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Atalanta-Milan 1-3, doppietta di Piatek

Il Milan vince a Bergamo, Roma a -4. I rossoneri salgono a 42 punti, appena una lunghezza sotto l'Inter terza in classifica, impegnata domenica alle 18 contro la Sampdoria
Sabato 16 febbraio 2019
Indiavolato al punto giusto, pratico e cattivo come solo le big sanno essere, e con un interruttore al centro dell'area che accende la maturità da Champions di tutta la squadra e spegne le certezze delle rivali dirette: questo è il Milan di oggi, un Milan che alza la voce nella sfida da quarto posto in casa dell'Atalanta e allunga sui nerazzurri, si piazza a un punto dall'Inter terza in attesa di sapere come risponderanno gli uomini di Spalletti domani contro la Samp. Il 3-1 con cui i rossoneri si impadroniscono del big match di Bergamo spazzando via il tabù-Dea (l'ultimo successo da queste parti risaliva al maggio 2015) è una prova di forza e di crescita di tutto il gruppo: il Milan va sotto e soffre, poi la ribalta e la congela a cavallo tra i due tempi grazie alla doppietta di Piatek (17 gol in A, 25 in stagione) e al gol del ritrovato Calhanoglu.

SEGNALI — Oltre che brillare come un gioiello sfoggiato in una serata di gala, il piatto sinistro al volo (su cross di Rodriguez) con cui il polacco agguanta il pareggio rossonero è un segnale forte e chiaro: c'era un Milan prima e dopo di lui. Quello senza Pistolero sarebbe probabilmente colato a picco sotto i colpi di un'Atalanta bella e determinata, che come un diesel carbura lungo il primo tempo, sblocca al 33' con Freuler - male Donnarumma, che si fa sorprendere da un tiro su cui era in traiettoria − e azzanna il Diavolo ai fianchi, lasciandosi ispirare dai giochi di prestigio di Ilicic sulla destra; quello "Piatekizzato" invece resiste e agguanta il pareggio nell'unico minuto di recupero concesso da Pasqua: 5 gol in 5 presenze e altro centro al primo tiro nello specchio, ritmi mostruosi.

MESSAGGI — I segnali del primo tempo diventano messaggi in un avvio di ripresa raramente giocato dal Milan con l'intensità messa in campo stasera a Bergamo: in 16 minuti i gattusiani correggono due difetti atavici − l'astinenza di Calhanoglu in campionato, che durava dallo scorso maggio, e il gol di testa, non esattamente la specialità della casa visto che l'unico lo aveva segnato Cutrone alla Sampdoria - e ammazzano la partita, avvisando l'Atalanta e le altre rivali nella corsa Champions che Romagnoli e compagni sono diventati grandi. Ci sarà da lavorare duro per scalzare questo Diavolo dal quarto posto.

UNO-DUE — Calha ribalta il risultato al 10', raccogliendo una respinta di Hateboer e indirizzando nell'angolino con un rasoterra forte e preciso: la balistica tanto invocata da Gattuso si materializza in una delle sfide più importanti della stagione e la montagna rossonera che sovrasta Hakan a bordocampo è la dimostrazione di quanto tutta la squadra aspettasse il gol del suo 10. Il turco ci mette del suo anche nel 3-1 di 6 minuti dopo, battendo il corner che sorprende Berisha ma non Piatek, che alza di un'altra tacca le sue medie da marziano. Il resto è ordinaria amministrazione, con i nerazzurri che provano a ritrovare il filo di una gara che hanno avuto in pugno fino allo scadere del primo tempo, senza però riuscire a raddrizzarla (Zapata non la vede mai, Gomez si ferma a un tiro fuori): il Milan nel frattempo è diventato cinico, come si addice alle grandi squadre.
di Marco Fallisi
Fonte: Gazzetta dello Sport
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