RomaForever.it
facebook twitter Feed RSS
Mercoledì - 24 aprile 2024
Mappa Cerca Versión italiana
RomaForever.it
HOME
   
NEWS
   
SQUADRA
   
CAMPIONATO
   
CHAMPIONS LEAGUE
   
EUROPA LEAGUE
   
CONFERENCE LEAGUE
   
COPPA ITALIA
   
 
   
FORUM
   
AMICHEVOLI
   
CALCIOMERCATO
   
FORMAZIONI
   
PALMARÉS
   
SUPERCOPPA ITALIANA
   
   
   

Pastore: "L'anno scorso non sono mai stato bene fisicamente. Fonseca ha fiducia in me"

Lunedì 04 novembre 2019
Nel primo anno a Roma, Javier Pastore ha faticato ad entrare nelle rotazioni di Di Francesco prima e Ranieri poi, ma in questo avvio di stagione con Paulo Fonseca l'argentino sembra tornato ad alti livelli. Il flaco ha rilasciato una lunga intervista. Di seguito, le sue dichiarazioni:

Che ricordi hai del tuo rapporto con il calcio quando eri bambino?
«I ricordi sono tanti, perché era l'unica cosa che facevo da quando avevo quattro anni. Ho ancora delle foto, con la palla sempre accanto. Volevo fare solo quello, a scuola o per la strada con gli amici. Non c'erano i videogiochi come oggi e noi da piccoli pensavamo solo al calcio».

Dove giocavi?
«Ogni quartiere della mia città natale, Cordoba, organizzava un piccolo torneo amatoriale. E io mi ricordo che li facevo tutti. Anche quello organizzato nella zona in cui viveva mio cugino o altri miei amici. Ognuno portava una squadra, con il papà di uno di noi come allenatore. E io andavo ovunque pur di giocare».

Sei sempre stato un calciatore tecnico?
«Mi ricordo che giocavo con mio zio in garage con la pallina da tennis. Mi diceva "se riesci a giocare con questa poi con quella più grande sarà più facile". Provavo i palleggi, la calciavo sul muro di potenza e dovevo farmela tornare sui piedi. Questo avveniva tutti i giorni, era la mia passione».

Il tuo desiderio è sempre stato quello di diventare un calciatore professionista?
«Era il mio pensiero fisso, sempre».

Chi era il tuo idolo da bambino?
«Quando ero piccolo senza dubbio Batistuta. In quel momento giocava in nazionale, in Italia segnava tanto e si parlava solo di lui. Avevo il poster nella mia camera. Quando venne alla Roma, mio padre mi regalò la sua maglia, fu una cosa bellissima. Poi quando sono cresciuto un po' di più adoravo Riquelme. Era un punto di riferimento come numero 10».

Com'è iniziata la tua carriera? Hai subito capito che ce l'avresti fatta?
«In realtà non è stato semplicissimo. In Argentina è avvenuto tutto molto velocemente. Ho iniziato a giocare in Serie B con il Talleres di Cordoba, la squadra della mia città. Ho fatto l'esordio con la prima squadra, giocando tre o quattro partite. E poi sono tornato a giocare con le giovanili. È stato un momento molto difficile, perché pensavo di essere già arrivato. Dal ritiro e l'esordio con in più grandi, tornare indietro rappresentò una delusione. Ho dovuto ricominciare, con la stessa voglia di sempre, ma non fu facile».

Poi cosa è successo?
«Dopo sei mesi sono andato a Buenos Aires con l'Huracan, in Prima Squadra. Ho fatto il ritiro con loro ma non potevo giocare per una questione burocratica, mi allenavo da solo a volte e ho saltato il campionato di Apertura. Quando i documenti si sono sbloccati, ho fatto il secondo ritiro con loro e mi sono rotto la caviglia. Per questo ho dovuto saltare anche il torneo di Clausura. Mi sembrava di avere tutto contro. È stato davvero difficile, ho giocato solo cinque partite. Il campionato seguente l'ho giocato tutto da titolare e in sei mesi mi è cambiata la vita».

Come ti sei sentito a quel punto?
«Non avevo mai fatto una presenza da titolare nella Primera Division e sono arrivato a giocare venti partite di seguito, tutte bene. A quel punto è arrivata la chiamata dall'Italia e non ho avuto nemmeno il tempo di realizzare costa stesse accadendo».

Come nasce la tua cessione al Palermo?
«Sono venuti a osservare le mie prestazioni per due mesi. Per me era un sogno giocare in Europa. È stato straordinario, mi hanno convinto subito. Non ci ho pensato due volte. Alla prima possibilità ho accettato».

Hai avuto un po' di paura?
«Mai, nessuna paura. Era il mio sogno. Venivo per la cosa che so fare meglio: giocare a calcio. La mia famiglia mi ha supportato, perché è venuta con me. E tutto questo mi ha dato tanta fiducia».

Cosa di porti dentro dall'esperienza al Palermo?
«È stata un'esperienza bellissima. Rappresentano due anni indimenticabili. La squadra giocava bene, abbiamo fatto cose importanti in quegli anni. Siamo arrivati quarti in campionato, a un punto dalla Champions, in finale di Coppa Italia, abbiamo giocato l'Europa League. Abbiamo fatto delle cose che non si vedevano da anni in quella città. Ho tanti bei ricordi, la gente è stata magnifica con me. È il posto in cui ho conosciuto mia moglie. Rimarrà sempre nel mio cuore, una parte della Sicilia è con me a casa».

Che differenza hai notato tra il calcio argentino e quello italiano?
«La differenza è tattica. Qui si preparano molto di più le partite. Lì si lascia molta più libertà ai calciatori. Qui è differente, anche rispetto alla Francia. Poi in campo si va sempre undici contro undici, ma qui nella preparazione e negli allenamenti si sta molto più attenti a certi aspetti».

Quando è arrivata l'opportunità del PSG?
«Il secondo anno ho fatto molto bene a Palermo e avevo già capito che per la società la mia cessione avrebbe rappresentato una grande opportunità, con i ricavi potevano mettere su una nuova squadra. Per me rappresentava un passo importante per crescere e migliorare. Negli ultimi due mesi della mia seconda stagione al Palermo si parlava già di una mia uscita. C'era il mio agente a lavorare su questo aspetto, ma gli ho detto che non ne volevo sapere niente, volevo concentrarmi sul campionato».

E alla fine sei andato in Francia. Cosa ha rappresentato questa esperienza per te?
«Una grande esperienza. Sono stati sette anni densi di avvenimenti. Sono arrivato in una squadra completamente diversa rispetto a quella che avevo lasciato. Ho visto il club crescere assieme a me, hanno cambiato allenatori, hanno fatto passi da gigante con i media, hanno rinnovato il centro sportivo e lo stadio, hanno migliorato tutto. Sono molto felice di essere stato con loro attraverso tutti questi cambiamenti. Mi hanno reso felice. Quando sono arrivato, il PSG non era quello che conosciamo oggi e io sono orgoglioso di aver dato il mio apporto. Non cambierei nulla di questi anni. Abbiamo vinto tanti titoli e ho lasciato un bel ricordo ai tifosi e alla gente in Francia: questa è la cosa più importante».

E poi c'è stata la chiamata della Roma.
«Ha rappresentato una bellissima opportunità. Volevo cambiare squadra per sentirmi di nuovo un giocatore importante e riprendermi il ruolo perso al PSG, per l'arrivo di tanti altri giocatori di livello. La Roma era la miglior proposta, parliamo di una grande città che io e mia moglie adoriamo».

Il primo anno però non è stato semplice. Cosa hai provato in quel periodo?
«L'avventura è partita bene ed ero molto entusiasta di giocare qui. Poi purtroppo mi sono fatto male un paio di volte di seguito e poi c'è stato l'infortunio al Derby di andata. A settembre già è iniziato ad andare tutto male. Avevo perso la fiducia dell'allenatore, perché non ero mai in campo. Fisicamente non sono stato mai bene, non riuscivo a gestire bene gli allenamenti o a migliorare la condizione fisica. Ho fatto pochissime partite e non è stato un anno facile, a livello personale e sportivo».

Poi è arrivata l'estate, cosa hai pensato prima dell'inizio della stagione?
«Avevo tante cose per la testa. Stavano avvenendo tanti cambiamenti nel Club ed era tutto un punto interrogativo per me. Mi sono preso i primi giorni di vacanza con la mia famiglia, ma prima di ricominciare la stagione ho voluto parlare con la Società e con l'allenatore, volevo sapere cosa pensavano di me. Ero a conoscenza di non aver fatto bene l'anno precedente, mi faceva male ripensare alla mia ultima stagione e non volevo che le idee del nuovo tecnico venissero influenzate da quelle prestazioni. Dal primo giorno la Società mi ha comunicato che il cambio di allenatore sarebbe stato positivo per tutti. Nei primi allenamenti ho dimostrato subito di voler cambiare quello che era stato un anno brutto, da parte mia e di tutta la squadra. L'allenatore è stato sempre molto onesto, ha dimostrato di aver fiducia in me. Mi ha chiesto di dimenticare quanto accaduto prima, di allenarmi al cento per cento. Mi hanno gestito bene. Ho parlato con lo staff, gli ho detto che l'anno precedente non ero mai riuscito a trovare la forma giusta: per diverse necessità ero dovuto comunque scendere in campo e per questo non facevo bene per la squadra e mi facevo male pure io».

In che modo ti sei preparato per la nuova stagione?
«In quei giorni ho parlato molto con l'allenatore e con lo staff. Potevo provare a raggiungere la migliore condizione fisica giocando tutte le amichevoli, ma per una settimana abbiamo scelto insieme di fermarci. Non è stato un infortunio, ma con le doppie sedute ogni giorno, conoscendo bene il mio corpo, ho chiesto di poter recuperare un po' di più, non giocare qualche amichevole e allenarmi da solo, perché avevo sentito dei crampi. Sono consapevole che in quei giorni durante le amichevoli ti guadagni un posto e sapevo che non giocando rischiavo di perdere un'opportunità. Ma ho preferito non rischiare di farmi male subito, per evitare di stare fuori durante le partite importanti. L'allenatore ha accettato, mi ha detto "allenati bene in questi giorni perché per la prima partita devi stare bene". Il mister mi ha fatto giocare per pochi minuti, per poter riprendere con calma la condizione giusta. E ora il mio fisico inizia a sentirsi lo stesso di prima».

Oltre a questo lavoro fisico, a livello tattico cosa ti ha richiesto Fonseca?
«Tanto, soprattutto i primi mesi. Abbiamo lavorato su diversi aspetti. Vuole che un centrocampista punti sempre la porta avversaria e che non sia rivolto verso la nostra area. Ho dovuto concentrarmi molto in allenamento, perché io ero abituato a stare spalle alla porta, per fare uno-due con i compagni. Il mister, però, vuole che giochiamo in avanti, facendo un continuo cambio gioco da destra a sinistra. Ma la cosa più importante è la fiducia che ci dà il tecnico e il modo in cui ci parla. Io ho avuto diversi allenatori e ho appreso tanto da tutti: posso dire che questo staff tecnico ha un'enorme voglia di fare e bene e di vincere. Sono tutti ragazzi giovani, hanno tante convinzioni importanti e ce le trasmettono. Per una squadra come la Roma che vuole puntare in alto tutto questo è fondamentale».

E sei riuscito a trasformare i fischi in applausi con le ultime prestazioni. Quanto è stato difficile sentire che non avevi la fiducia del pubblico?
«I fischi li ho presi in tutte le squadre in cui ho giocato, così come gli applausi. È per il mio stile di gioco. Se sto bene riesco a dare il meglio, ma se fisicamente non ci sono non riesco a dare il massimo. A volte se non hai la forza di correre indietro ti tieni per fare una corsa buona in avanti. E tutto questo lo spettatore lo nota. Io a volte apprezzo più i fischi. Quando le cose vanno bene è evidente, ma quando vanno male hai bisogno di una reazione del pubblico. Sono cose che personalmente mi danno qualcosa in più, mi dico "ok, forse è meglio che vado due ore prima all'allenamento". Lo ha visto la gente che non stavo bene e lo vedevano anche mia moglie e mia mamma. La mia famiglia si è preoccupata tanto, si rendevano conto che qualcosa non andava, venivano qui tutti i mesi facendomi delle domande sulle mie condizioni. E se riuscivano a rendersene conto loro, figuriamoci i tifosi che sono tutte le domeniche allo stadio. Queste sono cose che ti fanno riflettere. Alla fine questa rappresenta una passione per noi, ma è anche un lavoro e dobbiamo rispettare la gente che ci segue per la professione che pratichiamo».

Forse c'è l'imbarazzo della scelta tra tutti quelli con cui hai giocato: ma qual è il calciatore con cui ti sei trovato meglio?
«Ce ne sono stati tanti. L'attaccante più forte con cui ho giocato è Cavani, perché va a genio con le mie qualità. A me piace fare assist per i gol e ho avuto un buon feeling con tanti compagni di squadra, ma con lui più di tutti: è devastante come punta. E poi non posso non citare Ibrahimovic. Se includiamo tutti gli aspetti, tra cui la mentalità, la professionalità, è incredibile: è il giocatore che mi ha ispirato di più a migliorare. Se lo guardi in allenamento impari. Ci sono ancora in contatto, sono molto legato a lui, è uno dei migliori compagni di squadra che abbia mai avuto».

Sei andato a Parigi a 22 anni, quanto ti ha aiutato a crescere quell'esperienza?
«Tanto. Il primo anno è stato un po' difficile, per la lingua e la cultura diversa, ero giovane, più chiuso e molto timido. Parlavo meno con i compagni e con la gente, non mi relazionavo bene con loro. Ero davvero un ragazzino. Mi ero demoralizzato, dentro di me pensavo "non riuscirò mai a imparare il francese, non riesco a capirlo". Era tutta una questione di testa. Dal secondo anno mi sono messo sotto, ho messo la timidezza da una parte e ho iniziato a parlare: parlavo male ma non me ne importava niente, l'importante era farmi capire. Da quel momento sono riuscito a entrare in contatto con in compagni e con la città, anche assieme a mia moglie. Ho capito che Parigi è un posto magico. Lì sono diventato un uomo e ci è nata mia figlia: ero un ragazzino e sono diventato un padre».

Qual è il tuo gol a cui sei più legato?
«Quello che ho fatto in Champions contro il Chelsea, con il PSG. Sono entrato a cinque minuti dalla fine della partita e da un'azione così è uscito un gran col che nessuno si aspettava. È uno dei più belli».

Quanto è cambiato il calcio rispetto a quando sei arrivato in Italia?
«Oggi si difende tutti insieme e si attacca tutti insieme. Dieci anni fa era diverso. Quando sono arrivato, però, ero giovane e pensavo solo a divertirmi».

Oggi per un giovane è più facile o più difficile fare carriera?
«Posso parlare per quello che ho vissuto io, ma per me è più difficile. Penso anche alle relazioni che ho con i giovani in argentina. Oggi si pensano solo ai soldi. Ci sono tante famiglie o ragazzini che pensano a giocare per fare i soldi e basta, anche nelle basse categorie. Non dico che io non ne abbia fatti in carriera, ma non può essere quello il primo motivo. Così si lasciano la passione e il calcio da parte. Quando fai così arrivare in alto è più difficile. Una cosa devi farla perché la ami. I soldi arrivano dopo. Non puoi pensare al denaro prima di arrivare in Serie A. Oggi a tanti ragazzini vengono date certe cose prima di guadagnarsele».

Che consigli daresti a un giovane?
«Giocare con passione a calcio, dare tutto. Imparare da ogni allenamento, questa è la base. Il resto arriva da solo. Serve la testa e anche un po' di fortuna. Poi le cose arrivano».

Qual è il consiglio più importante che hai ricevuto in carriera?
«Io ho tante persone che mi hanno aiutato. Il mio agente per primo, Simonian, sto con lui da 16 anni e mi ha sempre detto di concentrarmi solo a giocare. Una delle tante cose che mi ha insegnato. Poi calcisticamente mi ha toccato tanto Walter Sabatini, la persona che mi ha portato in Europa. Lui mi dava tanti consigli quando lavoravamo insieme a Palermo, parlavamo praticamente ogni giorno».

Cosa ti diceva?
«Mi parlava di tutto, di vita e di calcio. Ero come un figlio. Arrivato a Palermo non riuscivo a fare nulla, nemmeno in allenamento. Mi chiamava nel suo ufficio a rivedere la partita giocata la domenica. Facevano quaranta gradi in quell'ufficio e io volevo andare in spiaggia. Lui mi teneva lì a rivedere il match e mi diceva "riguardatelo tre volte e poi mi dici cosa hai notato". Andava via e faceva le sue cose, dopo il novantesimo tornava e mi diceva "ok, cosa hai notato?". E io rispondevo: "Direttore, ho fatto qualche giocata buona". E lui ribatteva "no, qua hai alzato un braccio contro un compagno perché non ti ha passato la palla, qui non hai corso dieci metri indietro". Mi segnalava una serie di cose che uno non vede a 19 anni. E lui me le ha fatte notare tutte. Sono stati dettagli importanti dentro e fuori dal campo. Calcisticamente mi ha aiutato tanto».

Quanto ti hanno fatto crescere gli anni al Palermo?
«Moltissimo. Oltre al rapporto con Sabatini, Delio Rossi mi ha insegnato dei movimenti in un mese che nessuno mi aveva mai detto in tutta la mia carriera. Facevamo un lavoro individuale, io e lui da soli al termine dell'allenamento. Pensavo che non mi servisse a niente, ma mi disse "per un po' non giochi titolare e vai in panchina, quando finisci un mese di tattica con me ti rimetto in campo". Fu di parola: dopo trenta giorni mi schierò titolare, ero un altro giocatore».

Chi è Javier Pastore fuori dal campo?
«Un ragazzo, anzi un vecchietto (ride, ndr), normale. Mi piace stare a casa con la famiglia, voglio vivere tranquillo».

Qual è il tuo hobby preferito?
«Ora passare tempo con la mia famiglia. Quando ero giovane giocavo ai videogames. Adesso se ho un giorno libero magari gioco a volley. Mi piace tanto il cinema, con mia moglie ci andiamo tanto. In Francia non era semplice vederli in un'altra lingua quando avevamo un giorno libero venivamo a Roma con mia moglie per vedercene uno e tornavamo la mattina presto. Da quando sono qui è tutto più semplice».

Cosa vedi nel tuo futuro quando smetterai fra tanti anni?
«Ora penso di farmi altri anni calcisticamente belli e poi ci penserò. Il calcio è la mia vita, farò sicuramente qualcosa in questo mondo. Ma ora ancora non lo so, la vita può cambiare da un giorno all'altro. Io sono argentino, mia moglie italiana, i miei figli sono nati in Francia. Chissà dove vivrò un giorno. Sceglieranno loro, sicuramente. Prima penso alla famiglia».

Qual è l'obiettivo di questa stagione?
«Essere sempre a disposizione dell'allenatore, in ogni momento. Per novanta o dieci minuti. Voglio stare bene fisicamente e portare la Roma più in alto possibile. Il calcio è un gioco di squadra e se la Roma finisce in alto è perché tutta la squadra ha fatto bene, non solo un giocatore».
Fonte: As Roma
COMMENTI
Area Utente
Login

Allenamento - Le Ultime News

 
    1   2   3   4   5   6       >   >> 
 
 Dom. 21 apr 2024 
Lukaku, obiettivo Bayer Leverkusen: il piano per averlo in Europa League
Romelu Lukaku deve smaltire qualche piccolo problema muscolare. La Roma lavora per recuperarlo in vista dell'Europa League.
 Ven. 19 apr 2024 
Rinnovo De Rossi: tutti i dettagli del contratto che verrà firmato dal tecnico
Dan e Ryan Friedkin hanno voluto dimostrare la loro piena fiducia nell’allenatore a poche ore dalla grande sfida di Europa League contro il Milan all'Olimpico
 Gio. 18 apr 2024 
Roma-Milan, Cafu: "Sarà una partita molto bella. De Rossi alla Ferguson"
Cafu, ex sia della Roma che del Milan, ha parlato del match in programma stasera all'Olimpico
 Ven. 12 apr 2024 
La Roma pensa già a Udine: le ultime sull'allenamento di oggi
Dopo la vittoria di San Siro la squadra si è spostata nel centro sportivo del Monza per la ripresa degli allenamenti. Domani di nuovo in campo, poi il viaggio a Udine
 Lun. 08 apr 2024 
De Rossi, cappellino "speciale" dopo il Derby: allenamenti tra novità e sorrisi
Daniele De Rossi dirige la squadra con il tipico cappellino ASR, indossato anche all'Olimpico dagli ultras giallorossi. Sorrisi e tranquillità dopo una vittoria pesantissima.
Pellegrini con il figlio a Trigoria: "Campione di papà". FOTO
Capitan Pellegrini porta il figlio a Trigoria: le foto diventano virali!
 Ven. 05 apr 2024 
Roma, senti Loris Boni: "Proposi Haaland ai giallorossi"
Loris Boni, ex centrocampista della Roma, rivela che Haaland poteva finire alla Roma da giovanissimo: lo segnalò proprio lui a Monchi.
Giovannelli: "Il gol nel derby è stato il più importante della mia vita"
Le sue parole: "Di gol ne facevo pochi, 16 in tutta la carriera, media di uno all'anno"
Roma-Lazio, Celik favorito su Karsdorp a destra. Dybala titolare
Sono pochi i dubbi di formazione di De Rossi a poco più di 24 ore dal derby
Roma-Lazio, De Rossi ha motivato l'intera squadra con questa frase
Il tecnico giallorosso a lavoro non solo sull'aspetto tecnico, ma anche su quello mentale
 Gio. 04 apr 2024 
Le ultime da Trigoria: Kristensen torna a essere disponibile, ancora fuori Azmoun
Ecco cosa trapela dall'ultimo allenamento dei giallorossi
 Mer. 03 apr 2024 
Roma, che bella notizia per De Rossi: Spinazzola si allena in gruppo
L'esterno sarà disponibile per il derby di sabato contro la Lazio
 Mar. 02 apr 2024 
La Roma torna ad allenarsi in vista del derby: le ultimissime da Trigoria
Tornati questa notte nella Capitale i giallorossi non hanno perso tempo e hanno iniziato già oggi la preparazione verso il derby di sabato con la Lazio
 Sab. 30 mar 2024 
De Rossi, senti "Il Principe": Gannini 'svela' il segreto per continuare a vincere
Daniele De Rossi sorprende tutti sulla panchina della Roma, o quasi. C'era chi già sembrava pronto a scommettere su di lui: Giuseppe Giannini, per tutti "Il Principe", carica l'ex centrocampista.
Lecce-Roma, l'ora di Baldanzi: può essere il vice Dybala
La partita contro il Lecce diventa l'occasione perfetta per dimostrare di essere il vice della Joya
Il parere di Nainggolan: "Con De Rossi la Roma gioca un bellissimo calcio"
L'ex centrocampista giallorosso duro su Mourinho
Roma, come sta Dybala? Le ultime sulle sue condizioni fisiche
L'attaccante argentino farà di tutto per rientrare fra i convocati a Lecce
 Gio. 28 mar 2024 
Roma, Abraham in campo contro il Lecce: il grande ritorno dell'attaccante
Tammy Abraham potrebbe giocare uno scampolo di partita contro il Lecce: cresce l'entusiasmo dei tifosi
 Mer. 27 mar 2024 
Roma, piove sul bagnato: allenamento sotto il diluvio per i giallorossi
I giallorossi preparano la trasferta di Lecce. De Rossi alle prese con i dubbi di formazione.
 Mar. 26 mar 2024 
Roma, tutto pronto per il rientro in campo di Lukaku
L'attaccante giallorosso scenderà in campo con il suo Belgio e poi tornerà a Trigoria per preparare la sfida di Lecce
 Lun. 25 mar 2024 
L'idea di De Rossi: far giocare Abraham insieme a Lukaku
Manca poco al ritorno in campo dell'inglese
 Sab. 23 mar 2024 
De Rossi, un amore infinito: in allenamento non resiste e calcia, "Mozart" non perde il tocco
Daniele De Rossi sempre più parte della nuova Roma, il mister non dimentica i fasti da giocatore e in allenamento regala qualche perla per Dybala e Abraham. Il piede è ancora quello.
 Ven. 22 mar 2024 
La confessione di Angeliño: "Di Roma mi piace tutto, voglio restare a lungo"
Le parole d'amore del terzino giallorosso
 Gio. 21 mar 2024 
L'iniziativa della Roma per la Giornata Mondiale della Sindrome di Down
In una giornata speciale, i giallorossi rimasti nella Capitale hanno accolto i ragazzi della "Locanda dei Girasoli", passando del tempo con loro.
Smalling-Renato Sanches, dopo la sosta arriva la chance
Due rinforzi alla ripresa per De Rossi: l’inglese e il portoghese provano a invertire la rotta
 Dom. 17 mar 2024 
Dybala out, ma torna Lukaku (con Azmoun)
Dybala no, Lukaku sì. La Roma arriva alla sfida con il Sassuolo (ore 18.00) con...
 Gio. 14 mar 2024 
DE ROSSI: "La qualificazione basta per fare i complimenti ai ragazzi, ma potevano gestire meglio"
BRIGHTON-ROMA 1-0, LE INTERVISTE PRE-PARTITA, DANIELE DE ROSSI
 Mer. 13 mar 2024 
BOVE: "Gioco meno? Sono tranquillo, in allenamento vedo progressi e in campo do sempre il massimo"
EUROPA LEAGUE, ROMA-BRIGHTON LA CONFERENZA STAMPA DI EDOARDO BOVE
DE ZERBI: "Con questa Roma devi fare una partita ottima per vincere 5-0. Dobbiamo crederci"
EUROPA LEAGUE, BRIGHTON-ROMA, LA CONFERENZA STAMPA DI ROBERTO DE ZERBI: "All'andata abbiamo avuto le stesse occasioni della Roma"
Roma in partenza per Brighton: assente Lukaku, il belga resta nella Capitale
Domani alle ore 21 andrà in scena al Falmer Stadium la sfida tra Brighton e Roma,...
 
    1   2   3   4   5   6       >   >>