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I familiari dei "celerini" chiedono tutele e rispetto

Giovedì 12 ottobre 2017
Ieri, in piazza Montecitorio, hanno manifestato le mogli, i mariti, i figli, i genitori dei poliziotti del Reparto Mobile. Hanno chiesto maggiori tutele, sanitarie e legali, la certezza della pena, e proposto un'idea di legge che non ha colore, che non discrimina, che punta solo a risollevare una categoria da sempre bistrattata e presa di mira per il suo essere in prima linea. Una piazza pacifica, eppure snobbata da una certa politica per partito preso. Andrea Cecchini, da vent'anni al Reparto Mobile Roma e fondatore insieme ad altri colleghi del sindacato Italia Celere, era lì e racconta l'amara delusione. La manifestazione non ha funzionato? «Al contrario, ma al solito ci ha ascoltato una sola parte del Parlamento che dovrebbe essere la voce di tutti i cittadini. Tutti, capisce? Noi oggi eravamo lì, con figli e mogli. Ci hanno incontrato solo i rappresentanti di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega. Con loro c'è stato un bel confronto e presenteranno un disegno di legge». Chi vi ha snobbato? «I Cinque Stelle sono venuti in piazza nel pomeriggio, hanno parlato con i loro manifestanti che erano attaccati a noi, e nemmeno ci hanno salutato. Uno smacco totale alla Polizia. Non ci hanno chiesto neanche per cosa stessimo protestando, almeno per fare la parte. Si devono vergognare. Abbiamo visto le due facce della medaglia, il centro destra con noi, nonostante i fischi che si sono presi dai grillini in piazza, i pentastellati del tutto indifferenti». Secondo lei perchè? «Protestavamo con dei volantini contro il reato di tortura, del quale loro erano fautori. I conti tornano, ma almeno un cenno, una formalità». Quali sono le sofferenze maggiori patite dal familiari di un agente della Celere? «L'incertezza della pena, che vanifica il nostro lavoro, il rischio di passare per torturatore. Oltre alla perenne preoccupazione per la vita di un poliziotto, sicuramente non tutelata». In cosa consiste il "vostro" disegno di legge? «Indennità accessorie pagate dalle società sportive, come Figc e Coni, per tutte le iniziative allo stadio presidiate dai poliziotti. Queste, già ritenute responsabili per cori e altre questioni "etiche", siano responsabili anche per i danni subiti dagli agenti in servizio. Le forze dell'ordine italiane sono quelle che più pagano in termini di feriti in tutta Europa durante le partite. -Poi chiediamo l'istituzione del reato di tortura al contrario: ai manifestanti, ai rapinatori, ai facinorosi che commettono ripetutamente lesioni o comunque "mettono sotto tortura" un evento sportivo o una manifestazione, siano inflitte le stesse condanne eventualmente decise per gli agenti. Perché le torture che subiamo noi sono solo lesioni, spesso risolvibili con una querela di parte. Faremo partire una raccolta firme per quanto riguarda la certezza della pena e la responsabilità diretta dei magistrati che decidono sulla responsabilità o meno di chi arrestiamo per poi rimetterli in giro. Adesso basta, vogliamo attenzione e rispetto»
Fonte: Il Tempo
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