasciando intendere che quella fase di attesa e speranza si è ormai trasformata in qualcosa di diverso. Ora il mister mi conosce di più, confessa, segno che il lavoro fatto in questi mesi non è passato inosservato. In fondo, nel calcio, essere riconosciuti da chi guida la squadra è la prima vera vittoria.
Il percorso di Pisilli non è più quello di un esordiente. La stagione che si prepara ad affrontare potrebbe rappresentare quel salto definitivo che ogni giovane sogna. Ma, come spesso accade, non c’è nulla di scontato quando si gioca per una squadra come la Roma. Il ragazzo lo sa bene, e lo ripete quasi a volerlo imprimere a fuoco: “Va dimostrato ogni anno”. Nessuna conquista viene regalata, tutto va guadagnato sul campo, giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento.
Nel percorso di un giovane talento, trovare un allenatore che creda nelle sue qualità può cambiare tutto. Gian Piero Gasperini, ora alla guida della Roma, rappresenta per Pisilli un punto di riferimento importante. Un tecnico noto per la sua capacità di valorizzare i giovani e per la fiducia che sa trasmettere a chi dimostra di meritarla. Pisilli non si nasconde e ammette di sentire questo rapporto crescere: “Il mister ora mi conosce di più”, ribadisce, lasciando intendere che c’è una base solida da cui partire.
Tra emozioni sincere e voglia di affermarsi, Niccolò Pisilli si affaccia su una stagione che potrebbe riservargli sorprese. Con la forza di chi ha già rotto il ghiaccio e la determinazione di chi vuole restare al fianco dei grandi, senza più sentirsi soltanto un giovane di passaggio. Perché nel calcio, come nella vita, il primo passo può essere il più difficile, ma confermarsi è ciò che fa davvero la differenza.
L’INTERVISTA COMPLETA:
Possiamo dire che è il tuo primo ritiro con i grandi o sennò il Niccolò dell’anno scorso si offende?
“Nono, anzi, ancora grande non sono. Più grande dell’anno scorso sicuramente, ho messo un po’ di esperienza nel mio bagaglio quindi si, è il primo ritiro dopo un anno giocato tra i grandi. Anche l’anno scorso ho partecipato insieme alla squadra ed è stato un ritiro a tutti gli effetti”.
La sensazione però era quella di un ragazzo che si sarebbe giocato le sue carte…
“Si, poi va dimostrato tutti gli anni, la Roma va meritata ogni anno, però, sicuramente quest’anno parto con una base migliore rispetto allo scorso che ero un ragazzo delle giovanili che sarebbe stato valutato in ritiro. Quest’anno, invece, il mister può conoscermi giù un pochino di più.
L’anno scorso hai giocato più di 40 partite, ma è un dato che colpisce, te l’aspettavi?
“All’inizio della stagione non me l’aspettavo, anzi quando è iniziato il ritiro non credevo neanche di rimanere, ci speravo con tutto me stesso e ho sempre dato tutto negli allenamenti per provare a rimanere alla Roma. Però, non mi aspettavo di giocare più di 40 partite in stagione”.
C’è una partita o più di una dopo la quale hai avuto la sensazione di poter stare a questo livello?
“Una partita in particolare non penso ci sia, era più una sensazione che è cresciuta partita per partita, mi sentivo bene e vedevo che riuscivo ad esprimere me stesso e questa cosa mi ha dato consapevolezza. Anche per me ad inizio stagione era una prova, pure io volevo avere un opportunità, sia per il sogno di giocare per la Roma e sia per me stesso. Volevo capire se realmente fossi in grado di stare in Serie A”.
In questa stagione è arrivato un rinnovo che ti lega alla Roma in maniera importante…
“Per me è stato un onore poter continuare a giocare per la Roma ed è stato un momento bello ed importante perché si staccava la parte di Niccolò giovanile e iniziava la parte di Niccolò con la prima squadra. Per questo ci tengo a ringraziare tutti gli allenatori che ho avuto e la società per la fiducia che mi ha dimostrato”.
C’è stata anche una bella parentesi in Nazionale…
“Ho raggiunto anche la convocazione nella Nazionale maggiore che è una cosa che se solo qualcuno me lo avesse accennato avrei risposto che stava fuori di testa. Poi si è conclusa con l’Europeo Under 21 quest’estate che è stata una bellissima esperienza e quindi sono molto contento ogni volta che vado in Nazionale perché giocare per il proprio paese con tutti che ti tifano non ha prezzo”.
Te lo sei riguardato qualche volta il gol contro la Spagna?
“L’ho rivisto giusto la sera in cui l’ho fatto, poi sono andato e dormire e non l’ho più rivisto”.
Vi fa correre Gasperini?
“Stiamo correndo e stiamo lavorando come penso sia giusto, tutte le squadre staranno lavorando e noi dovremo essere bravi per farci trovare pronti e al meglio della condizione per quando servirà. Magari adesso è un pò faticoso, ma, ci tornerà tutto dopo quindi adesso dobbiamo soffrire”.
Com’è stato tornare qui e il primo impatto con il mister ed il suo staff?
“Sono cambiate tantissime cose all’interno dello staff e ci vuole un pò di tempo per conoscerci e capire le richieste del mister, ma credo sia normale. Tornare qui è stato molto bello perché ritrovi molti compagni che durante l’anno vivi tutti giorni, poi ti ci stacchi un mese e mezzo e ti manca la quotidianità dello spogliatoio. Ci dobbiamo abituare il prima possibile alle richieste del mister e del suo staff”.
Hai realizzato di essere già un esempio per qualcuno?
“Magari si però io non me la sento addosso perché so che posso migliorare ancora tanto e far vedere ancora tanto a queste persone. Non mi sento ancora una persona da vedere come un punto di arrivo, so quanto devo migliorare sotto vari punti di vista e quindi non mi sento un esempio. Se tanti ragazzi vedono in me un percorso da seguire io sono contento e farò di tutto per aiutarli e farli sentire a loro agio”.