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C'è un altro Totti e gioca con Platini nei sogni possibili di Capo Verde

Mercoledì 04 ottobre 2017
Vincere col Senegal, vincere in Burkina Faso, sperare. Pregare e riunire nella preghiera le dieci isole, quelle Sopravento e quelle Sottovento, ballare e giocare a calcio, in aperto Atlantico, a 500 km dalla terra ferma, lontani da qualunque idea di larghezza, di ampiezza, di grandezza. Giocare e andare al Mondiale e andarci con un record, quello di Paese più piccolo del mondo a giocarlo, sempre che l'Islanda non compia a sua volta l'impresa. Capo Verde, 500mila abitanti, meno della metà di Trinidad e Tobago, che detiene il record ma forse non per molto. Perché gli Squali blu hanno fame. L'ha raccontato l'allenatore, Lucio Antunes, «già esserci è un sogno, già poter immaginare di provarci è un sogno». E Praia, una delle capitali più piccole al mondo, freme. Capo Verde, numero 67 del ranking mondiale, insegue nel girone D il Burkina Faso, avanti per differenza reti. Dietro di un punto il Senegal, lontano il Sudafrica. Queste ultime due devono recuperare una partita. Ma se gli Squali sbraneranno sabato i Leoni del Teranga, metà dell'impresa sarà fatta. L'altra metà a novembre, a Ouagadougou. Serve vincere il girone e sarà come il giorno dell'Indipendenza, o forse come quando a Capo Verde sbarcarono genovesi e portoghesi, e ritennero l'isola deserta. Non lo era, stava crescendo invece un'umanità capace, sei secoli dopo, di esprimere simpatici giocolieri dai soprannomi fantasiosi.

Uno di loro, Wuilito Fernandes Tavares, si fa chiamare da sempre Totti. «Sì, perché lo adoravo e poi perché, dopo qualche giocata da bambino, il mio quartiere mi mise quel soprannome. Niente di strano, da noi tutti ne hanno uno». Nella nazionale, ad esempio, c'è anche Platini, il primo giocatore capoverdiano a solcare i campi europei: ora gioca in Romania, nello Iasi. C'è anche Stopira, accasatosi al Videoton, che l'estate scorsa, nei preliminari di Europa League, ha affrontato il vero Stopyra, oggi dirigente del Bordeaux, e gli ha stretto la mano, quasi specchiandosi. L'attaccante Julio Tavares, Digione, è un ex giocatore di petanque, specialità delle bocce: «Non è tanto diversa dal calcio, richiede precisione e concentrazione». Totti invece gioca negli States, nell'Orange County Soccer Club. Attaccante veloce, niente di speciale, a parte il soprannome: «Porto il 10, ho anche provato il cucchiaio, mi dispiace che Francesco abbia smesso, mi dispiace da morire, ma a casa ho molti dvd, lo studio, cerco di imparare. So che è impossibile». In tasca ha una laurea in business manager, un futuro assicurato, nove fratelli sparsi per il mondo, uno solo a Praia, oltre alla famiglia che, nonni e nipoti, riempirà uno spicchio buono dello Stadio Nazionale, 15mila posti esauriti in un pomeriggio. Totti e Platini insieme, non pare vero. E non vera, e bella, sembrerà questa storia di squali dai nomi famosi, se diventerà davvero Storia: «Non sappiamo se succederà ma abbiamo il cuore libero. E se succederà, ci aspettiamo di tutto».
di C. Cito
Fonte: La Repubblica
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