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Roma, la Champions è appesa ai fedelissimi di Fonseca

Martedì 11 febbraio 2020
Quel «tutti sotto esame», testo del ceo Fienga durante il confronto di sabato mattina a Trigoria con l'allenatore e i giocatori, sintetizza il momento della Roma chiamata a risalire la classifica. Il 4° posto è da sempre la priorità della proprietà Usa, vecchia o nuova che sia. Quindi la zona Champions, da conquistare nelle 15 partite che mancano fino al traguardo. Fallire l'obiettivo per il 2° anno consecutivo porterebbe automaticamente al ridimensionamento, a prescindere dallo sbarco di Friedkin che permetterà comunque al club maggior libertà negli investimenti senza subire la solita pressione dall'Uefa per il rispetto fiscale dei paletti imposti dal Financial Fair Play. Lente di ingrandimento, dunque, sulla squadra e ovviamente anche sulla dirigenza. Il piazzamento in campionato avrà l'effetto della sentenza. Definitiva e senza appello: conferma o piazza pulita. In campo e in ufficio.

GRUPPO AL POTERE
Anche Fonseca, insomma, si gioca il posto da qui alla fine del torneo proprio come gran parte dei suoi giocatori. Niente di strano, va così nel calcio. Non solo a Trigoria dove la proprietà Usa ne ha comunque accolti 8 in 9 stagioni: prima di Paulo sono stati sulla panchina giallorossa Luis Enrique, Zeman, Andreazzoli, Garcia, Spalletti, Di Francesco e Ranieri. Il portoghese, come è accaduto anche a qualcuno dei tecnici che lo ha preceduto, non è stato la prima scelta della Roma, essendo stato ingaggiato dopo i no di Sarri, Conte, Gasperini, Mihajlovic e Gattuso. L'allenatore, però, ha ancora la fiducia del management di Pallotta, a cominciare dal ceo Fienga. Oggi, quindi, non è in discussione. Domani, però, non si sa. La frenata dopo la sosta di Natale ha aperto il dibattito sulla sua gestione. Che, come è successo per il lungo periodo di inattività concesso alla squadra a fine anno (9 giorni), è stata troppo morbida nei confronti dei giocatori. Ma lui, contando pure sulla risposta avuta dai test fisici, ha impostato la stagione proprio sul suo forte legame con il gruppo. Che ha sempre avuto dalla sua parte. Lo ha convinto subito, la scorsa estate. Senatori e giovani hanno accettato il suo metodo e ancora di più creduto alla sua idea di calcio. Così è con loro che vuole uscire dalla crisi. Senza fare figli e figliastri, il tecnico ha da tempo alcuni uomini di riferimento nello spogliatoio. Dzeko, diventato capitano dopo la partenza di Florenzi, è il suo principale interlocutore. Dialogo aperto già dal precampionato, quando il centravanti si comportò da professionista nel bel mezzo della trattativa con l'Inter. In quei giorni è nato il rapporto che potrebbe fare la differenza nelle prossime settimane. Oltre a Dzeko, piena sintonia pure con Smalling, Mancini, Cristante, Pellegrini, Veretout e Mkhitaryan. E con lo stesso Kolarov, nonostante il calo di rendimento del mancino che rimane leader puro e sponda autorevole anche per la dirigenza.

SENZA ALIBI
Sono, dunque, queste le figure di garanzia. Tocca a loro difendere il nuovo corso che non è rappresentato solo da Fonseca, ma anche da chi ha la responsabilità dell'area tecnica. Petrachi e i suoi collaboratori, così come chi, dentro Trigoria, sta accompagnando la Roma nel 9° anno dell'era Usa. Solo con la partecipazione alla prossima Champions sarà evitata l'ennesima rivoluzione. Ecco perché Fienga, coinvolto come riferimento della proprietà uscente ed entrante, ha insistito su quel «tutti sotto esame». E, sposando lo spirito dell'allenatore, ha chiesto di evitare di piangere in pubblico su arbitri, infortuni e sfortuna. Messaggio, a quanto pare, recepito dal gruppo che sabato ha rassicurato il tecnico, garantendo concentrazione e sacrificio. L'annata, in attesa dello scontro dretto di Bergamo contro l'Atalanta, non è ancora compromessa. Anche se, nelle 9 stagioni con questa proprietà, dopo 23 partite solo Luis Enrique (35 punti), Zeman (34) e l'ultimo Di Francesco (38) hanno raccolto meno del portoghese (39). Che domenica, durante la gita a Siena, ha fatto il punto della sitazione con il suo staff. Analisi tattica a tavola e fuori porta.
di Ugo Trani
Fonte: Il Messaggero
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