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Attenti ai brasiliani d'Ucraina

Lunedì 19 febbraio 2018
Calcio e carbone. Potrebbe essere questo il binomio per sintetizzare con due parole la città di Donetsk, posizionata nel sud russofono dell'Ucraina. Qui, dopo la caduta del muro e la fine dell'Unione Sovietica, molto, quasi tutto è cambiato. Resta la storia, che non si cancella con i trattati e le nuove realtà geopolitiche, resta l'orgoglio di chi ha vissuto sulla propria pelle stagioni difficili e incancellabili. Prima della nascita dell'Ucraina, lo Shakhtar si chiamava Shaktyor e, stretto nella morsa tra le squadre di Mosca e le Dinamo di Kiev e Tblisi, galleggiava in campionato senza mai competere davvero per la vittoria. Ma nella Coppa dell'Unione Sovietica i Minatori ce la mettevano tutta, tanto da portare a casa il trofeo ben quattro volte, negli anni 1961, 1962, 1983 e 1984.

Il salto di qualità arriva nel 1996, quando l'uomo d'affari Rinat Akhmetov decide di acquistare il club e di utilizzare gran parte del suo denaro per portarlo ai livelli della Dinamo Kiev, storicamente la società più forte dell'URSS. Gli investimenti portano i risultati sperati e lo Shakhtar Donetsk vola. Tra il 2000 e il 2017 vince dieci volte il campionato (la prima con Nevio Scala in panchina), conquista nove coppe d'Ucraina e otto Supercoppe. Ma l'ascesa non si limita tra i confini nazionali. Nel 2009 lo Shakhtar vince la Coppa Uefa e nel 2011 approda ai quarti di finale di Champions (facendo fuori la Roma di Ranieri con un perentorio 3-0 dopo aver vinto anche la gara di andata all'Olimpico 2-3), dove viene eliminata dal Barcellona che poi alzerà il trofeo.

Poi arriva il 2014. La situazione politica è difficile, i conflitti armati riempiono le giornate degli abitanti di Donetsk e dell'intera Ucraina. E il terremoto istituzionale ha ripercussioni anche nello sport. In estate il governo locale autoproclama la Repubblica Popolare di Donetsk, la febbre sale, alcuni calciatori hanno paura e chiedono di essere ceduti. Tra loro ci sono Alex Teixeira, Fred, Ferreyra, Denthino, Ismaily e Douglas Costa. Il gruppetto arriva a disertare gli allenamenti, la frattura sembra ormai insanabile. Ma una settimana dopo tutti decidono di riunirsi ai compagni, tranne Ferreyra che punta i piedi e finisce in prestito al Newcastle. Ad agosto dello stesso anno, lo stadio di Donetsk viene preso di mira dai combattenti filorussi che lo devastano con due ordigni. Fortunatamente la squadra è già lontana, perché pochi mesi prima il tecnico Lucescu ha ordinato il trasferimento nella più sicura Leopoli. Da allora i minatori non hanno mai più giocato partite nella loro città e dalla seconda metà della stagione 2016/2017 disputano le gare «in casa» allo stadio Metalist di Charkiv, seconda città dell'Ucraina per numero di abitanti. Una curiosità. Il logo dello Shakthar ha subìto diverse rivisitazioni e quello attuale, nel quale sono riapparsi i martelli incrociati (simbolo storico del club), è stato realizzato dalla società italiana Interbrand. Colori sociali, l'arancione acceso e il nero, anche se in origine era l'azzurro.

Negli ultimi anni tra le fila dei Minatori sono passati diversi giocatori affermatisi a livello internazionale, oltre a quelli già citati non si possono dimenticare Willian e Luiz Adriano. Nella rosa attuale, da tenere d'occhio il gruppo di brasiliani composto da Fred (già acquistato per la prossima stagione dal Manchester City per oltre 50 milioni di euro), Dentinho, Taison, Marlos e Bernard e Azevedo. Fuori invece per doping, lo storico capitano Darijo Srna, trovato positivo dopo la gara contro il Napoli del 13 settembre scorso. Attualmente in testa alla Prem'er Liha con 45 punti conquistati in 20 gare, la squadra di Paulo Fonseca viaggia verso la conquista dell'ennesimo titolo nazionale: è a +6 sulla Dinamo Kiev. Nell'ultima gara di campionato, disputata venerdì 16 febbraio al Metalist dopo la lunga pausa, gli arancio-neri hanno asfaltato il modesto Cornomorec' Odessa 5-0 con doppietta di Ferreyra (che dopo la stagione al Newcastle è tornato allo Shakhtar) e reti di Marlos e Kovalenko. La Champions è affascinante, ma Paulo Fonseca preferisce allentare la tensione. «Con la Roma sarà una bella sfida - ha detto il portoghese - ma la nostra priorità resta il campionato». Sarà, intanto i Minatori hanno già fatto fuori il Napoli nella fase a gironi. E da queste parti si dice «solo un cattivo soldato non spera di diventare generale».
di M. Vitelli
Fonte: Il Tempo
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