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Un calcio alla violenza. Il mondo dello sport contro tutte le forme di abusi sulle donne

Giovedì 22 marzo 2018
Alla fine hanno raccolto quasi centomila euro e li spediranno a chi combatte la violenza sulle donne, cominciando dalla Croce Rossa Italiana. Poteva essere migliore il periodo, poteva essere migliore il clima, però il pubblico c'era e c'era un sacco di gente in campo, tra attori, magistrati, cantanti, calciatori soprattutto: ex e non ex, anche Leandro Castan tornato al suo carissimo numero 5. Lui è un uomo, d'accordo, ma ha subito abbastanza violenze da parte del fato che vederlo sempre in giro a difendere sia la propria porta sia le cause meritevoli fa bene all'umore.

SIMBOLI - Come esempio, buon esempio in questo caso: nella squadra dell'Italia si sono divertiti Amelia, Fiore, Stendardo, Perrotta, Tommasi, Delvecchio, Ballotta, Giordano, Giannichedda, Carolina Morace, Giorgio Pasotti, Maurizio Battista, Ninetto Davoli e via andando, con Margherita Granbassi supportata da Fernando Orsi a dirigere; nel Resto del Mondo: Konsel, Frey, Cesar, Aldair, Oliveira, Candela, Mihajlovic, per dirne alcuni, indirizzati da Marco Tardelli e Zdenek Zeman. Certe cause basta farle balenare per lanciare un richiamo irresistibile. Al quale ha risposto anche il ministro dello sport Luca Lotti, in posizione di regista perché se proprio bisogna farsi del male che sia per bene. Infatti il primo a prendersi una stangata a centrocampo è stato lui. «Una bella serata di sport e solidarietà», ha commentato su Twitter, senza ironia. Era un gioco, come tutte le partite del cuore del mondo, e se il calcio un gioco non sembra più vediamo di rimediare. Sara Mainella nell'ottobre scorso aveva subito insulti sessisti mentre dirigeva una partita di Promozione e il giudice sportivo aveva eccepito che non essendoci stata violenza fisica era stato sbagliato sospendere la gara. L'hanno incaricata di arbitrare la partita di ieri all'Olimpico. In certi casi i simboli sono tutto. E tutto è stato fatto perché la serata avesse un significato. Il messaggio contro la violenza sulle donne come base, a contorno qualsiasi cosa potesse renderlo più incisivo. Al tredicesimo minuto lo show si è fermato per consentire al pubblico di applaudire Davide Astori, scomparso senza un perché, la foto sorridente sui tabelloni luminosi, la scritta "Ciao, Davide" che non richiede altre parole. C'è l'enfasi obbligatoria in queste situazioni e del resto al ridicolo del sessismo e delle altre forme di egoismo e intolleranza che oggi sembrano implacabili è corretto rispondere con una gentilezza che seppellisce.

PENSARE - Erano in sessantotto, italiani e stranieri, calciatori veri e altri che avrebbero desiderato esserlo, la Seredova che su un gol annullato chiedeva il Var perché non è che si debba essere per forza d'accordo con i i propri compagni di un tempo (a Buffon l'assistenza video sta sullo stomaco) e neppure con quelli di adesso: il senso della serata è anche questo. Lotti calciatorino per diletto lo è stato davvero, tra Firenze e Certaldo, e quando Giordano lo ha smarcato al centro dell'area ha provveduto a bucare Konsel con un tocco furbo come un decreto presentato al momento giusto. C'era un mucchio di Roma sparita e di Lazio d'altri tempi in campo, tra il portiere austriaco, Batistuta che ha messo dentro due gol (il primo lo aveva realizzato subito Cesar, peraltro), Giordano che se gli capita tira sempre al volo. E Tommasi e Castroman eccetera eccetera. Anche se poi ha quasi ribaltato il risultato Giorgio Pasotti, uno che sa fare diverse cose, dall'attore all'insegnante di arti marziali. Giocavano, tra vecchi amici e nemici, e intanto facevano pensare. E intanto facevano qualcosa. Un gioco piuttosto serio. Talmente serio che Lucileia, giocatrice brasiliana della Lazio di calcio a 5, ha fatto l'ultimo gol. I simboli sono tutto.
di M. Evangelisti
Fonte: Corriere dello Sport
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